Si surriscalda il “fronte” di Taiwan

Lo Stretto di Taiwan rimane uno dei punti più caldi e infiammabili del mondo come hanno evidenziato anche le recenti manovre militari cinesi. Dopo le innumerevoli minacce di uso della forza, l’Aeronautica cinese, il 18 e il 19 settembre, ha inviato dozzine di aerei da combattimento nella Zona di identificazione della difesa aerea (ADIZ) di Taiwan, attraverso la linea mediana nello Stretto di Taiwan che entrambe le parti hanno tacitamente riconosciuto come un confine non ufficiale.

Sebbene diversi fattori spieghino questa muscolarità di Pechino una delle cause principali è il rapporto militare più stretto che si è sviluppato negli ultimi mesi tra Taiwan e Stati Uniti.

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Il presidente Donald Trump ha coltivato legami più stretti con Taiwan nell’impegno di contrastare la crescente influenza della Cina. Ha aumentato in modo significativo le vendite di armi a Taipei, ha promesso di intensificare la cooperazione economica e in generale ha rafforzato le relazioni con l’isola. Il suo successore, il presidente eletto Joseph R. Biden Jr., molto probabilmente continuerà un percorso simile, anche se senza i toni accesi caratteristici di Trump.

Man mano che crescono le preoccupazioni per la condotta sempre più aggressiva della Cina sulla scena globale, Biden dovrà affrontare le pressioni di Democratici e Repubblicani per rafforzare i legami con Taiwan, che Pechino considera parte del suo territorio. Secondo quanto riporta il New York Times, Biden non ha parlato molto di Taiwan durante la campagna elettorale ma ha detto che gli Stati Uniti dovrebbero diventare “duri con la Cina” e ha descritto il suo leader, Xi Jinping, come un “teppista”. La sua squadra di transizione ha già contattato i funzionari di Taiwan.

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La Cina negli ultimi anni ha promosso il concetto di unificazione pacifica rispetto all’invasione ma non rinuncia alla minaccia militare. Una posizione ribadita da Pechino nel 2005 con una legge che impone l’intervento armato qualora l’isola prenda iniziative concrete verso l’indipendenza. Pechino insiste che le due parti debbano unirsi, ma i sondaggi mostrano che la maggior parte dei taiwanesi si oppongono.

Il 17 agosto Tsai-Ing Wen, presidente di Taiwan, ha annunciato per il 2021 il più grande budget militare mai stanziato per Taiwan, destinando circa 15,4 miliardi di dollari alla difesa.

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Il 22 novembre scorso, secondo quanto riferito dalla Reuters, un ammiraglio della US Navy che sovrintende all’intelligence militare statunitense nella regione Asia-Pacifico, avrebbe effettuato una visita senza preavviso a Taiwan, che non è stata confermata né dal Ministero della Difesa Nazionale (MND) di Taiwan né dal Pentagono.

Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian ha affermato in una conferenza stampa il 23 novembre che la Cina “si oppone fermamente” a qualsiasi forma di relazioni tra funzionari statunitensi e taiwanesi. Zhao ha detto ai giornalisti che la Cina esorta gli Stati Uniti a riconoscere l’estrema sensibilità della “questione” di Taiwan. “La parte cinese, a seconda di come si evolverà la situazione, darà una risposta legittima e necessaria”, ha aggiunto senza fornire ulteriori dettagli.

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La Reuters, riportando fonti anonime, riferisce che l’ufficiale in visita a Taiwan era il contrammiraglio Michael Studeman, direttore del J2, cioè il responsabile dell’intelligence presso il Comando Indo-Pacifico.

Sotto l’amministrazione Trump, Washington ha aumentato le visite di alto livello a Taiwan. Ad agosto, il Segretario alla Sanità Alex Azar è stato il più alto funzionario del gabinetto degli Stati Uniti a visitare il paese dal 1979, anno della rottura delle relazioni diplomatiche formali tra Taipei e Washington.

Azar è stato poi seguito dal sottosegretario di Stato Keith Krach nel mese di settembre. Il 5 dicembre prossimo, Andrew Wheeler, capo della US Environmental Protection Agency, dovrebbe guidare una delegazione di 10 persone a Taiwan in una visita di tre giorni.

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Altro evento degno di nota è il passaggio, avvenuto il 21 novembre scorso, del cacciatorpediniere lanciamissili USS Barry della Settima Flotta) attraverso lo stretto di Taiwan per sottolineare il diritto alla libera navigazione in quelle acque. Il cacciatorpediniere della classe Arleigh Burke con base a Yokosuka, in Giappone, aveva già effettuato navigazioni nello stretto di Taiwan, in ottobre, secondo quanto riportato dal Liberty Times. Il passaggio del 23 novembre sarebbe stato l’undicesimo quest’anno di una nave della Marina USA nell’area.

Secondo quanto riportato sulla pagina Facebook della Settima Flotta, “il transito della nave attraverso lo Stretto di Taiwan dimostra l’impegno degli Stati Uniti per un Indo-Pacifico libero e aperto, la Marina americana continuerà a navigare e operare ovunque il diritto internazionale lo consenta”. Il ministero della Difesa nazionale di Taiwan ha aggiunto che la navigazione è avvenuta da nord verso sud.

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Nel 1979 il Presidente statunitense Jimmy Carter decise di porre fine alle relazioni diplomatiche con Taiwan accettando il principio di “una sola Cina” imposto da Pechino e da allora Washington ha fatto affidamento sul Taiwan Relations Act per gestire i suoi legami con Taipei. Per evitare di minare le relazioni con Pechino, che vede Taiwan come una provincia separatista, gli Stati Uniti hanno mantenuto la cosiddetta politica “Una Cina”, riconoscendo la tesi di Pechino secondo cui la Repubblica popolare cinese è l’unico governo legale della Cina.

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Allo stesso tempo, per aiutare Taiwan a scoraggiare potenziali tentativi cinesi di conquista, il governo degli Stati Uniti fornisce regolarmente a Taiwan il materiale difensivo di cui ha bisogno per la difesa nazionale e il contrasto di un attacco cinese.

Lo scorso ottobre, gli Stati Uniti hanno approvato la vendita di armi a Taiwan per circa 1,8 miliardi di dollari che comprende vari sistemi d’arma necessarie a mantenere elevata la credibilità delle forze armate taiwanesi e a ricordare a Pechino che il prezzo per attaccare Taiwan potrebbe essere troppo alto.

Foto Forze Armate di Taiwan

 

Nato a Cassino nel 1961, militare in congedo, laureato in Scienze Organizzative e Gestionali. Si occupa di Country Analysis. Autore del Blog 38esimoparallelo.com, collabora con il Think Tank internazionale “Il Nodo di Gordio”. Alcuni suoi articoli sono stati pubblicati su “Il Giornale.it", “Affari Internazionali”, “Geopolitical Review”, “L’Opinione”, “Geopolitica.info”.

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