Il Canada confisca il cargo pesante Antonov An-124 russo per donarlo all’Ucraina

Come si è appreso da un’intervista rilasciata al portale locale canadese INsauga da un rappresentante del Ministero degli Affari Esteri del Canada, il 18 marzo 2025 il Procuratore generale del Paese ha presentato una petizione di confisca dell’aereo da trasporto pesante russo Antonov An-124 “Ruslan” della compagnia Volga-Dnepr alla Corte superiore dell’Ontario.
Successivamente, lo scorso 6 maggio, il Ministro della Giustizia ucraino Olga Stefanishyna ha affermato che il Canada ha effettivamente avviato un procedimento legale per confiscare l’aereo che si trova presso l’aeroporto internazionale di Toronto dal 2022 e intende consegnarlo all’Ucraina al termine del procedimento legale.
Anche il primo ministro ucraino Denys Shmyhal ha confermato l’imminente trasferimento, includendolo come parte di un pacchetto più ampio di sanzioni da parte del Canada volte a sequestrare beni legati alla Russia.
Il trasferimento non riguarderà tuttavia solo l’aereo ma anche altri elementi della Volga-Dnepr presenti in Canada; la confisca è in corso ai sensi del Canadian Special Economic Measures Act (Legge canadese sulle misure economiche speciali) e la decisione finale è in attesa di giudizio presso la Corte Superiore dell’Ontario.
L’aereo confiscato è un Antonov An-124-100-150 prodotto da Aviastar-SP nel 1995, immatricolato con il numero RA-82078 e avente matricola 9773054559153; l’aereo, com’è noto, appartiene alla Volga-Dnepr Airlines, un operatore cargo russo.
I fatti sono stati ampiamente trattati da Analisi Difesa nel giugno 2023, quando il Primo Ministro canadese Justin Trudeau, durante una sua visita a sorpresa a Kiev, annunciò la confisca dell’aereo da trasporto pesante An-124 di proprietà della compagnia russa Volga-Dnepr Airlines con l’intenzione di consegnarlo all’Ucraina.
L’An-124 in oggetto si trovava fermo presso l’aeroporto internazionale di Toronto Pearson dal lontano 27 febbraio 2022. In quel giorno, il velivolo era atterrato in Canada per consegnare un carico consistente di test per il Covid-19 proveniente dalla Cina.
All’epoca, l’ambasciatore russo a Ottawa, Oleg Stepanov, aveva dichiarato che l’aereo era stato noleggiato su richiesta dello stesso Governo canadese per far fronte all’emergenza sanitaria. Tuttavia, poche ore dopo, in risposta all’attacco russo in Ucraina, il Canada chiuse il proprio spazio aereo ai velivoli russi lasciando bloccato l’Antonov.
L’equipaggio era stato inizialmente ospitato e poi rimpatriato, mentre l’aereo rimaneva in territorio canadese con le autorità locali che dichiaravano una “trattenuta fino alla scadenza di questa restrizione”.
Già allora si parlava di un considerevole debito accumulato per il parcheggio dell’aereo, circa 350.000 euro. Alcuni ipotizzavano che questo potesse essere uno dei motivi del contenzioso legale per la confisca, sebbene l’importo fosse nettamente inferiore al valore del velivolo. Basti pensare che già due anni fa citavamo esempi di An-124 usati in vendita in Russia a cifre ben superiori. Inoltre, si sottolineava già allora come l’esemplare in questione avesse da poco superato la manutenzione programmata, ottenendo un nuovo certificato di aeronavigabilità poco prima del suo arrivo in Canada.
A quel tempo l’ambasciatore russo Stepanov aveva definito la decisione canadese un furto, con il Cremlino che parlava di mancanza di stato di diritto in Canada. Anche analisti russi avevano espresso preoccupazione per il precedente che tale azione avrebbe potuto creare per altri paesi occidentali.
Sempre nel 2023 si rammentavano le parole di Dmitry Antonov, pilota del mastodontico An-225 andato perduto durante i primi giorni di guerra, che aveva avanzato una pretesa sulla confisca di questi An-124 come parziale compensazione dei danni di guerra. Si aggiungeva come ulteriore motivazione ucraina il fatto che, dal 2014, la manutenzione degli An-124 russi fosse avvenuta in Russia senza il coinvolgimento del costruttore ucraino Antonov. Anche se l’Ucraina, ad onor del vero, ha sempre effettuato revisioni su velivoli di fabbricazione russa operanti nel suo territorio.
In risposta, nel successivo mese di dicembre la Volga-Dnepr intentava una causa presso la Corte federale del Canada contestando la legalità del sequestro e delle sanzioni poiché la compagnia aerea stessa dichiarava di non essere coinvolta in azioni militari.
L’aereo, fermo oramai da tre anni presso l’aeroporto canadese di Toronto, è ben visibile su Google Maps.ru alle coordinate: 43°41’00.9″N 79°36’04.8″W ma non lo è stranamente alle medesime coordinate sul dominio google.com.
La Russia affermava pertanto che le azioni del Canada costituivano un’espropriazione illegale, mentre dal canto suo la Volga-Dnepr dichiarava che il Canada stava violando l’accordo sugli investimenti esteri tra Canada e URSS del 1989 e che secondo una stima della stessa i danni causati dal fermo dell’aereo hanno superato i 100 milioni di dollari.
Nel febbraio 2025 il Canada ha ampliato l’elenco delle sanzioni per includere il fondatore e direttore di Volga-Dnepr Airlines, Alexey Isaykin, Volga-Dnepr Airlines Limited (Irlanda), Volga-Dnepr Logistics BV e lo stesso Gruppo Volga-Dnepr.
Il Canada è stato così il primo Paese del G7 ad approvare una legge che consente la confisca dei beni degli individui sanzionati. Ma un rapporto del Senato pubblicato di recente aveva messo in guardia dal fatto che tali misure avrebbero potuto danneggiare le aziende canadesi all’estero e minacciare lo stato di diritto.
I media specializzati russi hanno colto la palla al balzo per ricordare che questa pratica fraudolenta ricorda quanto avvenuto negli anni ’90 dalle autorità ucraine ai danni di quelle russe, quando due An-124 dell’Aeronautica Militare russa/sovietica (immatricolati come CCCP-82007 e CCCP-82008) di stanza presso la KiAPO (Antonov) di Kiev per operazione di manutenzione, furono sequestrati e incamerati con il successivo allontanamento dell’equipaggio che trattenne con sé i registri di bordo. I velivoli rimasero in Ucraina mentre nel registro della Federazione Russa la proprietà di questi aerei è indicata ancora come beni nazionali. Questa tra l’altro è una delle ragioni per cui gli An-124 della compagnia aerea ucraina Antonov Airlines non volano più in Russia.
Resta ancora incerto in tutto questo contesto il destino degli altri tre An-124 Ruslan della compagnia aerea russa (RA-82045, RA-82043, RA-82046), bloccati a Lipsia. Ma i guai per Volga-Dnepr non finiscono qui considerando che poche settimane fa la corte suprema del Regno Unito si è pronunciata su una richiesta presentata dalla società di leasing Celestial Aviation, parte della holding irlandese AerCap.
L’imputato era proprio il gruppo aereo cargo russo Volga-Dnepr e il tribunale ha stabilito che la società deve pagare 200 milioni di dollari di debiti di leasing.
Stiamo parlando di otto aeromobili, Boeing 747 cargo, trasferiti in leasing operativo prima di marzo 2022. AerCap ha intentato causa sostenendo il mancato adempimento degli obblighi di pagamento e/o la perdita totale dell’aeromobile. La divisione olandese di Volga-Dnepr ha agito in qualità di garante per la transazione. La Corte ha specificamente sottolineato che la sua decisione non viola le sanzioni internazionali imposte alla Russia dopo febbraio 2022. Ciò significa che la riscossione è possibile anche con le attuali restrizioni.
AerCap continua la sua attiva battaglia legale per recuperare gli aerei dispersi e ricevere un risarcimento dalle compagnie aeree russe. In totale, la compagnia ha segnalato la perdita di oltre 100 velivoli rimasti nella Federazione Russa. La decisione del tribunale del Regno Unito potrebbe creare adesso un precedente per casi simili in altre giurisdizioni in cui i locatori cercano di recuperare fondi per i beni perduti.
Foto Volga-Dnepr
Maurizio SparacinoVedi tutti gli articoli
Nato a Catania nel 1978 e laureato all'Università di Parma in Scienze della Comunicazione, ha collaborato dal 1998 con Rivista Aeronautica e occasionalmente con JP4 e Aerei nella Storia. Dal 2003 collabora con Analisi Difesa occupandosi di aeronautica e industria aerospaziale. Nel 2013 è ospite dell'Istituto Italiano di Cultura a Mosca per discutere la propria tesi di laurea dedicata a Roberto Bartini e per argomentare il libro di Giuseppe Ciampaglia che dalla stessa tesi trae numerosi spunti. Dall'aprile 2016 cura il canale Telegram "Aviazione russa - Analisi Difesa" integrando le notizie del sito con informazioni esclusive e contenuti extra provenienti dalla Russia e da altri paesi.