Le forze ucraine perdono truppe, mezzi e terreno

 

Ritirate e ingenti perdite di truppe e mezzi: questo il bilancio per le forze di Kiev nelle ultime settimane di guerra e soprattutto dopo la caduta della roccaforte di Avdiivka (dove le forze di Kiev avrebbero lasciato al nemico ingenti quantità di armi, veicoli e munizioni) che ha determinato la caduta di altri villaggi più a ovest. Proprio in questo settore è stata confermata la distruzione di una batteria del sistema di difesa aerea americano Patriot vicino a Pokrovsk.

Un missile balistico Iskander ha colpito il convoglio che stava trasferendo il Patriot a una distanza di oltre 50 chilometri dalla prima linea. E’ possibile che a questa batteria di Patriot siano da attribuire gli abbattimenti di alcuni aerei da combattimento russi Sukhoi Su-34 e Su 35 rivendicata dagli ucraini nelle ultime settimane.

Fonti russe hanno reso noto che sul primo momento ritenevano di aver colpito un sistema S-300PS ma le immagini fornite dai droni hanno chiarito che si trattava di un Patriot: non è chiaro se siano stati distrutti due o tre sistemi di lancio oltre al modulo comando e se i missili balistici Iskander impiegati siano stati uno o più.

Fonti russe hanno riferito che il 9 marzo, in seguito a rilevazioni effettuate da un drone, i missili balistici hanno colpito un’area vicino al villaggio di Sergivka, a seguito della quale sono stati distrutti 3 lanciatori, due veicoli di scorta (pick-up), una cisterna di carburante mentre un radar AN/MPQ-53 sarebbe stato danneggiato.

Successivamente altri due missili hanno colpito un punto di schieramento temporaneo sul territorio dell’azienda agricola Druzhba nel villaggio di Udachnoye, dove sono stati distrutti altri moduli della batteria di Patriot.

Secondo il canale Telegram militare russo Partizan Donbass la distruzione del Patriot è il frutto del lavoro sistematico di scoperta e distruzione della rete di radar e missili da difesa aerea ucraini attuata con successo nelle ultime settimane lungo tutta la linea del fronte che da Zaporizhia a Donetsk, da Lugansk a Kharkiv vede le forze di Kiev perdere terreno e dove resistono rischiano di venire circondate dalle avanza russe sui lati.

Solo a ovest di Avdiivka, dove sembra concentrarsi il maggiore sforzo russo e gli ucraini non sono riusciti a costituire credibili linee difensive, la guarnigione ucraina di Tonenkoye nella parte occidentale si trova quasi circondata, a Orlovka i russi hanno preso quasi tutto il centro abitato come a Berdych.

Situazione drammatica ammessa dai comandi ucraini che hanno fatto affluire urgentemente 5-7 nuove brigate (che secondo fonti russe sono composte in buona parte da stranieri) col compito di impedire il completo collasso della linea di difesa a ovest di Orlovka e Berdychi, così come nella regione di Ocheretino.

Le avanzate russe delle ultime settimane sono evidenziate in giallo nella mappa qui sopra.

I russi avanzano anche a ovest di Bakhmut nella zona di Bogdanovka, più a sud nei settori di Rabotino e Ugledar e più a nord a Kupyansk mentre le forze ucraine erigono fortificazioni e linee difensive nella regione di Dnepropetrovsk (nella foto qui sotto), dove evidentemente temono uno sfondamento russo verso il Dnepr.

Quello che appare evidente, anche in seguito alla distruzione di numerosi semoventi d’artiglieria ucraini e di un lanciarazzi campale HIMARS, è che i russi sonio riusciti ad abbreviare sensibilmente i tempi di reazione nel fuoco di controbatteria rendendo più snella la catena di comando e controllo che trasmette le immagini e i rilevamenti dei bersagli registrati dai droni sul campo di battaglia alle batterie di obici con proiettili guidati Krasnopol, lanciarazzi campali a lungo raggio Tornado S e missili balistici incaricati di colpirli.

La dislocazione di una delle tre preziose batterie di Patriot a disposizione dell’Ucraina a poche decine di chilometri dalla prima linea è un elemento indicativo delle crescenti difficoltà ucraine a far fronte ai pesanti bombardamenti aerei effettuati dai russi con le bombe guidate FAB-250 e FAB-500 conni moduli di guida UPMB e negli ultimi tempi anche FAB-1500-M54 da 1,5 tonnellate (nella foto qui sotto),  di cui 675 chili di esplosivo, lanciate da 50/70 chilometri dall’obiettivo dagli aerei russi e che stanno demolendo le postazioni difensive ucraine e i depositi nelle retrovie, decimando le difese di Kiev come ha riferito anche un reportage della CNN.

“Alla vigilia e durante la battaglia di Avdiivka, sono state lanciate centinaia di bombe aeree nell’arco di pochi giorni. Ne sono state usate 250 in direzione di Avdiivka in sole 48 ore” ha detto il colonnello Yuri Ihnat, portavoce dell’aeronautica Ucraina. Da qui la necessità di schierare sistemi antiaerei a lungo raggio a ridosso della linea di contatto col nemico per cercare di abbattere i velivoli vettori di tali ordigni.

Kiev dispone ancora di sole due batterie di Patriot (e di un numero imprecisato di missili) schierate a ridosso della capitale mentre non si può escludere che Italia e Francia forniscano un’altra batteria di SAMP/T all’Ucraina. Roma ha appena annunciato il ritiro della batteria dislocata in Slovacchia perché richiesta in un altro teatro non meglio specificato.

In ogni caso, come sul fronte terrestre il calo di truppe addestrate, munizioni e mezzi operativi  impone agli ucraini ripiegamenti continui, nei cieli il rapido calo delle capacità operative della difesa aerea lascia crescenti porzioni di territorio alla mercè dei raid russi compiuti con droni e missili.

Difficoltà anche per i mezzi terrestri occidentali in dotazione alle truppe di Kiev. Il 3 marzo “in drone FPV russo ha distrutto un altro carro armato americano Abrams vicino ad Avdiivka nella Repubblica popolare del Donetsk” secondo quanto reso noto dall’agenzia russa RIA-Novosti. Si tratta del terzo Abrams distrutto dai russi in poche settimane dei 31 ceduti da Washington a Kiev.

Le immagini dei mezzi occidentali distrutti o danneggiati provengono solo da fonti russe poiché, come ha specificato l’ex viceministro della Difesa ucraino Hanna Malyar, “gli alleati della NATO non vogliono che vengano mostrati i loro equipaggiamenti distrutti”.

Secondo un articolo della SüdDeutsche Zeitung i carri armati Leopard 2 nella versione A6 (nella foto sotto un esemplare catturato nei giorni scorsi dai russi) andati distrutti sono almeno 26 su 38 forniti mentre altri sarebbero inutilizzabili a causa di guasti e difficoltà di manutenzione dovuti a mancanza di pezzi di ricambio.

Carenze riscontrabili anche nella gestione delle artiglierie occidentali: secondo un articolo di Foreign Policy alle forze armate ucraine non viene permesso di riparare gli obici M777 americani quando ad esempio bisogna sostituire le canne a causa dell’usura. Non è stata infatti concessa loro la licenza per potere effettuare le riparazioni e il personale tecnico americano non ha il permesso di recarsi in Ucraina.

La SüdDeutsche Zeitung cita un comandante ucraino con nominativo “Arfa” che dopo 5 settimane di addestramento a Münster (Bassa Sassonia) venne schierato sul fronte di Avdiivka dove il suo Leopard è stato colpito da una munizione circuitante russa Lancet, danneggiato e trasferito in un centro di riparazione a Slavyansk.

I meccanici ucraini hanno ammesso di non poter riparare molti dei danni sul posto e hanno richiesto le parti e gli strumenti necessari alla Germania ma le consultazioni video on line con i tecnici tedeschi sono di scarso aiuto poiché non ci sono interpreti. A causa della mancanza di pezzi di ricambio, molti apparati sono stati rimossi da alcuni carri armati danneggiati e installati su altri veicoli dello stesso tipo.

Sempre in tema di mezzi corazzati, solo 7 dei 14 carri armati Challenger 2 che la Gran Bretagna ha fornito all’Ucraina sono pronti al combattimento a causa della carenza di pezzi di ricambio e della necessaria cannibalizzazione dei mezzi, secondo un’inchiesta del quotidiano britannico The Sun.

Molto alte anche le perdite umane tra e forze ucraine anche se Kiev continua e porre l’enfasi sulle gravi perdite inflitte ai russi impossibili da documentare. Com’è noto la questione dei caduti sui due lati della barricata è molto complessa: esistono stime di ogni tipo ma non vi sono dati certi né fonti neutrali sul campo che possano fornirne di utili.

Di certo i 31 mila caduti ucraini dichiarati recentemente dal presidente Volodymyr Zelensky in due anni di guerra non sono attendibili.  Secondo il canale Telegram WarTears il solo elenco alfabetico verificato dei caduti ucraini aveva già raggiunto quota 69’014 nomi al 25 febbraio mentre le stime dello stesso canale ucraino al 7 marzo riferivano di 380.293 morti in azione, 11,947 prigionieri e 369.860 militari in servizio.

In proposito il canale militare russo Rybar ha calcolato al 1° marzo in 603 mila il numero di morti e dispersi tra le fila Ucraine, dei quali 6’400 stranieri. All’opposto, il ministero della Difesa di Kiev ha annunciato che i russi uccisi dall’inizio della guerra al 10 marzo sono 424.000.

Nel mese di febbraio le perdite ucraine, secondo la somma dei bollettini quotidiani del Ministero della difesa Russo, avrebbero superato quota 32mila tra morti e feriti, surclassando il triste primato precedente di ottobre 2023. A gennaio/febbraio 2023 gli Ucraini avevano perso un totale di 17’600 uomini, nello stesso periodo del 2024 le perdite sono state 55’400 ovvero più del triplo, sempre secondo fonti russe.

Oltre alle perdite e alle carenze di armi e munizioni, l’Ucraina soffre una crisi di motivazione che ha azzerato le file di volontari davanti ai centri di reclutamento.

Come sottolinea il Washington Post, “Il presidente Volodymyr Zelensky e i suoi massimi comandanti militari finora non sono riusciti a elaborare un piano chiaro per arruolare o reclutare molte migliaia di nuovi soldati fondamentale per difendersi dai continui attacchi della Russia.

L’incapacità di Zelensky di creare un consenso politico su una strategia di mobilitazione – nonostante mesi di avvertimenti su una grave carenza di truppe qualificate sul fronte – ha alimentato profonde divisioni nel parlamento ucraino e, più in generale, nella società ucraina. Ha lasciato i militari a fare affidamento su un miscuglio di tentativi di reclutamento e ha seminato il panico tra gli uomini in età da combattimento, alcuni dei quali si sono nascosti, preoccupati di essere arruolati in un esercito mal equipaggiato e mandati a morte certa, dato che gli aiuti all’Ucraina restano bloccati a Washington”.

@GianandreaGaian

Foto: RusVesna/RvVoenkory, Ministero Difesa Ucraino, Telegram e Ministero Difesa Russo

 

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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