MIGRANTI: L’URGENZA DI INTERVENIRE CONTRO I TRAFFICANTI

da Il Mattino/Il Messaggero del 26 maggio 2016  (aggiornato alle ore 9,20)

I flussi di immigrati illegali verso l’Italia sono di nuovo in crescita, complice anche la bella stagione che ha visto salpare nelle ultime 48 ore oltre 4 mila persone inclusi i 562 recuperati dopo il naufragio del loro barcone dalle navi della Marina militare italiana.
Nessuna delle opzioni prese in considerazione per risolvere o quanto meno ridimensionare l’emergenza sembra avere una concreta efficacia mentre i partner europei non sono disposti ad accogliere quanti sbarcano in Italia.

L’ultimo rapporto della Guardia Costiera riferito al 22 maggio conferma la ripresa “costante e continua” del flusso proveniente dall’Egitto, pur secondario rispetto a quello dalla Libia, e registra dall’inizio dell’anno lo sbarco di 33.452 migranti (a oggi sono già 38 mila) su 241 barconi e gommoni: per il 71% si tratta di uomini, il 12% donne e il 17% minori.

Anche se i numeri sono limitati (per ora) rispetto ai 155 mila arrivi del 2015 e ai 170 mila dell’anno precedente, si tratta per la gran parte di migranti economici provenienti dall’Africa Occidentale, che in più occasioni la stessa agenzia europea Frontex ha definito privi dei requisiti per ottenere l’asilo e che dovrebbero venire rimpatriati.

Di fatto però tra gli oltre 350 mila sbarcati in Italia negli ultimi due anni e mezzo e in buona parte trasferitisi in altri Paesi europei i rimpatri sono stati irrisori, incentivando così il business dei trafficanti che secondo l’Europol solo nel 2015 hanno incassato 5/6 miliardi di euro.

Al di là della facciata umanitaria degli interventi gestiti da ben due flotte italiane (Guardia Costiera e Operazione Mare Sicuro della Marina Militare) e due europee (Eunavfor Med/Sophia e Triton), l’Europa si limita ad accogliere chiunque abbia pagato migliaia di euro ai trafficanti di esseri umani.

La rinuncia ai respingimenti sulle coste libiche ha favorito i trafficanti e incentivato le partenze da tutto il continente africano.

In questo contesto la proposta italiana di fornire aiuti economici ai Paesi africani per limitare l’ondata migratoria è stata accolta tiepidamente in Europa (specie a Berlino) e non avrebbe alcun impatto immediato sui flussi.

Anche ammesso che gli aiuti europei non finiscano per alimentare solo la corruzione endemica tra i regimi africani (come è accaduto finora con gran parte dei fondi della cooperazione internazionale) i tempi necessari a creare sviluppo non sono compatibili con la necessità di arginare in tempi rapidi i flussi di immigrazione selvaggia che, come ha ribadito il 25 maggio Europol, sono legati al terrorismo islamico e non solo in termini di sostegno finanziario alla causa jihadista.

Il direttore del Centro anti-terrorismo di Europol, Manuel Navarrete Paniagua, ha detto martedì in un’audizione all’Europarlamento che “i terroristi stanno usando il flusso dei migranti per infiltrarsi in Europa. Per questo ufficiali di Europol stanno affiancando quelli di Frontex negli hot-spot in quattro isole della Grecia, e in Sicilia”.

Scarse anche le speranze che il nuovo governo libico di Fayez al-Sarraj blocchi i flussi dalle coste della Tripolitania in base a un accordo simile a quello (anche se precario) tra Unione e Turchia.

Al-Sarraj ha chiesto alla Ue di addestrare la Guardia Costiera libica ma la flotta europea effettuerà tale addestramento a bordo di proprie navi in acque internazionali e non è autorizzata ad operare in quelle libiche.

Con queste limitazioni il contrasto ai trafficanti è privo di prospettive di successo e del resto finora le navi europee si sono limitate a raccogliere gli immigrati illegali e ad arrestare scafisti in gran parte poi rimessi in libertà.

In un’intervista a Repubblica l’ammiraglio Enrico Credendino, alla testa dell’Operazione Sophia, ha previsto che saranno necessari alcuni mesi per addestrare i libici (che riceveranno presto dall’Italia 8 motovedette per controllare meglio le loro coste) e “condurre insieme a loro la caccia agli scafisti nelle acque territoriali, dopo l’autorizzazione dell’Onu”.

Questo significa quasi certamente un’altra estate calda sul fronte dei flussi migratori verso l’Italia.

L’ammiraglio ha sottolineato che operando nelle acque libiche si ridurranno i morti ma ha ribadito che “noi applichiamo in maniera rigorosa il principio del non respingimento e quindi i migranti non verranno riportati in Libia”.

Un elemento che continuerà a incoraggiare i migranti a rivolgersi ai criminali per raggiungere l’Europa.

Del resto stroncare i traffici in Libia senza l’uso della forza e senza respingimenti appare impossibile considerato che, come ha ammesso lo stesso Credendino, si stima che tra il 30 e il 50 per cento del Pil della Tripolitania provenga dal traffico di uomini, con interi clan tribali coinvolti nel giro d’affari.

“L’operazione Sophia ha facilitato moltissimo il viaggio ai migranti clandestini, anzi ha incoraggiato anche i trafficanti.

Di recente abbiamo notato che la maggior parte dei migranti parte con la famiglia, rassicurati dal fatto che in mare è in atto l’operazione Sophia” ha detto ad Aki-Adnkronos International il portavoce della Marina libica, il colonnello Ayoub Qasem.

“L’ampliamento dell’operazione Sophia, assieme al miglioramento delle condizioni meteo e al mare calmo in questo momento dell’anno, hanno incrementato il numero di migranti, certi di essere salvati se in pericolo, una volta entrati in acque internazionali a sole 12 miglia dalle coste libiche”, spiega il portavoce della Marina libica.

Ma, secondo Qasem, “anche i Paesi originanti e quelli di passaggio dei migranti hanno contribuito in modo consistente all’aumento dei flussi clandestini, laddove la cultura della migrazione è ormai diffusa in questi Paesi. Per questo – aggiunge – prevedo che nel prossimo periodo vi sarà un notevole incremento di migranti”.

@GianandreaGaian

Foto Marina Militare, Eunavfor Med e EPA

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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