Il mistero del Pantsir della Wagner per Hezbollah

 

Nell’ambito dell’ennesimo e sanguinoso scontro tra Israele e Gaza, ad inizio novembre la compagnia militare privata (PMC) Gruppo Wagner è tornato prepotentemente a far parlare di sé.

Stavolta, non per il fantomatico addestramento dei miliziani di Hamas all’attacco del 7 ottobre, ma per il possibile trasferimento di un sistema da difesa aerea mobile Pantsir-S1 ad Hezbollah.

Secondo il Wall Street Journal, infatti, l’intelligence americana sarebbe venuta a conoscenza di un accordo tra il presidente siriano Bashar al-Assad ed il “Partito di Dio” libanese. Una fornitura in cui i contractors russi giocherebbero, esclusivamente, il ruolo di corrieri. Nei trascorsi dell’ormai nota PMC ibrida russa, il Pantsir-S1 è stato più volte impiegato per la sua efficacia e caratteristiche che ben rispondono alle sue particolari operazioni ed esigenze.

Se alle performance del Pantsir-S1 aggiungiamo la negabilità plausibile che ha sempre accompagnato l’impiego del Gruppo Wagner, tale formazione paramilitare può tornare nuovamente utile a Mosca. Più che sul campo di battaglia, nel consentirle di esercitare indirette pressioni politiche e diplomatiche in un’arena internazionale che, sulla scorta della guerra in Ucraina, vede ancora fortemente contrapposti Occidente e “Sud del Mondo”.

 

Il Pantsir

Il Pantsir-S1 – o SA-22 Greyhound come da designazione NATO – è un sistema semovente ibrido di cannoni e missili antiaerei (SPAAGM) a corto raggio, progettato e prodotto rispettivamente dalle società russe KBP e UMZ.

Conosciuto anche come “Carapace” – traduzione di Pantsir (Панцирь), il semovente contraereo è entrato in servizio nel 2003 ed è attualmente impiegato dalle Forze Armate di oltre una dozzina di Paesi: Russia, Algeria, Brasile, Iran, Iraq, Giordania, Libia, Oman, Arabia Saudita, Slovenia, Siria, Emirati Arabi Uniti e Vietnam. La concezione progettuale, risalente al 1989, è variata in seguito alla caduta dell’Unione Sovietica.

Invece di aeroporti, silos di missili, centri di comando e sistemi di comunicazione il Pantsir-S1 è stato adibito alla difesa a corto raggio di truppe di terra e sistemi contraerei a lungo raggio come gli S-300, S-400 e S-500; in particolare da attacchi aerei a bassa quota. Montato su di un telaio ruotato – solitamente quello di un camion Kamaz, oppure di un tedesco MAN SX45 nella versione per l’esportazione negli Emirati Arabi Uniti – o cingolato, il sistema incorpora 2 cannoni antiaerei – 2A72 o 2A38M – da 30 mm e 12 missili – 57E6 o 9M335 – per abbattere aerei tattici, munizioni guidate di precisione (PGM) e aeromobili a pilotaggio remoto (UAV).

Il tasso di intercettazione varia tra il 70-95%. L’S1, la versione di Pantsir più datata, può tracciare un massimo di 10 bersagli ed ingaggiarne fino a 4 simultaneamente. La distanza minima di ingaggio per i missili è 1,5 km, mentre la massima può raggiungere i 20 km e i 10 km di altitudine a seconda della tipologia di bersaglio.

Con i cannoni, invece, può colpire fino ad una distanza di 4 chilometri e 3 di altitudine, nonché bersagli a terra con una cadenza di tiro di 2.000 colpi al minuto. Per il funzionamento richiede una squadra minima di tre uomini, che può estendersi a 7-10 elementi se si includono operazioni di manutenzione e riparazioni.

Il Pantsir può operare in maniera indipendente o come parte di una batteria di fino a sei veicoli di lancio. Dal 2013 è stato impiegato nella guerra civile siriana; prima a protezione delle forze governative e, successivamente, anche delle truppe russe stanziate nella base aerea di Khmeimim. Numerosi gli attacchi di ISIS e ribelli intercettati. Nel dicembre 2017 Mosca ha parlato di 54 missili/razzi e 16 droni abbattuti dal settembre 2015.

Addirittura, sempre a detta del Ministero della difesa russo, il semovente contraereo avrebbe abbattuto 23 – su 25 ingaggiati – dei 103 missili da crociera statunitensi lanciati nella notte del 14 aprile 2018 sulla Siria. Il Pentagono ha smentito tali rivendicazioni, sostenendo, invece, che tutti i cruise hanno raggiunto gli obiettivi assegnati.

Il “Carapace” ha operato anche in Yemen, dove è stato protagonista di un incidente blue-on-blue – fuoco amico. Un elicottero Black Hawk saudita è stato abbattuto da un Pantsir-S1 emiratino nell’aprile del 2017, causando la morte dei dodici militari a bordo.

In Libia il sistema contraereo russo ha intercettato diversi aerei e droni delle forze del Governo di Unità Nazionale – GNA – riconosciuto dall’ONU e sostenuto sul piano militare dalla Turchia. Tra il 20 e il 21 novembre 2019 le forze dell’Esercito Nazionale Libico – LNA – del generale Khalifa Haftar hanno abbattuto nei cieli della Tripolitania un UAS MQ9 Reaper dell’Aeronautica Militare italiana e uno americano. Il velivolo italiano era in volo poco lontano da Tarhuna, città roccaforte dell’LNA ad una sessantina di chilometri a sud di Tripoli.

 

Nel conflitto russo-ucraino il Pantsir-S1 ha operato ampiamente, sia in Donbass a partire dal novembre 2014 che nell’attuale “Operazione Militare Speciale”. Singolare, a gennaio, la notizia dello schieramento di Pantsir-S1 sui tetti di tre edifici governativi di Mosca nel raggio di 2-3 chilometri dal Cremlino. Un’azione – propagandistica o meno – mirata ad intercettare eventuali attacchi di droni ucraini, sempre più frequenti ed in profondità.

Nonostante i numerosi successi, anche il Pantsir-S1 si è dimostrato “fallibile” e “mortale” in diverse occasioni. Il 10 maggio 2018 un missile Spike NLOS ne ha distrutto un esemplare in Siria, durante l’ennesimo raid dell’Aeronautica israeliana. Russi e siriani si sono affrettati a giustificarne la distruzione, affermando che il sistema contraereo era in fase di ricarica dopo aver esaurito i missili.

Durante l’operazione “Spring Shield”, condotta dalla Turchia tra il 27 febbraio ed il 5 marzo 2020 contro le Forze Armate e milizie siriane tra Idlib, Hama e Aleppo, i droni Bayraktar TB-2 e ANKA-S avrebbero eliminato almeno 8 Pantsir-S1.

Pronta la smentita di Mosca che ha parlato di soli quattro sistemi schierati nella regione, di cui solo due danneggiati. Dal 24 febbraio 2022 ad oggi, secondo il sito Oryx sarebbero stati almeno 21 i Pantsir-S1 russi perduti: distrutti (16), danneggiati (3) o catturati (2) dagli ucraini. Ben tre le perdite subite a breve distanza di tempo tra giugno e luglio 2022: nel Donbass, sull’isola dei Serpenti e a Kherson.

Sebbene i numeri reali possano probabilmente essere superiori a quelli riportati dal sito, non tutti sono riconducibili ad attacchi aerei andati a segno e pertanto non attribuibili a vulnerabilità del sistema.

 

Un Pantsir-S1 per Hezbollah

Secondo un articolo del Wall Street Journal del 2 novembre l’intelligence americana avrebbe intercettato comunicazioni tra uomini del Gruppo Wagner, esponenti del Governo siriano e di Hezbollah relative alla fornitura di un Pantsir-S1. Più nello specifico, gli uomini della Wagner avrebbero dovuto trasferire materialmente un sistema contraereo – già presente in Siria – che il presidente al-Assad ha concordato di fornire ad Hezbollah, da impiegare come deterrente nei confronti degli attacchi israeliani.

La milizia libanese è infatti impegnata in continui attacchi contro obiettivi in territorio israeliano, con il rischio di aprire un secondo fronte oltre a quello di Gaza. Nel frattempo il Cremlino, attraverso il portavoce Peskov, ha respinto quanto riportato dal Wall Street Journal, definendo la notizia falsa ed infondata.

Ha ribadito, inoltre, come de facto il Gruppo Wagner non esista, ma che esistono, invece, canali comunicativi d’emergenza che possono essere utilizzati dalla Forze Armate russe ed americane per chiarire e stemperare potenziali crisi. Le ultime notizie risalgono al 21 novembre, con informazioni declassificate dalla Casa Bianca che confermano che il Gruppo Wagner si starebbe preparando a fornire sistemi di difesa aerea a Hezbollah o all’Iran.

Americani ed israeliani continuano a monitorare la situazione. Tuttavia, al momento, non è chiaro o dato sapere se sia stata effettuata alcuna fornitura in territorio libanese.

 

L’occasione per “chiudere i conti”

 Secondo l’Institute for the Study of War le autorità russe avrebbero sfruttato le accuse americane per obbligare gli ultimi reduci della Wagner in Siria a firmare il contratto con il Ministero della Difesa – come previsto dal decreto del 1° luglio – e a consegnare i sistemi di difesa aerea ancora in loro possesso.

Un blogger militare vicino al Cremlino ha scritto di un Pantsir-S1 recentemente sequestrato alla Wagner nei pressi di Palmira. Negli ultimi mesi, infatti, il Ministero della Difesa russo è stato costantemente impegnato ad assorbire uomini, assetti ed attività del Gruppo dell’ex Chef di Putin in giro per il mondo, con particolare attenzione a quei sistemi di difesa aerea che tanto letali si sono dimostrati durante la “Marcia per la Giustizia” di Prigozhin a fine giugno.

E proprio dopo l’annuncio del suo ammutinamento, Mosca ha inviato un gruppo di funzionari in Siria con il compito di bloccare la diffusione della ribellione. L’intelligence di Damasco ha, così interrotto internet e le telecomunicazioni nelle zone in cui operavano i contractor russi per impedire che comunicassero tra di loro, con i propri commilitoni in Russia e perfino con i parenti a casa.

Circa una dozzina di comandanti della Wagner sono stati convocati alla base russa di Khmeimim per essere interrogati e di questi 4 sono stati arrestati. Perquisizioni sarebbero state effettuate negli uffici della PMC a Deir ez-Zor, Hama e Damasco.

A tutti gli uomini della Wagner sarebbe stata offerta la possibilità di firmare il contratto per passare alle dipendenze del Ministero della Difesa, con un taglio netto degli stipendi rispetto a quelli corrisposti da Prigozhin. Coloro che si sono rifiutati di sottoscrivere il contratto sono stati trasferiti fuori dal Paese con aerei militari nei giorni successivi.

Inoltre, poche ore dopo che Prigozhin aveva annunciato la fine dell’ammutinamento, il vice ministro degli Esteri russo Sergei Vershinin è volato a Damasco per informare il presidente siriano Bashar al-Assad che il Gruppo Wagner non avrebbe più operato autonomamente nel Paese. La Wagner, infatti, era presente in Siria sia come forza d’assalto al servizio di Mosca, che a presidio di giacimenti petroliferi e gasiferi per conto di tre società del Concord Group di Prigozhin: Europolis, Velada e Mercury.

Secondo fonti della Reuters una parte di “irriducibili” del Gruppo Wagner sarebbe stata ancora presente in Siria, senza aver firmato il contratto con il Ministero della Difesa russo, in attesa di mettersi al servizio di altre PMC – Redut? – o di altri committenti.

 

“Operazione Dignità”  e “Marcia per la Giustizia”: i precedenti del Gruppo Wagner

 La potenziale fornitura ad Hezbollah non è certamente il primo episodio del letale binomio Pantsir-S1 e Gruppo Wagner ad emergere. Secondo un report del Pentagono del novembre 2020 gli Emirati Arabi Uniti avrebbero supportato l’intervento in Libia del Gruppo Wagner a fianco dell’Esercito Nazionale Libico, co-finanzionandolo e fornendo diversi Pantsir-S1 e relativi ricambi.

Tra il 2019 e 2020 la società moscovita UCS – United Cargo Solutions – avrebbe trasferito da un deposito temporaneo della Rossfera LLC a Tula, Russia, equipaggiamenti e ricambi di sistemi contraerei Pantsir-S1 al quartier generale delle Forze Armate emiratine: 122 spedizioni aeree verso Abu Dhabi del valore complessivo di circa 7,99 miliardi di dollari.

Da lì, con aerei militari C-17 emiratini, i materiali avrebbero raggiunto la Libia. Approvvigionamenti, che non solo hanno violato l’embargo imposto dalle Nazioni Unite sulle forniture di armi alla Libia, ma che hanno rischiato di far saltare una vendita di armi americane agli Emirati Arabi Uniti del valore di 23 miliardi di dollari.

Inoltre, tale ponte aereo è risultato temporalmente coincidente con l’avvio dell’offensiva di Haftar su Tripoli e la firma del cessate il fuoco tra LNA e GNA, tra il 4 aprile 2019 e il 21 agosto 2020. Nella primavera del 2019, infatti, gli uomini del Gruppo Wagner si sono uniti alle forze dell’LNA di Haftar, partecipando in prima linea alla sua “Operazione Flood of Dignity”.

Dopo aver contribuito a garantire il controllo di un’importante base aerea vicino alla città sud-orientale di al-Jufra all’inizio dell’estate del 2019, in un lampo contractor russi e LNA si sono trovati alle porte di Tripoli. Una parte fondamentale del successo iniziale del gruppo Wagner è stata possibile grazie all’efficace scudo difensivo formato da batterie di Pantsir-S1.

Dozzine, infatti, i droni turchi Bayraktar TB2 del GNA abbattuti (nella foto sopra). Tuttavia, le sorti dell’offensiva sono state ribaltate da un maggior sostegno militare della Turchia alle forze del GNA del primo ministro Fayez al-Sarraj. All’epoca il conflitto in Libia era diventato “forse il più grande teatro di guerra con droni attualmente esistente al mondo”.

Oltre ad un maggior numero di droni, Ankara ha impiegato cannoni antiaerei Korkut per abbattere gli UAV dell’LNA ed ha dispiegato sistemi di guerra elettronica Koral EW per bloccare ed ingannare i radar dei Pantsir-S1, che, resi vulnerabili, sono stati attaccati da sciami di droni che, tra il settembre 2019 e luglio 2020, ne hanno distrutti 10-15 esemplari ed ucciso e ferito un centinaio di uomini del Gruppo Wagner.

Russi e forze dell’LNA, non più in grado di sostenere gli scontri, si sono frettolosamente ritirati verso Bengasi, decretando il fallimento dell’offensiva di Haftar. Diversi i Pantsir-S1 abbandonati sul campo; proprio come quello che nel giugno 2020 gli americani hanno portato fuori dalla Libia: dall’aeroporto internazionale di Zuwarah verso la base aerea di Ramstein in Germania e poi negli Stati Uniti.

In tal modo hanno evitato che l’ennesimo letale sistema d’arma finisse sul già ben fornito mercato nero libico a disposizione di terroristi e criminali. Allo stesso tempo ne hanno studiato la tecnologia che ha causato costose perdite di droni occidentali.

Nella sua “Marcia per la Giustizia” di 800 chilometri verso Mosca, Prigozhin e i suoi uomini hanno abbattuto 6 aeromobili: un elicottero d’attacco Kamov Ka-52, tre elicotteri per la guerra elettronica Mil Mi-8 MTPR, un elicottero da trasporto multiruolo Mil Mi-8, un elicottero d’attacco multiruolo Mil Mi-35 e, soprattutto, un preziosissimo aereo Ilyushin Il-22M da comando e controllo.

In uno dei giorni più sanguinosi della Guerra in Ucraina per l’Aeronautica russa, in base al personale necessario per far funzionare i mezzi distrutti, si stimano fino a 29 vittime. Responsabili degli abbattimenti almeno due sistemi antiaerei a corto raggio che facevano parte del convoglio dei quali almeno uno era un Pantsir-S1.

Prigozhin si è detto amareggiato per la morte degli aviatori, per la quale ha incolpato un “folle” tra i suoi uomini che sparava a “tutto ciò che decollava”. Lo Chef di Putin ha poi devoluto 50 milioni di rubli – circa 600.000 dollari – alle famiglie dei caduti. Il 12 luglio il portavoce del Ministero della Difesa russo, Igor Konashenko ha annunciato la consegna da parte del Gruppo Wagner – come previsto dall’accordo mediato da Lukashenko – di più di 2.000 tra armi ed equipaggiamenti pesanti: carri armati T-90, T-80, T-72, lanciarazzi multipli e sistemi antiaerei tra cui, appunto, diversi Pantsir-S1.

 

Alcune considerazioni

Per l’elevata mobilità, relativa compattezza e facilità di trasporto il Pantsir-S1 risponde perfettamente alle necessità e tipologia di operazioni del Gruppo Wagner. Tant’è che gli uomini di Prigozhin se lo sono portati appresso, praticamente, ovunque: dall’Ucraina al Mali passando per Siria e Libia. Tendenza che troverebbe riscontro anche nel color sabbia di diversi semoventi rischierati in Ucraina dopo “viaggi all’estero”.

Un sistema d’arma, il Pantsir-S1, molto importante per quei contractor che tante perdite hanno subito proprio per la mancanza di difesa aerea; per effettiva assenza o perché messa fuori uso dal jamming di nemici tecnologicamente avanzati. Si pensi al massacro di Khasham, Siria in cui l’USAF americana ha letteralmente fatto il tiro al piccione con almeno un centinaio di contractor russi tra il 7 e 8 febbraio 2018.

Prigozhin ha sempre accusato il duo Shoigu-Gerasimov di aver lasciato i suoi uomini alla totale mercè dell’USAF in quell’occasione; ma questa è un’altra storia!

Tornando ai Pantsir-S1, le perdite subite in Libia sarebbero da attribuire alla mancanza di radar ottimizzati per la rilevazione e l’ingaggio di droni-kamikaze, nonché al jamming turco. Il numero di esemplari persi, infatti, ammonterebbe a 10-15 contro gli 8 in Siria che, invece, disponevano di radar più performanti.

Numeri a parte, ciò dimostra che perfino sistemi d’arma relativamente avanzati e recenti sono ancora difficilmente in grado di contrastare la minaccia di droni; soprattutto quando questi attaccano a sciami. Ciò ha reso necessarie modifiche e potenziamenti del Pantsir-S1 – vedere le successive varianti – per aumentarne prestazioni e probabilità di sopravvivenza.

In tal senso sono state sicuramente preziose le lessons learned del Gruppo Wagner. Fino allo scoppio della Guerra in Ucraina, è stato l’unico – o quasi – reparto russo ad aver fatto largo uso del sistema di difesa aerea mobile in teatri e contro minacce diverse.

I suoi feedback positivi e/o negativi sono stati, perciò, costantemente inviati a progettisti e costruttori. Gli uomini della Wagner hanno indicato anche la fondamentale necessità di un più rapido e snello processo decisionale per poter ingaggiare le minacce aeree: “[…] Tempo, tempo, la cosa più importante è il tempo”.

Durante la “Marcia per la Giustizia” Prigozhin ha attribuito gli abbattimenti ad uno dei suoi uomini dal grilletto facile ma, anche e soprattutto, veloce! Dal punto di vista militare, la potenziale fornitura di un Pantsir-S1 ad Hezbollah rappresenterebbe un rischio tutto sommato gestibile dai piloti israeliani, in grado, al massimo, di complicarne la libertà di manovra a bassa quota lungo il confine settentrionale.

Secondo l’intelligence israeliana, grazie al supporto siriano ed iraniano, negli ultimi 5 anni i miliziani libanesi avrebbero già raddoppiato i sistemi di difesa aerea a loro disposizione. Un altro Pantsir-S1, quindi, consentirebbe sì di difendere più siti o di fornire una copertura più fitta ad altri già protetti, ma non costituirebbe di certo un game-changer.

Politicamente e diplomaticamente, invece, l’eventuale trasferimento del sistema da difesa aerea di questo tipo costituirebbe un importante segnale ad Israele e, più generalmente, all’Occidente; un messaggio non verbale in cui il Gruppo Wagner potrebbe giocare un ruolo rilevante.

Oltre che con la NATO, la guerra in Ucraina ha compromesso in parte le relazioni già molto particolari tra Russia ed Israele. Se da una parte Mosca ha sempre chiuso un occhio sugli attacchi israeliani ai carichi di armi iraniane in Siria e Libano, dall’altra non ha gradito il supporto di Israele all’Ucraina anche se non ha riguardato sistemi d’arma rilevanti.

Condannando gli attacchi a Gaza, in Siria e Libano la Russia ha compiaciuto i Paesi del “Sud del Mondo” – di cui intende diventare leader – ed ha agitato lo spauracchio di un allargamento regionale del conflitto tra Israele ed Hamas. Tutto questo ritagliandosi lo spazio per un possibile ruolo di mediazione.

Se la situazione di Gaza può essere favorevole al Cremlino per distogliere l’attenzione dall’Ucraina ed appioppare a USA e alleati l’ennesima patata bollente da gestire, allo stesso tempo potrebbe sfuggirle di mano e minacciare anche i suoi interessi nell’area. Ed è qui che il Gruppo Wagner potrebbe essere sfruttato come estintore – o capro espiatorio – per disinnescare incidenti indesiderati.

Mosca potrebbe, da una parte, facilmente insabbiare contractor morti in un eventuale attacco mirato israeliano o americano al Pantsir-S1. Dall’altra potrebbe negare plausibilmente un suo coinvolgimento in eventuali abbattimenti di velivoli o armi di Israele determinati dal sistema contraereo.

Se già prima dell’ammutinamento di Prigozhin il Cremlino sosteneva la più completa estraneità dalle attività della PMC, figuriamoci ora che il suo patron è deceduto (nella foto sopra) “giocando” con delle bombe a mano in aereo, in preda ai fumi dell’alcol e sostanze stupefacenti!

Foto: LNA, PMC Wagner, RIA-FAN, TASS e Ministero Difesa Russo

 

Nato nel 1983 a Brescia, ha conseguito la laurea specialistica con lode in Management Internazionale presso l'Università Cattolica effettuando un tirocinio alla Rappresentanza Italiana presso le Nazioni Unite in materia di terrorismo, crimine organizzato e traffico di droga. Giornalista, ha frequentato il Corso di Analista in Relazioni Internazionali presso ASERI e si occupa di tematiche storico-militari seguendo in modo particolare la realtà delle Private Military Companies.

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