Liberazione bis di Palmyra: parte l’ultima spallata all’Isis

da Il Mattino del 4 marzo 2017

Mentre a Mosul le truppe irachene continuano ad avanzare nei quartieri occidentali della città difesa ancora da circa 2 mila miliziani del Califfato (dei 6 mila presenti all0inizio della battaglia nell’ottobre scorso), le truppe governative siriane e i loro alleati russi ed hezbollah libanesi hanno liberato per la seconda volta Palmira, la città situata i posizione strategica nella Siria Centrale sede di uno dei siti archeologici più importanti del mondo e in parte devastato durante l’occupazione delle milizie dell’Isis.

La liberazione di Palmira riveste una grande importanza per ragioni politiche, di prestigio e militari. Dopo il successo contro gli altri gruppi di insorti ad Aleppo il regime di Damasco continua il momento favorevole conseguendo successi contro quel Califfato che i nemici di Assad (quali americani ed europei che varano risoluzioni all’Onu contro Damasco fermate dal veto di Cina e Russia) sostengono venga poco o nulla colpito dalle armi siriane e russe.

Assad si conferma quindi il più importante nemico dell’Isis sui campi di battaglia siriani dove, nel nord, anche turchi e curdi combattono i jihadisti ma solo nel contesto di una sfida reciproca mentre l’impegno statunitense al fianco delle milizie curdo-arabe resta tutto sommato blando in attesa di conoscere i nuovi piani proposti dal Pentagono a Donald Trump.

Sul piano del prestigio il successo a Palmira lava l’onta subita nel dicembre scorso dalle truppe siriane, colte di sorpresa dall’improvviso blitz dello Stato Islamico che riconquistò la città approfittando del fatto che il grosso delle forze siriane e delle unità aeree russe e di Damasco, così come i reparti d’èlitei, erano impegnati nella fase conclusiva dell’assedio di Aleppo.

Su 24M jet taking off from the Hmeymim airbase TASS

La controffensiva lampo dell’Isis confermò le indubbie capacità operative degli uomini di Abu Bakr al-Baghdadi, in grado di muovere ampie unità militari sfuggendo ai cacciabombardieri alleati, russi e siriani e umiliò i reparti siriani a presidio della città e della grande base aerea e logistica di Tiyas nota come T-4.

Unità composte da riservisti che non si attendevano una controffensiva dell’Isis le cui milizie erano state cacciate un anno fa da Palmira ripiegando su Deir Azzor e Raqqah.

La conquista della base e la fuga dei militari siriani lasciarono in mano all’Isis circa 200 tra veicoli, carri armati e mezzi blindati oltre ad artiglieria e munizioni. Un bottino di guerra che è stato pazientemente individuato e distrutto dal cielo nel corso di decine di raid aerei effettuati tra gennaio e i giorni scorsi dai velivoli russi e statunitensi al punto che c’è chi sostiene che proprio sui cieli di Palmira sia stata testata l’intesa tattica russo-americana per combattere congiuntamente lo Stato Islamico.

La riconquista di Palmira è un punto d’orgoglio anche per Mosca che aveva celebrato la prima liberazione della città con un concerto nel sito archeologico e con qualche ironia nei confronti dell’imbarazzo degli occidentali così impegnati a criticare l’intervento russo in Siria dall’evitare persino di plaudire alla liberazione della città il cui sito archeologico è patrimonio dell’umanità.

Ironia ricambiata dagli occidentali dopo che la città era caduta una seconda volta nelle mani dell’Isis.

L’operazione militare che ha portato alla riconquista di Palmira “è stata pianificata e condotta sotto la guida dei consiglieri militari russi” ha detto con orgoglio il capo del dipartimento generale operativo dello Stato maggiore russo, generale Serghiei Rudskoi. Secondo il generale “un contributo decisivo nella sconfitta dell’Isis vicino a Palmira è stato dato dall’aviazione russa e dalle forze per le operazioni speciali”.

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Un ruolo, quello di Mosca, che sembra confermato anche dalla notizia del grave ferimento del generale Piotr Miliukhin, saltato con il suo veicolo su una mina sul fronte di Palmira dove probabilmente guidava le operazioni ed evacuato all’ospedale militare Burdenko di Mosca dopo aver perso entrambe le gambe e un occhio.

Secondo le dichiarazioni di Rudskoi, nell’offensiva i miliziani dell’Isis “hanno perso oltre 1.000 uomini tra morti e feriti oltre a 19 carri armati, 37 veicoli corazzati, 98 pick-up armati con cannoni e oltre 100 mezzi” per lo più provenienti dal bottino prelevato nella base T-4.

Dopo settimane di preparazione e di avvicinamento alla città l’offensiva siriana ha preso il via martedì quando forze speciali russe e truppe siriane penetrarono in un quartiere occidentale assumendo il controllo della più importante via di accesso stradale per poi dilagare nell’area archeologica.

Foto SANA e RT

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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