Il Gruppo Wagner conquista…. il grande schermo!

 

 

Cinematograficamente parlando, il 2021 è stato l’anno del Gruppo Wagner. Almeno tre i film usciti quest’anno – direttamente o indirettamente – collegati alla compagnia militare ibrida russa: Turist, Solntsepyok e Mama, Ya Dome.

Alla base di questo interesse vi sarebbe una precisa strategia propagandistica. Evenghy Prigozhin, patron del Gruppo Wagner e stretto collaboratore di Vladimir Putin, avrebbe finanziato due delle sopraccitate pellicole per ripulire la reputazione dei suoi uomini agli occhi dell’opinione pubblica nazionale ed internazionale.

Il 2021 è stato infatti anche l’anno delle accuse di violenze e crimini di guerra mosse nei confronti dei contractors russi nei vari teatri operativi da parte di organizzazioni governative e non, giornalisti russi, occidentali e dissidenti vari. Dopo l’impiego di contractors in supporto alle proprie politiche estere, nella guerra ibrida tra Russia ed Occidente pare, ora, rientrare anche il fronte della loro propaganda cinematografica.

 

Turist

Il 14 maggio, presso lo stadio del complesso sportivo Barthélemy Boganda di Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana si è tenuta la prima di un adrenalinico lungometraggio russo. Con tanto di red carpet ed ospiti d’eccezione in stile hollywoodiano, è stato proiettato ad una folla in delirio – si parla di “fino a 70.000” persone – il film Turist; trasmesso poi anche dal canale televisivo russo pro-Cremlino, NTV il 19 maggio.

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Sul maxischermo è finita la storia dell’istruttore “militare” russo Grisha Dmitriev – nome in codice Turist – che, assieme ad una dozzina di commilitoni, nel 2020 viene inviato in Repubblica Centrafricana per addestrare le truppe governative.

Nel frattempo, alla vigilia delle elezioni presidenziali, l’ex presidente François Bozizé decide di conquistare Bangui, sostenuto a sua volta da consiglieri francesi e forte di un esercito di 2000 miliziani locali ed altre migliaia di mercenari ruandesi. Nonostante l’incarico esclusivamente addestrativo, Dimitriev e colleghi, inizialmente restii ad intervenire, si ritrovano a difendere un remoto villaggio da banditi sanguinari che massacrano e razziano tutto ciò che trovano.

La trama si ispira a quei primi 300 istruttori che, dal 2018, Mosca ha schierato nel Paese africano a sostegno dell’attuale presidente, Faustin-Archange Touadera.

Tuttavia, in quell’anno, Touadera avrebbe firmato anche un contratto con il Gruppo Wagner per l’addestramento del suo esercito, della sua scorta personale e di quella di altri funzionari governativi e per condurre operazioni di combattimento contro i ribelli. Numerose fonti ufficiali e non, perciò, sostengono che gli addestratori siano in realtà uomini della nota compagnia militare privata russa.

Inoltre, dietro alla pellicola vi sarebbe addirittura Yevgeny Prigozhin, patron del Gruppo Wagner che, secondo il quotidiano online Meduza, l’avrebbe finanziata con “non più di 150.000 dollari”.

A sostegno della tesi tutta una serie di elementi. Innanzitutto, la produzione cinematografica è di Paritet Film, casa cinematografica di San Pietroburgo. Paritet risulta essere anche il vecchio nome di un’entità commerciale, sempre di San Pietroburgo, di proprietà di Lyubov Valentinovna Prigozhina, moglie di Prigozhin.

Lo sceneggiatore Vladimir Izmailov e i suoi due produttori hanno lavorato ad altri due film finanziati da Prigozhin e basati su di uno dei suoi principali consiglieri: lo stratega politico Maksim Shugalei. L’attore Seth Wiredu, che interpreta un prete che vuole riportare al potere il vecchio presidente Bozizé, è stato citato dalla CNN in un’inchiesta su di una troll factory russa attiva ad Accra, Ghana nel 2020.

Nel trailer, poi, appare Gleb Temnov, attore alto e rasato che presenta una sconcertante somiglianza con Dmitry Utkin, fondatore e comandante del Gruppo Wagner. Secondo un veterano della compagnia militare “l’attore è molto simile — perfino nella dizione.”

E ancora, Vladimir Petrov, uno degli interpreti principali, ha dichiarato di aver ricevuto addestramento e supporto da “professionisti russi sul campo [in Repubblica Centrafricana].” Diversi uomini del Gruppo Wagner avrebbero partecipato, infatti, al film, sia come consulenti che guardie del corpo in loco e, addirittura, come comparse. Perfino equipaggiamenti e mezzi apparsi nelle riprese sarebbero quelli impiegati dai contractors in Siria.

Tra questi, gli autocarri Ural con customizzazioni decisamente vistose. Come sostenuto da un altro veteranoli hanno solamente presi dal nostro parco veicoli ed utilizzati sul set” e l’equipaggiamento è stato allestito nella nostra base in Siria e, quindi, trasferito in Africa. Per esempio, l’Ural che attraversa la strada nel trailer — potete ovviamente vedere come i nostri specialisti l’abbiano modificato. Ci sono lamiere fissate alla struttura, con quelli che sembrano fori di proiettile — è molto diverso dal modello che si trova in commercio.”

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Un aereo leggero Cessna che si intravede più volte, poi, riporterebbe numeri identificativi riconducibili a diverse società di Prigozhin, tra il dicembre 2017 e l’aprile 2018.

Alla troupe sono stati imposti rigorosi limiti a fotografie e riprese, al punto che lo smartphone di un membro dello staff è stato formattato dopo aver inavvertitamente filmato qualcosa di non autorizzato. Un membro della troupe, infine, ha dichiarato in forma anonima: “Non vi è dubbio che si tratti di un film di Prigozhin,” e “nessun altro avrebbe sponsorizzato un film del genere”.

Più pragmatico lo stuntman Sergei Vorobyov che ha ammesso di non sapere nulla del coinvolgimento del magnate russo: “Guarda, noi siamo attori. Non facciamo domande non necessarie, specialmente là” e, parlando del set, “siamo arrivati, abbiamo lavorato e ce ne siamo andati. Nessuno mi ha detto di chi fossero i soldi che hanno finanziato [il film]. Posso solo dire che è stato un grande onore lavorare a questo progetto.”

 

Solntsepyok

A luglio un trailer cinematografico pubblicato su YouTube ha rapidamente collezionato una valanga di visualizzazioni. Si tratta dell’anteprima di Solntsepyok, (tradotto in inglese come Sunbaked che, in italiano, potrebbe essere Arso dal Sole), film russo che racconta lo stravolgimento della quotidianità di Luhansk, città dell’Ucraina orientale nel maggio del 2014. Mesi in cui iniziava quella guerra tra Kiev e separatisti che ha ormai provocato la morte di più di 13.000 persone.

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Nel trailer una famiglia brinda durante un pranzo, un gruppo di bambini canta in coro, un uomo in mimetica cammina nel centro della città per raggiungere la fidanzata ed un’auto sterza in una strada sterrata.

L’idilliaca descrizione d’accompagnamento parla di “una terra in fioritura, in una primavera particolarmente calda. E’ il tempo di vivere – amore, felicità e progetti per l’estate. E sogni destinati a non concretizzarsi. L’estate cambia tutto – un inaspettato sentimento di disperazione e ansia, che aleggia inevitabilmente. Un fragile mondo sull’orlo della Guerra. Eventi che trasformeranno completamente le vite di molte persone. Chi di loro verrà annichilito dalla nuova realtà e chi resterà umano fino alla fine?”

E proprio il protagonista, il reduce dell’Afghanistan Vlad Novozhilov, inizialmente riluttante a tornare ad imbracciare un’arma, dovrà fare scelte morali molto difficili per portare la propria famiglia al sicuro, fuori dal Paese.

La notevole visibilità del trailer – oltre 3,3 milioni di visualizzazioni – sarebbe dovuta all’influenza del presunto sponsor: ancora una volta, Yevgeny Prigozhin. Questo film, secondo Meduza, rappresenterebbe il suo secondo progetto per delineare il ruolo del Gruppo Wagner nel supporto ai separatisti pro-Cremlino.

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Una sorta di “de-anonimizzazione” per presentare al pubblico una loro versione positiva ed eroica. Il periodo, poi, è proprio quello in cui i contractors russi hanno fatto la loro comparsa a fianco degli indipendentisti del Donbass. Prigozhin e suoi portavoce hanno però dichiarato di non aver notizie riguardo ad un finanziamento del film da parte loro.

Resta il fatto che la prima della pellicola è andata in onda il 18 agosto su NTV, importante canale televisivo di proprietà di Gazprom e, quindi, collegato alle istituzioni russe. Ha, poi, trovato un’ampia condivisione anche su altri canali mediatici pro-Cremlino.

Tra questi l’agenzia stampa RIA FAN, del gruppo mediatico Patriot di cui Prigozhin è stato presidente del consiglio d’amministrazione nel 2019. Ed anche sul canale di informazione Sankt Peterburg, il cui editore capo, Alexander Malkevich, è stato sanzionato nel 2018 dal Dipartimento del Tesoro americano per le interferenze nelle elezioni americane.

La critica vicina alle istituzioni ha ovviamente parlato positivamente del film. Rossiyskaya Gazeta l’ha definito “commovente”, in grado di mostrare la guerra “in tutta la sua crudezza, senza tagli, senza sentimentalismi non necessari, senza scrupoli, semplice franchezza insopportabile”.

Il giornalista Yevgeny Poddubny ha aggiunto che, nonostante l’abbondanza di scene violente e finali tragici, “insegna dignità e responsabilità, a non tradire e proteggere.” Ha inoltre ribadito che le violenze e crimini perpetrati da soldati e nazionalisti ucraini – ben visibili nel secondo trailer – non sono esagerazioni, bensì solo una parte di una realtà ben peggiore.

 

Mama, Ya Doma

 Mamma, sono a casa di Vladimir Bitokov è stato presentato in anteprima al festival del cinema di Venezia, a settembre. Il film racconta la storia di Tonya, autista di autobus di Nalchik, città della Cabardino-Balcaria –Russia meridionale – che, dopo esser stata informata della morte del figlio – contractor per una PMC russa – in un bombardamento in Siria e della mancanza di suoi resti, si rifiuta di crederci. Inizia, così, un’estenuante battaglia per ritrovarlo, contro menzogne, manipolazioni e corruzione delle autorità.

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Una pellicola, questa, che affronta una serie di argomenti tabù per la Russia: l’ufficiosa esistenza delle PMC, loro effettivi incarichi e, soprattutto, la gestione dei loro caduti ed aspetti correlati.

In un’intervista il regista Bitokov ha parlato di una sceneggiatura basata sulle numerose denunce di famigliari alla ricerca di informazioni sui propri cari od, eventualmente, delle loro salme.  Nonostante siano, infatti, ormai diverse centinaia i contractors russi morti in giro per il mondo, le Private Military Companies badano bene a non far trapelare notizie attraverso una stretta sui media e sui parenti dei caduti mediante accordi di riservatezza, risarcimenti (circa 40.000 euro) ed inviando, addirittura, funzionari a casa loro, per settimane, per “proteggerli” da reporter e curiosi.

Inoltre, i giornalisti che indagano sulle Private Military Companies vengono frequentemente minacciati, perseguitati, querelati oppure, come Maxim Borodin, cadono misteriosamente dalle finestre.

Il produttore Rodnyansky ha aggiunto che “la storia non avrebbe funzionato se avessimo parlato della morte di un soldato regolare russo in Siria, perché sarebbe stata responsabilità delle autorità assistere la madre.”

 

Una reputazione da ripulire

Gli uomini del Gruppo Wagner si sono guadagnati – motivatamente o meno – una pessima fama a livello internazionale, a causa delle proprie operazioni e metodi poco ortodossi adottati nei diversi teatri operativi; in Repubblica Centrafricana in primis.

A Sibut, a circa 180 km a nord di Bangui, il 30 luglio 2018 sono stati uccisi Orkhan Dzhemal, Kirill Radchenko ed Alexander Rastorguev, giornalisti russi che si erano recati nel Paese per girare un documentario sulle attività della Wagner. Secondo rivelazioni di Dossier Center i tre, appena atterrati, sarebbero stati immediatamente sottoposti a stretta sorveglianza da personale in contatto con un “istruttore” di una società locale, presumibilmente collegata a Yevgeny Prigozhin.

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Inoltre, secondo un report realizzato a marzo 2021 da esperti indipendenti delle Nazioni Unite, gli uomini del Gruppo Wagner avrebbero commesso crimini e violazioni dei diritti umani in Repubblica Centrafricana, a fianco delle forze governative: esecuzioni sommarie, detenzioni arbitrarie, torture, stupri, deportazioni e distruzioni di abitazioni e strutture civili.

Essi avrebbero anche violentemente intimidito giornalisti, cooperanti ed operatori umanitari. A fine dicembre 2020, ad esempio, avrebbero aperto il fuoco contro un camion che non si era fermato ad un checkpoint nella prefettura di Ouaka, uccidendo tre persone e ferendone altre quindici.

Il 15 febbraio 2021, durante un rastrellamento assieme alle truppe locali, avrebbero giustiziato tra i 12 e 20 civili che si erano rifugiati nella moschea di al-Taqwa, a Bambari. E per finire, il 2 marzo 2021 il giornale locale Le Nouveau Centrafrique ha pubblicato prove sul consistente utilizzo di armi chimiche contro gli insorti.

A rovinare la reputazione del Gruppo Wagner non sono stati solo gli episodi in Repubblica Centrafricana.

Presenti in Siria a fianco di Assad e dell’élite alawita ancora prima dell’intervento delle Forze Armate russe del 2015, i contractors si sarebbero macchiati di crimini e violenze efferate, il cui culmine è stato raggiunto nel 2017, con l’esecuzione di Mohammad Taha al Ismail Abdallah.

Dopo essere stato catturato ed accusato di diserzione, l’operaio edile di Deir ez-Zor è stato torturato con una mazza, decapitato, fatto a pezzi e bruciato. Il video del suo calvario è stato poi postato in rete, facendo velocemente il giro del mondo.

A marzo di quest’anno il fratello del malcapitato ha presentato un esposto senza precedenti davanti alla giustizia russa. Con il supporto di organizzazioni per i diritti umani è stata intrapresa una battaglia legale senza speranza, ma simbolicamente molto forte contro Yevgeny Prigozhin e i suoi contractors, tra i quali è stato identificato uno dei carnefici: l’ex agente di polizia di Stavropol, Stanislav Dychko.

In Libia gli uomini della Wagner sono presenti almeno dall’aprile 2018 a fianco delle forze del generale ribelle Khalifa Haftar.

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Nel Paese sono emerse notizie di numerosi loro crimini e l’assoluta mancanza di un qualunque codice di condotta. Come confermato da file recentemente ritrovati su di un tablet lasciato da un contractor russo, questi non facevano prigionieri: “nessuno vuole bocche extra da sfamare.” Avrebbero eliminato deliberatamente anche civili e posizionato mine in quartieri residenziali, senza mapparle.

Per questi e tutta una serie di altri tristi episodi, in capo a Evenghy Prigozhin, suoi collaboratori e società sono state poste tutta una serie di sanzioni.

Nel 2018 e 2020 Washington ha sanzionato Prigozhin per le interferenze nelle elezioni americane del 2016 e 2020. Attraverso la sua Internet Research Agency (IRA), troll factory di San Pietroburgo, avrebbe diffuso notizie false e destabilizzanti. Questo anche in altri Paesi come Gran Bretagna, Germania e Francia alla vigilia di elezioni e referenda.

Nel febbraio 2021 l’FBI ha offerto 250.000 dollari di ricompensa per informazioni che portino al suo arresto “per il presunto coinvolgimento in una cospirazione per defraudare gli Stati Uniti”.

Sono state sanzionate anche le sue società Concord Management and Consulting – per la guerra nel Donbass – ed Evro Polis – attiva nella protezione dei pozzi petroliferi in Siria – rispettivamente nel 2017 e 2018. E ancora Meroe Gold, assieme alla società madre M Invest nel 2020 per il ruolo nell’elaborazione di una campagna di disinformazione ai danni dei dimostranti pro-democrazia in Sudan.

Sempre in relazione alle interferenze nelle elezioni americane, nel 2019 sono state sanzionate anche Autolex Transport, Beratex Group e Linburg Industries. Il 15 novembre 2021, infine, i Ministri degli Esteri dell’Unione Europea hanno deciso di elaborare ulteriori sanzioni nei confronti del Gruppo Wagner per il coinvolgimento in una serie di contesti di crisi.

Proposte che verranno elaborate e, successivamente, discusse dai Ministeri degli Esteri a dicembre. Già l’anno scorso l’EU aveva inserito nella propria blacklist Yevgeny Prigozhin, come finanziatore del Gruppo Wagner, per il ruolo nella crisi libica.

 

Alcune considerazioni

 L’idea di girare un film che potesse aumentare i consensi nei confronti della Russia e del suo più noto strumento di guerra ibrida – il Gruppo Wagner, appunto – circolava almeno già da fine 2018, quando gli uomini di Prigozhin erano finiti nell’occhio del ciclone per la morte dei tre giornalisti russi in Repubblica Centrafricana. Accuse per cui era stato chiamato a fornire chiarimenti sul loro coinvolgimento, addirittura, lo stesso presidente Putin.

“L’immagine [della PMC] doveva essere in qualche modo ripulita a causa delle notizie negative che aveva accumulato” nel corso degli anni, ha dichiarato un reduce della Wagner, parlando anche di “montature”.

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Finanziando film per il pubblico, Yevgeny Prigozhin avrebbe cercato di contrastare le accuse di giornalisti occidentali e russi – le ultime in ordine di tempo, due settimane prima dell’uscita di Turist basate sul rapporto ONU sui crimini in Repubblica Centrafricana – e di dissidenti vari, mostrando “[…] una versione romanticizzata, propagandistica” dei suoi uomini, sia agli occhi del pubblico russo che a quelli di una più ampia platea internazionale.

E quindi, nel film non vengono mai menzionate Private Military Companies, contractors o mercenari – russi, perlomeno – in quanto tali, né i crimini di cui si sarebbero macchiati. Già nel trailer viene esplicitamente chiarito che gli “istruttori” non combattono, ma addestrano solo.

Salvo, poi, nel resto del film e nella realtà dei fatti partecipare a vere e proprie operazioni di combattimento.   In “Turist”, poi, i russi vengono presentati come i buoni: gentili, generosi ed eroici difensori del Paese che, in inferiorità numerica, combattono valorosamente contro una banda di feroci ribelli.

Non mancano frecciate agli altri “competitors” internazionali presenti nell’area: “Quando i locali vedono un uomo bianco e lo sentono parlare in francese, si può notare la loro espressione di disgusto. Ma se sentono il russo, iniziano a sorridere, si avvicinano e salutano,” dichiara il regista Batov.

I francesi ed occidentali in Repubblica Centrafricana vengono, così, descritti come fonti di caos ed instabilità. “Gli americani dicono di combattere per la democrazia… i russi per la giustizia,” recita uno degli attori nel film, mentre si prepara a difendere un villaggio coi colleghi.

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E ancora, vengono fatte circolare immagini della prima di Turist, in cui la gente sventolava bandiere russe ed erano affissi ovunque poster con slogan quali “La Repubblica Centrafricana mano nella mano con la Russia” e “Poche parole, tanti fatti”.

Canali come RIA FAN ed altri appartenenti al Gruppo mediatico Patriot – collegato a Prigozhin – hanno immediatamente lanciato una campagna mediatica a sostegno della pellicola. Il produttore di Turist, Genrikh Ken, sottolineando come gli occidentali forniscano una descrizione della situazione in Repubblica Centrafricana decisamente di parte, ha invitato tutti “a guardare il film e a trarre le proprie conclusioni.” Karen Shakhnazarov, produttore e dirigente di Mosfilm, ha dichiarato che è “positivo che vengano realizzati film del genere”e “tra le altre cose, questo riflette il ruolo della Russia nel mondo.”

Se vi possono essere ancora dubbi sul finanziamento del film da parte di Prigozhin, indiscutibilmente chiara, invece, la sua opinione sui contractors.

Anziché rispondere alle domande di Liliya Yapparova, inviato speciale di Meduza su Turist, Yevgeny Prigozhin le si è rivolto in maniera molto aggressiva:Sto rispondendo ad una giornalista anti-russa, un’impiegata di un media straniero. Cittadina Yapparova, nei tempi dell’Unione Sovietica vi erano i nemici del popolo. Essi venivano giustiziati. Lei appartiene ad una categoria simile. Da quanto ho capito, il suo incarico principale, come quello di tutti i dipendenti di pubblicazioni anti-russe, Meduza inclusa, è denigrare tutto ciò che di grande e buono la Russia e i Russi hanno creato, nonché ripulire i crimini dell’Occidente.

Gli istruttori russi che hanno lavorato nel Commonwealth of Officers for International Security, insieme all’Esercito Centrafricano, hanno liberato il territorio della Repubblica, che, oltretutto, è grande due volte il territorio della Francia, [e] pieno di foreste impenetrabili ed orde di banditi, tra cui alcuni dediti al cannibalismo. Gloria agli istruttori russi!

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Il film è su questi veri eroi. Essi sono russi e siamo orgogliosi di loro. Non dimentichi, cittadina che lei è un agente straniero e un portavoce nemico. Questi istruttori non hanno commesso alcun crimine. Se non è così, si dica forte e chiaro. Le autorità della Repubblica Centrafricana indagheranno e se questi fatti non saranno confermati e finiranno per dimostrarsi falsi, allora la ‘farò a pezzi’ in tribunale, come ennesimo verme anti-russo. Comunque, guardi il film e si vergogni della sua vita mentre altri si divertono.

Per quanto riguarda le sue domande, per ogni risultato raggiunto dalla Russia, una gran quantità di massa fecale viene vomitata dalle bocche dei suoi nemici, perciò non mi sorprende che accada la stessa cosa con lei.”

Sulla stessa linea il pensiero del Cremlino, per cui “i nostri mercenari delle private military company sono eroi impegnati nella lotta al terrorismo alla stessa stregua di piloti, soldati, operatori speciali, membri del GRU e FSB russi ecc. Questa non è una cosa di cui vergognarsi – è qualcosa di cui andare fieri.”

Secondo l’esperto di sicurezza russa Mark Galeotti, Turist sarebbe stato realizzato anche con l’intento di spingere giovani ad arruolarsi. Il Gruppo Wagner, infatti, avrebbe problemi “[…] ad ottenere le migliori reclute, che vengono incorporate da gruppi militari sponsorizzati dal Governo come Patriot e Shchit, in grado di offrire migliori condizioni e pagamenti”.

Dopo la prima del film, sia su Facebook che sul popolare social media russo Vkontakte sono comparsi commenti di grande entusiasmo per il Gruppo Wagner e richieste di informazioni su come arruolarvisi. Per quanto riguarda Mama, Ya Doma, invece, seppur non siano circolate notizie su particolari finanziatori, costituisce un assist propagandistico non indifferente per gli oppositori.

I depistaggi, le incongruenze di atti ufficiali e notizie che trapelano sempre più sulle morti dei contractors nei vari teatri operativi stanno progressivamente diventando una spina nel fianco del Governo russo.

Dalle proteste dal basso, si è addirittura arrivati ad interventi di parlamentari. Grigory Yavlinsky del partito d’opposizione Yabloko ha dichiarato: “se numerosi cittadini russi sono caduti in Siria, le autorità competenti, tra cui lo Stato Maggiore delle Forze Armate, hanno il dovere di informare il Paese e di assumersene le responsabilità.”

Wagner in RCA

Nonostante media compiacenti e propaganda interna, infatti, anche in Russia le guerre sono sempre più impopolari. Il ricordo dei 14.000 caduti della guerra russo-afgana o in Cecenia è ancora molto vivo e come sostiene Mark Galeotti “i russi non sono molto entusiasti all’idea di un impero che restituisca i propri ragazzi in sacchi di plastica.”

Quel cinema che durante la Guerra fredda veniva utilizzato come strumento di soft-power per estendere la propria influenza oltrecortina – sia in un verso, che nell’altro – e che negli ultimi anni era finito ampiamente sotto tono, pare essere tornato alla ribalta con nuove sfaccettature come quella dei contractors.

Sicuramente, altri film sull’argomento non tarderanno ad uscire e visto il crescente loro impiego anche da parte di altre nazioni e forse il prossimo film sui contractors sarà Made in China

 

 

 

Nato nel 1983 a Brescia, ha conseguito la laurea specialistica con lode in Management Internazionale presso l'Università Cattolica effettuando un tirocinio alla Rappresentanza Italiana presso le Nazioni Unite in materia di terrorismo, crimine organizzato e traffico di droga. Giornalista, ha frequentato il Corso di Analista in Relazioni Internazionali presso ASERI e si occupa di tematiche storico-militari seguendo in modo particolare la realtà delle Private Military Companies.

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