Afghanistan: tre anni dopo i Marines tornano a Helmand

I primi marines americani, una trentina, sono tornati in una base militare dell’Helmand, la provincia del sud dell’Afghanistan, controllata in gran parte dai talebani e dalla quale gli Usa si ritirarono nel 2014, quando le forze della Nato misero fine alla missione di combattimento.

Alla cerimonia che ha segnato il ritorno della prestigiosa forza militare nella provincia, tristemente nota anche per le perduranti coltivazioni di oppio, ha partecipato il generale John Nicholson (nella foto sotto), capo delle forze americane in Afghanistan.

A regime, tra qualche settimana, nella provincia saranno operativi 300 Marines che avranno compiti di addestramento, assistenza e consulenza alle forze armate afghane nella provincia, e dunque, contrariamente ai loro precedenti soggiorni, non avranno un ruolo diretto nei combattimenti.

Il ritorno dei Marines nella zona coincide con l’inizio, annunciato venerdì’, dell'”offensiva di primavera” dei talebani, galvanizzati dagli ultimi successi sul campo soprattutto l’attacco alla base militare di Mazar-e-Sharif che la scorsa settimana ha causato 135 morti e 64 feriti tra i militari di Kabul.

L’offensiva annunciata (chiamata Mansouri, in onore dell’ex leader talebano, mullah Akhtar Muhammad Mansour) include obiettivi politici e di “giustizia sociale e sviluppo” nelle aree sotto il controllo dei ribelli.

Afghan security personnel prepare for combat during an ongoing battle with Taliban militants in the Nad Ali district of Helmand on August 10, 2016. Fierce fighting in Helmand has sent thousands of Afghans fleeing to the capital of the southern opium-rich province, sparking a humanitarian crisis as Taliban insurgents besiege the city despite intensified US air strikes. The Taliban advance on Lashkar Gah has compounded fears that the city was on the brink of falling into insurgent hands, even as US and Afghan officials insist that they will not allow another urban centre to be captured. / AFP PHOTO / NOOR MOHAMMAD

I talebani sostengono di voler creare in queste zone istituzioni volte ad assicurare “i diritti sociali, di sicurezza e legali” dei cittadini e ad implementare un apparato di propaganda per diffondere la loro ideologia tra gli afghani. Nella nota, il consiglio direttivo dell’Emirato chiede alla popolazione di evitare le zone vicine alle basi militari delle truppe per evitare perdite tra i civili.

Le forze USA in Afghanistan contano oggi circa 8.400 uomini schierati soprattutto in appoggio alle forze afghane contro gli islamisti (Operazione Resolute Support cui partecipano anche 5 mila militari alleati inclusi un migliaio dio italiani) tuttavia 2.150 di essi compiono operazioni belliche contro i jihadisti (soprattutto contro Isis e al-Qaeda) nell’ambito dell’Operazione Freedom Sentinel che dal 2015 ha sostituito Enduring Freedom ed è composta per lo più da forze speciali e aeree.

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L’invio dei militari USA nella provincia meridionale che (come quelle italiane e USA rischierate nei mesi scorsi nella provincia di Farah) non si prevede partecipino direttamente ai combattimenti, è il primo indizio di un impegno di nuovo crescente delle truppe straniere nel Paese.

A Helmand, alla frontiera con il Pakistan, le truppe britanniche e americane hanno perso centinaia di uomini negli anni scorsi e oggi i talebani controllano in toto o parzialmente 10 dei 14 distretti nella provincia e adesso minacciano direttamente la capitale della provincia, Lashkar-Gah.

Secondo quanto riferisce la rivista delle forze armate Usa ‘Stars and Stripes’ 1.700 soldati della 82esima divisione aerotrasportata di Fort Bragg, in North Carolina, saranno schierati in estate in Afghanistan avvicendando unità attualmente presenti in quel teatro operativo.

Foto AFP e Reuters

 

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