Un manuale spiega ai soldati afghani come comprendere gli “occidentali ignoranti”

Dopo due settimane di sospensione dovuta ai molti casi di “insider attacks” (53 i militari alleati uccisi dall’inizio dell’anno da soldati afghani) sono riprese in Afghanistan la maggior parte delle operazioni congiunte delle truppe americane e della Nato con quelle afghane. Lo hanno annunciato prima il segretario alla Difesa americano Leon Panetta e poi il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen. Panetta ha detto che la ”maggior parte” delle unità americane e della Nato sono ”tornate alle loro normali operazioni congiunte” con gli afghani aggiungendo che i vertici militari Usa ”adotteranno qualsiasi misura necessaria per proteggere le nostre forze”. Il comandante delle truppe alleate in Afghanistan, John Allen, ha in più occasioni ribadito che solo un quarto degli “insider attacks” è determinato da talebani infiltratisi nei ranghi di esercito e polizia afghani mentre la gran parte dei casi sarebbe da imputarsi a screzi e litigi determinati spesso da incomprensioni e che degenerano in violenza da parte degli afghani tra i quali il consumo di droghe (ma questo Allen non lo ha detto) è molto diffuso. Per favorire una maggiore comprensione culturale degli occidentali i militari di Kabul hanno messo a punto una guida sulla “ignoranza culturale degli occidentali” nei quali si spiega loro che molti comportamenti dei militari Usa ed europei che agli occhi degli afghani risultano offensivi sono in realtà solo il frutto dalla mancata conoscenza degli usi e costumi locali. In pratica i soldati afghani riceveranno presto un manuale per imparare a “capire”  americani e occidentali con l’obiettivo di convincere i soldati che “quando gli occidentali fanno qualcosa di profondamente insultante, in realtà è solo il frutto di ignoranza culturale per la quale non vale la pena di vendicarsi”.  Le 18 pagine del manuale intitolato “Comprensione culturale. Una guida per capire le culture della coalizione”,  rivelano le numerose gaffe nelle quali incorrono i militari occidentali.  “Per favore  non offendetevi se un membro della Nato si soffia il naso davanti a voi spiega la guida aggiungendo che “quando i membri della coalizione sono contenti potrebbero manifestarlo dandosi pacche sulla schiena o sul sedere uno con l’altro. Potrebbe farlo anche con voi se sono orgogliosi del lavoro che avete fatto. Ancora una volta, non vogliono offendervi”. La guida avverte che gli occidentali potrebbero fare cose molto imbarazzanti per un afghano:  come strizzare un occhio, chiedere notizie della moglie, denudarsi davanti ad altri per fare la doccia.  “Se qualcuno si sente a suo agio in vostra presenza potrebbe anche mettere i piedi sul tavolo mentre parla con voi. Non cerca in alcun modo di offendervi. Semplicemente non conosce o ha dimenticato le abitudini afghane”. Per gli afghani e in genere per gli islamici è una grave offesa mostrare la suola delle scarpe. La guida verrà distribuita a tutti i comandanti afghani e spiegata ai soldati (in buona parte analfabeti) in un corso di tre lezioni orali della durata di un’ora. Finora lo sforzo di diffondere una migliore conoscenza della cultura altrui è ricaduto quasi interamente sugli statunitensi i quali, pur senza ottenere risultati eclatanti, hanno messo a punto addestramenti specifici con consiglieri culturali afghani appositamente “arruolati” e diffondendo persino un videogame per spiegare alle truppe i costumi afghani. Ogni contingente militare distribuisce ai propri soldati manuali che illustrano per sommi capi anche i costumi afghani e le principali norme di comportamento nei rapporti con la popolazione locale. Alcuni contingenti, come quello italiano, hanno distribuito alle truppe in Afghanistan e Iraq  pubblicazioni contenenti norme di linguaggio e comportamento da adottare nel periodo del Ramadan che invitano ad esempio a evitare di fumare, bere e mangiare in pubblico durante il giorno per non offendere la suscettibilità degli islamici. Il manuale di comprensione culturale rappresenta la prima iniziativa attuata in tal senso dal governo e dalle forze armate di Kabul tenuto conto che i rapporti tra  militari occidentali e afghani sono molto complessi anche a causa dei diversi ambienti di provenienza e consuetudini. Basti pensare che tra i militari occidentali i rapporti tra ufficiali, sottufficiali e truppa sono ben poco formali (senza che per questo venga meno la disciplina) specie in un contesto operativo o sul campo di battaglia mentre tra gli afghani gli ufficiali hanno ancora quasi il potere di vita e di morte sui sottoposti ai quali possono infliggere anche dure punizioni corporali.

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Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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