Le truppe statunitensi lasciano anche il Ciad

 

Gli Stati Uniti ritireranno “temporaneamente” il centinaio di militari, per lo più delle forze speciali, presenti in Ciad. Lo ha annunciato il 26 aprile il Pentagono pochi giorni dopo aver accettato il ritiro delle proprie forze dal confinante Niger. “L ’Africa Command (US AFRICOM) sta valutando il riposizionamento di alcune forze militari statunitensi dal Ciad, la cui partenza era già stata programmata”, ha dichiarato in una conferenza stampa il portavoce Pat Ryder. “Si tratta di un passaggio temporaneo nell’ambito di una revisione in corso della nostra cooperazione in materia di sicurezza, che riprenderà dopo le elezioni presidenziali in Ciad del 6 maggio”, ha aggiunto.

Come aveva ricordato Analisi Difesa, con una lettera al ministro delle Forze Armate, il capo di Stato Maggiore dell’aeronautica militare ciadiana aveva chiesto la partenza dei soldati statunitensi all’inizio di questo mese, adducendo la mancanza di documenti relativi all’accordo che ne permetteva la presenza. La lettera fa riferimento al ritiro dalla base aerea di Adji Kossei, dove i militari statunitensi sono impegnati nell’addestramento delle forze speciali ciadiane per combattere il gruppo jihadista Boko Haram.

Gli Stati Uniti stanno lavorando per “mantenere la propria influenza e lavorare con i tanti Paesi che si trovano nel continente africano” ha detto il generale Charles Q. Brown Jr, capo di Stato maggiore congiunto, durante una conferenza stampa organizzata al termine dell’ultima riunione virtuale del gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina. “Dobbiamo avere partner disponibili in determinate aree, in modo da essere sicuri di poter continuare ad operare: ed è quello che AFRICOM sta facendo”, ha affermato.

La decisione di ritirate i militari da N’Djamena giunge a pochi giorni dall’inizio del ritiro del contingente di circa mille uomini dal vicino Niger.

Ryder ha reso noto che l’ambasciatrice statunitense in Niger, Kathleen FitzGibbon, ha incontrato il 25 aprile i rappresentanti del Consiglio nazionale per la salvaguardia della patria (CNSP), per “avviare una discussione sul ritiro, ordinato e in sicurezza, delle forze statunitensi”.

Ai colloqui ha preso parte anche Kenneth Ekman, direttore per la Strategia di AFRICOM mentre nei prossimi giorni un secondo incontro ai quali parteciperà l’assistente del segretario alla Difesa per le operazioni speciali e i conflitti a bassa intensità, Christopher Maier dovrà “coordinare il ritiro in maniera trasparente, e nel rispetto reciproco”. Il Pentagono, prosegue la nota, rimane “impegnato nel contrasto alle organizzazioni estremiste nell’Africa occidentale e continuerà a sostenere i governi della regione per mantenere la stabilità e affrontare la minaccia del terrorismo”.

Secondo le fonti menzionate dal New York Times la decisione di lasciare il Niger è definitiva mentre in Ciad il Pentagono auspica di rilanciare i colloqui sulla cooperazione militare dopo le elezioni che si terranno il 6 maggio.

Il presidente del Ciad, il generale Mahamat Idriss Déby, al potere dal 2021, non ha chiesto il ritiro delle forze francesi ma ha favorito rapporti con le giunte di Mali, Niger e Burkina Faso che cooperano sul piano della difesa e sicurezza con la Russia e in gennaio ha incontrato a Mosca Vladimir Putin.

Oltre ai tre paesi del Sahel guidati da giunte militari e riuniti da un vincolo di alleanza, le forze russe stanno incrementando la presenza anche in Libia e Repubblica Centrafricana: in quest’ultima nazione nei giorni scorsi il ministro della Difesa Claude Rameaux Bireau ha reso noto che centinaia di ufficiali vengono attualmente istruiti e addestrati nelle scuole militari russe e che “negli ultimi cinque anni 10mila militari sono stati addestrati da istruttori russi”.

Che il Ciad stia spostando l’asse delle intese militari verso Oriente lo si evince non solo dalle aperture a Mosca ma anche dalla crescente acquisizione di materiali d’armamento turchi come gli UAV Aksungur (derivato dall’UAV Anka e acquisito anche da Angola e forse Algeria) recentemente entrati in servizio (nelle foto) come ha riferito il sito sudafricano DefenceWeb.

Un video pubblicato il 21 aprile mostrava un singolo Aksungur in contrassegni ciadiani in decollo dalla base aerea di Adji Kossei (la stessa base utilizzata dalle forze speciali statunitensi) presso l’aeroporto internazionale di N’Djamena e personale dell’aeronautica ciadiana addestrato in Turchia dalle industrie aerospaziali turche (TAI/TUSAS).

TAI descrive l’Aksungur come in grado di svolgere missioni di intelligence, sorveglianza e ricognizione (ISR) diurne e notturne e missioni di attacco con carichi utili quali radar ad apertura sintetica (SAR), strumenti elettro-ottici/infrarossi e una varietà di armi aria-terra. Tre punti d’attacco possono trasportare 750 kg di armi, come bombe a guida laser TEBER-81 e TEBER-82 e munizioni guidate L-UMTAS, MAM-L, Cirit e MAM-C.

Il velivolo ciadiano è stato mostrato con otto munizioni MAM-L e quello che sembra essere un pod elettro-ottico Hensoldt Argos II.

L’aereo è propulso da due motori diesel PD-170 biturbo che consentono operazioni di lunga durata fino a 12.000 metri. Un carico utile opzionale per le comunicazioni satellitari può consentire operazioni oltre la linea di vista. L’Aksungur è lungo 12,5 metri, ha un’apertura alare di 24,2 metri e un’autonomia di 50 ore (senza armi).

Le forze aeree del Ciad avevano già ricevuto da Ankara 3 aerei da addestramento/attacco leggero Hurkus-C e due UAV Anka mostrati in pubblico nel luglio 2023 e dotati di missili MAM-L e MAM-C. A gennaio di quest’anno 3 piloti e 7 tecnici ciadiani avevano completato le qualifiche sugli Hurkus, in dotazione in due esemplari anche alle forze aeree del Niger.

L’Hurkus è un velivolo turboelica monomotore a due posti, ad ala bassa, progettato come addestratore di nuova generazione e come piattaforma per eseguire missioni di combattimento di attacco leggero e ricognizione armata. L’Hurkus-A è la versione base che può essere utilizzata da clienti non militari mentre l’Hurkus-B è una versione più avanzata con un’avionica più sofisticata.

Secondo lo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI) negli ultimi anni il Ciad ha ricevuto dalla Turchia anche 20 veicoli blindati i da trasporto truppe Ejder Yalcin e 30 NMS Nurol Makina.

Foto: AFRICOM, US Army e Governo del Ciad via Defence Web

 

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