L’accordo sulle risorse minerarie e le garanzie di sicurezza per l’Ucraina

 

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Il recente accordo siglato tra Stati Uniti e Ucraina per lo sfruttamento congiunto delle terre rare e dei minerali critici rappresenta ben più di un’intesa economica: è un vero e proprio pilastro strategico a favore della sicurezza dell’Ucraina. Formalizzato nell’aprile 2025 attraverso il Fondo di Investimento per la Ricostruzione USA-Ucraina, questo patto lega direttamente gli interessi delle grandi corporazioni americane alla stabilità territoriale del paese.

Pur in assenza di una clausola formale di garanzia, l’accordo implica che eventuali attacchi ai territori coinvolti nelle attività estrattive congiunte sarebbero percepiti come minacce dirette non solo all’Ucraina, ma anche agli asset di primaria importanza per gli Stati Uniti. In tal senso, l’intesa si traduce in una forma di deterrenza economica: colpire quelle aree significherebbe entrare in rotta di collisione con potenti attori economici statunitensi, creando una pressione indiretta su Washington affinché tuteli i propri interessi strategici sul campo.

L’accordo non solo rafforza la cooperazione economica tra Kyiv e Washington, ma configura un nuovo equilibrio geopolitico nel quale la sovranità ucraina trova un’inedita forma di protezione attraverso il peso degli interessi industriali e finanziari internazionali.

L’accordo riconosce esplicitamente “la piena sovranità dell’Ucraina sulle proprie risorse naturali” ai sensi del diritto internazionale, inclusi i minerali, il petrolio e il gas all’interno dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale. Questa disposizione rappresenta un netto rifiuto delle pretese russe sulle risorse presenti nelle aree occupate del Donbass, della Crimea e di altre zone contese. Limitando la condivisione dei profitti ai ricavi provenienti da nuovi progetti autorizzati – principalmente nell’Ucraina occidentale e centrale – l’accordo incentiva l’esplorazione nelle regioni sotto il controllo di Kyiv.

 

La deterrenza attraverso gli interessi economici

Uno degli aspetti più significativi di questa partnership è l’effetto deterrente che esercita nei confronti di possibili future aggressioni russe. Legando gli interessi economici americani alla sovranità territoriale ucraina, l’accordo crea una situazione in cui qualsiasi ulteriore avventura militare russa si scontrerebbe non solo con la resistenza ucraina, ma anche con la determinazione americana a proteggere i propri investimenti strategici. In passato, i forti legami economici e strategici con gli Stati Uniti hanno fornito una implicita deterrenza a stati fuori alleanze militari formali.

Come ha osservato il Segretario al Tesoro americano Scott Bessent, l’accordo “segnala chiaramente alla leadership russa che l’amministrazione Trump è impegnata a sostenere un’Ucraina libera e sovrana nel lungo periodo”. La risposta contenuta del Cremlino – il portavoce Dmitry Peskov ha dichiarato che Mosca avrebbe dovuto “analizzare il testo” – riflette il disagio di fronte a un patto che ha il potenziale di consolidare l’influenza occidentale.

La presenza di interessi molto influenti nella politica americana, incarnati da società estrattive con forti legami a Washington, farà pensare alla Russia due volte prima di avviare ulteriori operazioni militari. Concedendo alle aziende statunitensi diritti preferenziali di acquisto su minerali critici come il litio (vitale per le batterie) e il titanio (utilizzato nell’aerospazio), l’accordo complica la capacità della Russia di sfruttare il dominio delle risorse nei negoziati. Con il 50% delle riserve di litio pre-belliche dell’Ucraina sotto il controllo russo, l’attenzione sui nuovi giacimenti nelle aree non occupate riduce la leva strategica di Mosca.

 

La ricerca di giacimenti alternativi: un’opportunità economica

Un elemento chiave dell’accordo è l’obbligo per le aziende americane di scoprire e sviluppare nuovi giacimenti al di fuori delle zone occupate dai russi. Questa necessità, nata da una situazione di crisi, potrebbe trasformarsi in un’importante opportunità di sviluppo economico, creando un indotto industriale significativo in regioni finora poco sfruttate dal punto di vista minerario.

L’accordo impone che le joint venture americano-ucraine diano priorità alle regioni “poco esplorate”, tra cui i giacimenti di litio dei Carpazi, i bacini di grafite dell’Ucraina centrale e le riserve di idrocarburi occidentali. Recenti scoperte nei Carpazi, come il flusso di gas di 200.000 m³/giorno vicino a Lviv, evidenziano un potenziale finora non sfruttato. Lo sviluppo di questi progetti richiederà la modernizzazione delle infrastrutture ucraine di epoca sovietica, incluse ferrovie, porti e reti energetiche.

La U.S. International Development Finance Corporation (DFC) si è già impegnata a finanziare tecnologie di estrazione e impianti di lavorazione, che potrebbero ridurre la dipendenza dalla capacità di raffinazione cinese.

 

L’impatto sull’economia locale e la creazione di posti di lavoro

Gli investimenti nel settore minerario generano tipicamente un moltiplicatore occupazionale di 1:3, con ogni lavoro diretto che ne crea tre indiretti nei settori della logistica, dei servizi e della produzione. Nel Donbass, l’attività mineraria pre-bellica sosteneva 400.000 posti di lavoro; replicare questo modello nell’Ucraina occidentale potrebbe rivitalizzare regioni come la Transcarpazia, dove la disoccupazione supera il 15%.

La clausola di reinvestimento del fondo – che richiede che i profitti rimangano in Ucraina per almeno un decennio – garantisce una crescita sostenuta nelle industrie ausiliarie, dalla produzione di acciaio ai componenti per l’energia rinnovabile. Questo approccio potrebbe innescare un ciclo virtuoso di sviluppo economico, attirando ulteriori investimenti internazionali e creando opportunità di lavoro qualificato per i cittadini ucraini.

 

Implicazioni geopolitiche più ampie

L’accordo USA-Ucraina si inserisce in un contesto di diplomazia sempre più incentrata sugli interessi economici. Allo stesso tempo in cui Washington costruiva questa partnership con Kyiv, l’amministrazione Trump negoziava accordi con Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti per investimenti di 1,4 trilioni di dollari negli Stati Uniti. Come l’Ucraina, anche gli stati del Golfo cercano di sfruttare la propria ricchezza di risorse per garantirsi un impegno statunitense a lungo termine.

Per l’Ucraina, questo spostamento globale verso una diplomazia centrata sugli accordi economici sottolinea l’importanza di assicurarsi impegni economici occidentali in un contesto di garanzie di sicurezza incerte. La crescente domanda globale di minerali critici, essenziali per le tecnologie verdi e la difesa, offre a Kyiv un’opportunità unica di trasformare la propria ricchezza mineraria in stabilità geopolitica.

 

Un modello per la ripresa post-conflitto

L’accordo USA-Ucraina dimostra come le partnership basate sulle risorse possano rafforzare la sovranità e scoraggiare l’aggressione. Allineando l’estrazione con l’integrità territoriale e incorporando gli interessi delle aziende statunitensi, Kyiv ottiene un deterrente duraturo contro le incursioni russe. L’attenzione ai giacimenti alternativi non solo aggira i territori occupati, ma getta anche le basi per un’economia diversificata e orientata alla tecnologia.

Questo modello potrebbe rivelarsi prezioso per altri paesi che cercano di trasformare la propria ricchezza di risorse in stabilità geopolitica, dimostrando come un approccio strategico alle partnerships estrattive possa servire simultaneamente obiettivi economici e di sicurezza nazionale. In una fase dove il controllo delle materie prime e terre rare rappresenta il terreno di confronto tra l’attore egemone (Stati Uniti) e sfidante (Cina), un accordo come quello 4 ucraino risponde alla moderna relazione Potens/Cliens; dove non arrivano le armi, può arrivare la deterrenza degli interessi economici.

Nel complesso, l’accordo sulle terre rare tra Stati Uniti e Ucraina rappresenta un ulteriore esempio di come la cooperazione economica possa rafforzare la sovranità nazionale, creare deterrenza contro potenziali aggressioni e stimolare lo sviluppo economico in aree precedentemente trascurate. Sarà interessante osservare come questo modello possa essere adattato e replicato in altri contesti geopolitici caratterizzati da simili sfide.

Foto: Kyiv Post,  AGEEI, Ukrainan Geological Survey, Pokrovsk UA

 

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Consulente specializzato nell'analisi e nell'esecuzione di operazioni internazionali a favore delle aziende europee. Laureato in Scienze Politiche Internazionali presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e con un Master of Science (MSc.) in Middle East Politics presso la School of Oriental and African Studies (SOAS) di Londra. Con quasi venti anni di esperienza di lavoro negli Stati Uniti, Svizzera, Regno Unito, Iraq ed Emirati Arabi Uniti, ha uno spiccato interesse per le dinamiche politiche, economiche e di sicurezza nell'area del Mediterraneo allargato. Sito internet: https://www.mandati-internazionali.eu/.

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