L’Egitto stringe le intese militari con la Somalia guardando all’Etiopia

 

Il 14 agosto scorso Egitto e Somalia hanno firmato un protocollo bilaterale di cooperazione in materia di difesa. Il patto è stato firmato dopo l’incontro tra il presidente egiziano Abdel Fattah El-Sisi e il presidente somalo, Hassan Sheikh Mohamud, durante una visita di due giorni al Cairo.

In una conferenza stampa il presidente somalo ha definito il patto “storico”, una testimonianza di un futuro di difesa comune contro il terrorismo internazionale che la Somalia sta combattendo.

L’Egitto si è anche offerto di sostenere una nuova missione di mantenimento della pace dell’Unione Africana in Somalia che, il prossimo anno, andrà a sostituire l’attuale African Union Transition Mission in Somalia (ATMIS – nella foto sotto). Tale contributo è stato annunciato anche dall’Unione Africana. Secondo quanto riportato dalla BBC il piano prevede che circa 5.000 soldati egiziani si uniscano a una nuova forza dell’Unione Africana alla fine dell’anno, con altri 5.000 che, secondo indiscrezioni, saranno schierati separatamente.

La Somalia ha annunciato che le truppe etiopi non faranno più parte della forza dell’Unione Africana a partire dal prossimo gennaio. Fonti stampa riportano che due aerei militari egiziani sarebbero arrivati ​​all’aeroporto di Mogadiscio il 27 agosto con aiuti militari, in particolare armi e munizioni.

L’accordo tra i due paesi arriva dopo la firma di un memorandum d’intesa tra il governo etiope e il quello regionale del Somaliland che prevede uno sbocco di Addis Abeba sul Mar Rosso. In cambio l’Etiopia riconosce il Somaliland come Paese indipendente.

Si profila la creazione di una base militare etiope e l’affitto del porto di Berbera sul Mar Rosso per un periodo di 50 anni. Il Somaliland, nonostante goda di un’autonomia pratica da oltre 30 anni, fa parte della Somalia. Mogadiscio ha denunciato l’accordo come una violazione della propria sovranità e integrità territoriale e ha affermato che lo bloccherà con tutti i mezzi necessari.

Se l’accordo tra l’Etiopia e il Somaliland non verrà annullato, Mogadiscio ha minacciato di espellere i soldati etiopi, presenti in Somalia come parte della missione di mantenimento della pace e in base ad accordi bilaterali per combattere i militanti di al-Shabaab.

Entrambi i paesi si trovano di fronte a una forte instabilità interna. Mogadiscio sta combattendo una lunga guerra con il gruppo armato al-Shabaab, uno dei gruppi affiliati più forti e di maggior successo affiliati di Al-Qaeda, mentre Addis Abeba sta affrontando le conseguenze della guerra del Tigray e un nuovo conflitto nella regione di Amhara.

Gli accordi militari tra Egitto e Somalia potrebbero indurre l’Etiopia a prendere delle precauzioni contro eventuali iniziative egiziane per avere ragione di una situazione che dura da 13 anni, la questione della diga “Gerd” (Grand Ethiopian Renaissance Dam).

L’Egitto è in disaccordo con l’Etiopia da anni sulla costruzione/gestione da parte di Addis Abeba di una vasta diga idroelettrica con una capacità di stoccaggio totale di 74,5 miliardi di metri cubi alle sorgenti del fiume Nilo. Il Cairo è preoccupato per l’impatto che la diga potrebbe avere sulla sua popolazione di 106 milioni di persone, che dipende dal fiume Nilo per quasi tutto il suo fabbisogno di acqua dolce.

Secondo quanto riportato dal giornale Ahramonline, l’impatto diretto della diga GERD è costato all’Egitto diversi miliardi di dollari in quanto ha dovuto costruire 20 impianti di desalinizzazione dell’acqua di mare sul Mediterraneo e sul Mar Rosso, per trattare le acque reflue, per il riutilizzo e il riciclaggio e per rivestire canali di irrigazione e sistemi di distribuzione dell’acqua nel settore agricolo.

Inoltre, alla fine di agosto, il Primo Ministro dell’Etiopia Abiy Ahmed ha ordinato l’attivazione di altre due turbine al GERD in aggiunta alle due che erano già entrate in funzione l’anno scorso. Ha promesso al popolo etiope che sette turbine sarebbero state operative prima della fine di quest’anno. Ha anche annunciato che la capacità di stoccaggio del bacino del GERD avrebbe raggiunto i 71 milioni di metri cubi di acqua entro il prossimo dicembre.

Egitto e Sudan insistono ancora sul fatto che l’Etiopia non ha il diritto di impedire il libero flusso dell’acqua senza aver raggiunto un accordo vincolante con i paesi a valle, sulla velocità con cui verrà riempito il bacino e su come verrà ripartita l’acqua in futuro, in particolare durante i periodi di siccità.

Anni di negoziati si sono rivelati inconcludenti e così anche i tentativi di mediazione.

Sebbene l’Egitto abbia affermato che “tutte le opzioni sono sul tavolo”, attualmente le possibilità di un conflitto diretto con Etiopia sono molto basse, ma Il Cairo potrebbe esercitare pressioni, anche di tipo militare, affinché il governo di Addis Abeba si impegni per una risoluzione della questione Gerd. Una cosa pare certa, l’Egitto non rimarrà a guardare mentre il flusso del Nilo diminuisce.

Naturalmente l’Egitto non è l’unico paese che ha stretto accordi sulla difesa con Mogadiscio. Recentemente, Somalia e Turchia hanno firmato un accordo di difesa decennale, in base al quale Ankara aiuterà Mogadiscio in materia di sicurezza e nel rafforzamento delle capacità delle sue forze navali.

Le relazioni tra Turchia e Somalia hanno iniziato a svilupparsi dopo la visita ufficiale del presidente Recep Tayyp Erdoğan a Mogadiscio nel 2011, in un momento difficile per il paese a causa della siccità e del conflitto contro il gruppo jihadista al-Shabaab e Ankara ha fornito molti aiuti economici e militari ricostruendo porto, aeroporto, il sistema di illuminazione urbana della capitale sonala e una base militare in grado di ospitare fino a 3mila soldati.

Nel frattempo, il presidente egiziano, Abdel Fattah El-Sisi, ha concluso in questi giorni la sua prima visita in Turchia da quando ha assunto l’incarico nel 2014, passo che certifica la volontà di rilanciare i rapporti bilaterali tra Ankara e Il Cairo.

I due presidenti hanno espresso la loro intenzione di approfondire le relazioni e la cooperazione su una serie di questioni politiche regionali. I ministri di entrambi i paesi hanno firmato 18 memorandum d’intesa sulla cooperazione in settori che vanno dall’energia all’agricoltura, all’istruzione, al turismo e ai trasporti.

Erdogan ha affermato di voler approfondire la cooperazione con l’Egitto sull’energia nucleare e sul gas naturale mentre al-Sisi ha menzionato l’intenzione di lavorare insieme per risolvere il conflitto in Libia, la questione dei diritti di esplorazione del gas nel Mediterraneo orientale e la guerra civile in Sudan. Turchia ed Egitto hanno concordato sulla necessità di mantenere l’unità della Somalia, in riferimento agli obiettivi secessionisti del Somaliland.

L’Egitto, avvicinandosi alla Turchia, potrebbe trarre vantaggio dalla sua influenza sull’Etiopia per raggiungere un accordo equo per entrambe le parti sulla questione della diga. La Turchia, il secondo investitore straniero in Etiopia, ha firmato un accordo di cooperazione militare con Addis Abeba nel 2021.

Foto: BBC, Governo Etiope, ATMIS e Anadolu

 

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Nato a Cassino nel 1961, militare in congedo, laureato in Scienze Organizzative e Gestionali. Si occupa di Country Analysis. Autore del Blog 38esimoparallelo.com, collabora con il Think Tank internazionale “Il Nodo di Gordio”. Alcuni suoi articoli sono stati pubblicati su “Il Giornale.it", “Affari Internazionali”, “Geopolitical Review”, “L’Opinione”, “Geopolitica.info”.

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