La Marina Russa potrebbe radiare la portaerei Admiral Kuznetsov

 

Secondo quanto appreso da Izvestia, il Ministero della Difesa russo sta valutando di non procedere ulteriormente con il restauro della portaerei pesante Адмира́л Фло́та Сове́тского Сою́за Кузнецо́в (Admiral flota Sovetskogo Sojuza Kuznetsov), nota più brevemente come “Admiral Kuznetsov”, ammiraglia della flotta russa da 67mila tonnellate a pieno carico e in grado di imbarcare una trentina di Sukhoi Su-33 e Mig-29K oltre ad alcuni elicotteri.

I lavori di riparazione e modernizzazione della nave sono attualmente sospesi e il Comando Generale della Marina e la United Shipbuilding Corporation (USC) dovranno prendere una decisione definitiva sul suo destino: restaurare o dismettere?

Difatti la questione della Kuznetsov divide gli esperti: sono per la dismissione l’Ammiraglio in pensione Sergei Avakyants, ex comandante della Flotta del Pacifico, il quale sostiene che la Marina russa non ha bisogno delle portaerei nella loro forma classica, definendole una «reliquia del passato» e una «struttura enorme e costosa che può essere distrutta in pochi minuti dalle armi moderne».

A suo parere, il futuro appartiene alle portaerei con sistemi robotici e velivoli senza pilota, e l’unica soluzione per la Kuznetsov sarebbe la demolizione. Sono per il mantenimento e la costruzione di nuovi esemplari altri esperti, come il Contrammiraglio in pensione Mikhail Chekmasov, il quale sottolinea che i documenti di pianificazione strategica russi prevedono la presenza di almeno una portaerei per ciascuna delle Flotte del Nord e del Pacifico.

Il Capitano di 1° grado Vasily Dandykin e Ilya Kramnik del Centro per lo Studio della Pianificazione Strategica dell’IMEMO RAS (Istituto di Economia Mondiale e Relazioni Internazionali dell’Accademia Russa delle Scienze) concordano altresì sulla necessità di portaerei per la copertura aerea in missioni a lunga distanza, poiché una flotta moderna è impensabile che non disponga di supporto aereo oltre la portata dell’aviazione costiera, tutto ciò nonostante lo sviluppo di sistemi senza pilota, sia di superficie che subacquei.

“Quando le navi si spingono in mare aperto per migliaia di chilometri, ottenere supporto dalla costa è molto difficile o praticamente impossibile. La flotta ha bisogno di un aeroporto, e questo è una portaerei” – ha spiegato a Izvestia Kramnik.

L’Admiral Kuznetsov presenta oggi diverse problematiche che ne rendono difficile il restauro: in primis la stessa è considerata obsoleta a livello progettuale. La nave, varata nel 1985, ha un design piuttosto datato e un sistema di propulsione che si è dimostrato inaffidabile durante il servizio.

Inoltre il processo di ammodernamento, iniziato nel 2017, è stato segnato da gravi incidenti (vedi qui sotto lo schema grafico realizzato da Izvestia): nell’ottobre 2018 il più grande bacino galleggiante della Federazione Russa, il PD-50, è affondato causando danni alla portaerei per la caduta di una gru. Nel dicembre 2019 un grave incendio a bordo, causato da lavori di saldatura, ha provocato due morti e 14 feriti.

Ancora alla fine del 2022 un altro incendio è stato segnalato senza vittime e nel luglio dello scorso anno l’FSB ha sventato un attacco terroristico pianificato contro la portaerei da parte di un agente ucraino.

Quali sono le alternative in tal senso? Ilya Kramnik suggerisce che, data l’età e i problemi della Kuznetsov, la Russia dovrebbe concentrarsi sulla costruzione di una nuova portaerei e questa potrebbe essere più piccola dell’attuale Kuznetsov.

La nuova nave dovrebbe essere dotata inoltre di un’unità di propulsione standard (turbina a gas o nucleare), moderne apparecchiature radioelettroniche, mezzi di difesa estremamente efficaci contro missili e imbarcazioni senza pilota e non ultimo la classe di aerei imbarcati dovrebbe essere più piccola, non della categoria degli attuali Sukhoi Su-33 e nemmeno (come ipotizzato fino a poco tempo fa) basato sulla cellula del caccia di quinta generazione Su-57, bensì della classe dei nuovi Su-75 “Checkmate” leggeri monomotore, opportunamente navalizzati, o ancora il J-35 cinese e, potenzialmente, acquistando anche aerei AWACS imbarcati cinesi, come lo Xian KJ-600, sebbene adattati con equipaggiamenti russi.

Secondo l’Izvestia tuttavia il destino finale della Kuznetsov appare evidente: la portaerei sovietica molto probabilmente verrà demolita. D’altra parte l’interesse per l’acquisizione dell’unità navale è nullo persino da parte di nazioni come l’India o la Cina, quest’ultima particolarmente impegnata nella rapida costruzione di portaerei nuove e all’avanguardia e parallelamente anche nello sviluppo di una variegata e formidabile aviazione navale così come ampiamente trattato alla fine del 2020 da Francesco Palmas su Analisi Difesa.

Sebbene l’idea di trasformarla in una nave museo sia stata ventilata ci sono altre navi storiche russe che necessitano di restauro prioritario. Il suo nome, infine, potrebbe essere trasferito a una nuova unità navale.

Ricordiamo la storia dell’Admiral Kuznetsov, quinta nave del “Progetto 1143”, che fu concepita come un incrociatore pesante con capacità di trasporto aerei la cui costruzione iniziò in URSS nei primi anni ’70. Impostata a Nikolaev nell’autunno del 1982, la nave cambiò nome più volte (tra cui “Leonid Brežnev” e “Tbilisi”) prima di assumere la sua denominazione finale.

Un elemento chiave della sua progettazione fu l’inclusione di missili P-700 Granit nel suo armamento: questa dotazione permise di classificarla come “incrociatore pesante trasportatore di aerei”, una mossa strategica che, secondo alcune interpretazioni, fu intesa a eludere le restrizioni della Convenzione di Montreux.

Tale convenzione proibiva il passaggio di portaerei “pure” attraverso gli stretti del Mar Nero, consentendo così alla Kuznetsov di operare e avere base a Sebastopoli. La nave fu trasferita alla Marina dell’URSS il 25 dicembre 1990 e il 20 gennaio 1991 venne ufficialmente consegnata e assegnata alla Flotta del Nord

Ha partecipato a sette campagne e, tra novembre 2016 e gennaio 2017, ha condotto operazioni di combattimento in Siria con i suoi aerei che hanno effettuato oltre 400 sortite. Al ritorno da questa campagna, è stata inviata in cantiere per le riparazioni e l’ammodernamento che si sono rivelati estremamente travagliati.

Foto Marina Russa e Izvestia

 

Maurizio SparacinoVedi tutti gli articoli

Nato a Catania nel 1978 e laureato all'Università di Parma in Scienze della Comunicazione, ha collaborato dal 1998 con Rivista Aeronautica e occasionalmente con JP4 e Aerei nella Storia. Dal 2003 collabora con Analisi Difesa occupandosi di aeronautica e industria aerospaziale. Nel 2013 è ospite dell'Istituto Italiano di Cultura a Mosca per discutere la propria tesi di laurea dedicata a Roberto Bartini e per argomentare il libro di Giuseppe Ciampaglia che dalla stessa tesi trae numerosi spunti. Dall'aprile 2016 cura il canale Telegram "Aviazione russa - Analisi Difesa" integrando le notizie del sito con informazioni esclusive e contenuti extra provenienti dalla Russia e da altri paesi.

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