GIS e Tuscania: le forze speciali dei Carabinieri

I Carabinieri, oltre a svolgere compiti di polizia militare con reparti specializzati inseriti nelle strutture di comando e nelle grandi unità operative dell’Esercito, della Marina e dell’Aeronautica, dispongono di una Divisione Unità Mobili su due Brigate formate da 16 unità a livello reggimento e battaglione dislocate lungo tutto il territorio nazionale.

Queste unità, impiegate soprattutto per integrare e rinforzare l’azione dei reparti territoriali nei servizi di ordine e sicurezza pubblica, possono rispondere anche ad esigenze di prima difesa territoriale, sia per la loro formazione che per il loro armamento e dotazioni. L’Arma ha anche tra i suoi compiti esclusivi stabiliti per legge la difesa e la sicurezza delle sedi e del personale delle nostre rappresentanze diplomatiche all’estero. Tutti questi diversi compiti richiedono la disponibilità di reparti in grado di prevenire e fronteggiare minacce di varia natura e specie.

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La 2^ Brigata Mobile, infatti, oltre a due prestigiosi Reggimenti che annoverano gloriose tradizioni militari, il 7^ con sede a Laives (BZ) e il 13^ a Gorizia, specializzati per le missioni all’estero nel settore MSU (Multinational Specialized Unit) e in compiti tattici di polizia militare, inquadra le due pedine operative speciali dell’Arma, il 1^ Reggimento CC Paracadutisti “Tuscania” e la sua diretta derivazione, il Gruppo d’Intervento Speciale, unità da tempo entrate nell’immaginario collettivo per le loro capacità risolutive nelle situazioni più critiche e rischiose.

Negli ultimi anni, a tutte le loro Bandiere di Guerra è stata concessa la più alta ricompensa militare, la Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia (a quella del Tuscania ben due volte) a riprova del loro valore ed impegno. Di recente poi il Presidente della Repubblica ha gratificato il Gruppo d’Intervento Speciale concedendogli la Bandiera di Guerra, subito dopo decorata con la stessa onorificenza. Le motivazioni delle decorazioni, riportate sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, sono sintetiche, ma fanno intendere molto chiaramente quali siano le potenzialità di questi Reparti.

La 2^ Brigata Mobile ha quindi il compito di addestrare, preparare, alimentare e coordinare le operazioni delle unità dipendenti, le cui diverse capacità trovano riscontro in una grande duttilità d’impiego per esigenze di ogni tipo, sia militari che di sicurezza e polizia.

Questa Brigata può quindi proiettare assetti di forza specializzati e speciali dentro e fuori il territorio nazionale, sino ad un massimo di tre complessi di forze leggere, ma non può sostituire le unità di pari livello dell’Esercito, non avendone le peculiari capacità di fuoco, protezione e autonomia logistica. Il suo Centro Addestramento, inoltre, prepara, certifica e organizza tutto il personale dell’Arma destinato ai diversi impieghi e missioni all’estero.

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Dispone quindi di idonee strutture didattiche e abitative e si avvale degli speciali poligoni e impianti addestrativi del GIS presso il CISAM a S. Piero a Grado (PI). Si tratta in sostanza di un vero e proprio “hub” formativo, in cui confluiscono tutte le conoscenze ed esperienze militari, speciali e istituzionali dei reparti della Brigata da riversare su tutta l’Arma per migliorarne e rafforzarne le capacità operative e istituzionali in qualsiasi ambiente e situazione.

Il 1^ Reggimento Carabinieri Paracadutisti “Tuscania”, erede del 1^ Battaglione Carabinieri Reali Paracadutisti costituito nel luglio del 1940, continua a rappresentare, sia sotto il profilo militare che istituzionale, un moltiplicatore di forza e un reparto con capacità multiruolo, sia militari che speciali, che può intervenire su tutto il territorio nazionale e all’estero in ogni tipo di missione internazionale, oltre che per la sicurezza del personale e delle sedi diplomatiche dei paesi ad alto rischio.

Proprio da questo Reggimento, le cui unità possono integrare e rinforzare assetti di aviotruppe e di forze speciali di altre forze armate, vengono infatti selezionati e addestrati gli elementi destinati al GIS. Il superamento del corso esploratori è la condizione indispensabile per l’ammissione nei ranghi del Reggimento o per essere prescelti e ammessi al basico del GIS. Il corso esploratori ha la durata di 9 mesi; è suddiviso in due fasi entrambe selettive per difficoltà ed impegno crescente. Non ha quindi nulla da invidiare alla formazione di altre forze speciali. Anzi, a detta dei carabinieri provenienti dall’Esercito, dove vi avevano svolto analoghi corsi, presenterebbe un tasso di difficoltà e selettività ben maggiore rispetto agli standard previsti per le capacità ranger.

Una severa selezione che vede annualmente, su circa tremila arruolati, un centinaio di militari di ogni grado ammessi al corso esploratori, prescelti presso le scuole dell’Arma in base a precisi requisiti e prove fisiche. Di questi in media solo una ventina riescono a superarlo e a conseguire la relativa qualifica. E solo due o tre di questi riescono poi ad accedere al corso basico del GIS. Nel caso che non lo superino vengono quindi restituiti al Reggimento o inviati ad altri reparti dell’Arma.

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Allo stesso Reggimento fanno capo anche gli Squadroni Cacciatori di Calabria, Sardegna, Sicilia e Puglia per il loro specifico addestramento ad operare in zone impervie e boscose.

Recentemente pare che sia stata finalmente superata una certa resistenza nel comprendere il Tuscania nel novero delle forze speciali, prima distinte dalle forze per operazioni speciali.

Il motivo di fondo credo consista nel fatto che mentre per le forze convenzionali si continuano a lesinare risorse e fondi, non altrettanto avviene per le forze speciali che costano molto meno e la cui immagine risulta più accattivante. Le operazioni delle stesse forze speciali, costituite da pochi elementi sceltissimi, però, senza appunto un robusto dispositivo di forze convenzionali alle spalle che le sostenga con aerei, navi, carri armati, cannoni e missili, non possono esprimere sforzi prolungati, né mantenere posizioni strategiche.

La qualificazione di forza speciale, nell’ambito in particolare dell’Esercito, è stata quindi ricercata e concessa a molti reparti per valorizzarne il ruolo, motivarne il personale con un migliore trattamento economico e quindi ottenere maggiori assegnazioni. Per questo un ulteriore allargamento del bacino delle forze speciali, considerato già abbastanza saturo di reparti, poteva forse non essere così gradito per la conseguente ridistribuzione delle risorse destinate allo speciale comparto. Si aggiunga poi anche un pizzico dello spirito di corpo, emulazione e competizione, fortemente sentito e vissuto tra questi reparti, che sicuramente ha avuto una certa influenza.

In ogni caso il GIS è e rimane la punta di lancia operativa dell’Arma dei Carabinieri, che può operare in Italia e all’estero nelle situazioni più estreme e rischiose. Quest’anno compie 43 anni dalla sua istituzione e ha al suo attivo numerose e diverse operazioni di successo, come il salvataggio di ostaggi e la cattura di pericolosi criminali e ricercati, anche fuori dal territorio nazionale, azioni spesso sconosciute dal grande pubblico. Nel 1978 era partito con una forza organica che non superava il plotone, tratto dall’allora Battaglione CC Paracadutisti.

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Il Gruppo è quindi cresciuto qualitativamente e quantitativamente sino all’attuale livello di comando di corpo, che gli consente di rispondere ad esigenze sia tipicamente istituzionali dell’Arma che del Ministero dell’Interno come UNIS (Unità Nazionale d’Intervento Speciale) e quindi della Difesa come aliquota di forze speciali impiegabile dal COFS (Comando Operazioni Forze Speciali), proprio perché può contare anche sull’eventuale rinforzo del Reggimento CC paracadutisti.

Già dagli inizi del GIS, il Comando Generale aveva infatti pianificato che il Tuscania, in caso di necessità – allora per esempio nei dirottamenti aerei, ora in operazioni controterrorismo che investano obiettivi diversi e complessi – intervenisse con proprie aliquote a supporto ed integrazione del GIS.

Lo speciale Reparto, nato come una costola del Tuscania, ne rimane quindi ancora oggi una diretta derivazione. Il livello professionale dei suoi operatori/incursori, infatti, non può prescindere dalla speciale preparazione militare impartita nel Reggimento, con il quale vi è quindi un’evidente simbiosi e interazione formativa ed operativa.

Il GIS, infatti, ha potuto incrementare il proprio organico, sia quantitativamente che qualitativamente, solo grazie all’elevazione del Tuscania, che da Battaglione è diventato Reggimento, raddoppiando i propri effettivi. Un aumento numerico e qualitativo che si è riversato sul GIS e che, ancora oggi, consente di operare una scelta di altissimo profilo, disponendo in media di 4 carabinieri con la qualifica di esploratore da cui selezionare un incursore del Gruppo.

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L’iter formativo completo dell’operatore/incursore del GIS, dopo il corso basico di 6 mesi, si sviluppa nell’arco di un paio d’anni, durante i quali frequenta svariati corsi di specializzazione e acquisisce qualifiche e brevetti per operare nelle tre dimensioni (terra, aria, acqua) e in diversi ambienti naturali, ma sempre partendo dall’elevato livello di preparazione militare e speciale ricevuta nel Reggimento.

Ciò che contraddistingue il GIS dalle altre Forze Speciali sono le sue particolari capacità operative che definirei “chirurgiche” nella liberazione di ostaggi o in altri interventi che richiedono un altissimo livello di discriminazione degli obiettivi da raggiungere, riducendo al massimo il rischio di danni collaterali.

Per queste esigenze, è l’unico Reparto che inquadra anche un nucleo di esperti negoziatori e alcune unità cinofile addestrate anche al lancio con paracadute e alle irruzioni con forzamento degli ingressi con esplosivo. Dispone quindi di speciali attrezzature di ascolto, visione, registrazione nonché di penetrazione silenziosa.

Oltre alle quotidiane esercitazioni di mantenimento delle diverse capacità, il GIS da anni è inserito in un paio di programmi di scambio che vedono la partecipazione di numerose unità speciali di forze armate e di polizia di varia nazionalità, alcune ben note come il GSG9 tedesco, il GIGN francese, il SAS britannico, ma anche americani, israeliani, spagnoli e di altri paesi, europei e non, con i quali s’incontra e si addestra con cadenza annuale in una serie di stages mirati al confronto di tecniche e materiali.

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La funzione di comando e controllo è certamente un aspetto che il Reparto ha potuto migliorare entrando a far parte del COFS, a guida Esercito e Marina, quindi 9^ Reggimento Incursori e GOI (Gruppo Operativo Incursori) del COMSUBIN. A queste prestigiose forze speciali italiane, il GIS deve comunque molto per l’addestramento da loro ricevuto in particolare nelle fasi iniziali dei suoi esordi e per averne assimilato e condiviso le eccezionali motivazioni, rafforzatesi nel corso delle missioni svolte insieme nei teatri operativi più impegnativi e rischiosi.

Di recente l’Arma ha poi istituito anche le API (Aliquote di Pronto Impiego) e le SOS (Squadre Operative di Supporto). Si tratta di assetti di forza minima, tratti rispettivamente dai reparti territoriali e dalle unità mobili, equipaggiati e addestrati per una prima risposta operativa nelle principali città italiane, il cui compito coincide con la funzione che li definisce, cioè pronto impiego e supporto, in attesa o a premessa dell’eventuale intervento del complesso di forze GIS/Tuscania in grado di fronteggiare e neutralizzare minacce terroristiche multiple contro più obiettivi.

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Del dispositivo, se necessario, possono far parte anche gli Squadroni Cacciatori e altri reparti dell’Arma o di altre Forze Armate e di polizia.

In sintesi vi è la disponibilità di un coacervo di forze di capacità diverse, calibrabile in funzione dei compiti da assolvere, della loro complessità e del livello di rischio, in grado di intervenire efficacemente in situazioni come quelle verificatesi in molte capitali europee.

Per far funzionare il dispositivo è indispensabile schierare una struttura tattica di comando per organizzarlo, gestirlo e coordinarlo sul campo: assetto di comando che il GIS è oggi perfettamente in grado di fornire. Il Comando Generale, di concerto con il Ministero dell’Interno e della Difesa, ha tutte le pedine operative per reagire con tempestività ed efficacia in caso di attacchi terroristici o in altre gravi emergenze nazionali, integrando il primo intervento delle unità territoriali già presenti sul posto con il GIS, il suo reparto speciale di punta, l’”estrema ratio”, ma potendo sempre contare anche sul 1^ Reggimento CC Paracadutisti “Tuscania”.

Reparto in grado di costituire una riserva strategica qualificata e speciale, indispensabile non solo per l’addestramento e l’approntamento di tutte le diverse componenti in campo, ma soprattutto per la vasta gamma delle sue capacità operative, di cui il nostro sistema di difesa e sicurezza non può fare certamente a meno.

 

Generale dei Carabinieri, ha lasciato il servizio attivo alla fine del 2012 dopo aver ricoperto numerosi incarichi di rilievo nell'Arma. E' stato comandante del GIS e del Tuscania, delle MSU (Multinational Specialized Unit) dell’Arma in Bosnia e Kosovo, e della Seconda Brigata Mobile che comprende i reparti dell'Arma per le operazioni speciali e oltremare. Ha partecipato a delicate operazioni in Iraq e Afghanistan, diretto il Centro di Eccellenza per le Stability Police Units a Vicenza, comandato la Divisione Unità Mobili a Treviso e il Comando Interregionale della Sicilia e della Calabria. E' stato Consigliere Militare e Addetto alla Difesa della Rappresentanza d'Italia presso le Nazioni Unite a New York. Decorato con Legione al Merito del Congresso degli Stati Uniti, Medaglia di Bronzo al Valore dell'Esercito, due Croci d'Oro al Merito dell'Esercito e dell'Arma dei Carabinieri e la Croce di Cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia, la più alta decorazione militare nazionale.

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