Per il governo l’immigrazione illegale non è un’emergenza

Nonostante violenze e disordini provocati dagli immigrati illegali afro-asiatici accolti in Italia in oltre 650 mila unità dal 2013 ad oggi dei quali mezzo milione fuori controllo e nonostante lo stesso governo italiano riconosca che con i flussi migratori sono arrivate ondate di criminali e terroristi islamici e tema il massiccio arrivo di foreign fighters, il ministro degli Interni Marco Minniti ha invitato a non parlare di emergenza quando si tratta dell’immigrazione, che “è ormai un dato strutturale”.

Un’affermazione che deve preoccupare poiché a pronunciarla è stato l’unico esponente dell’attuale governo che ha cercato di porre un freno ai flussi incontrollati (anzi, favoriti dall’Italia stessa) dalla Libia.

Grazie alla sua iniziativa nel 2017 sono sbarcati quasi 120mila clandestini (il governo li definisce “migranti” come avessero il visto sul passaporto e fossero giunti in Italia regolarmente invece che pagando trafficanti), il 34% in meno rispetto al 2016, anno record con oltre 181mila immigrati illegali giunti via mare.

Un dato definito da Minniti “incoraggiante” anche se in uno Stato decente non dovrebbe esserci nulla di incoraggiante nell’aver accolto quasi 120 mila immigrati illegali il cui unico “merito” è aver pagato criminali per raggiungere l’Italia.

(FILES) This file photo taken on November 05, 2016 shows migrants and refugees on a rubber boat waiting to be evacuated during a rescue operation by the crew of the Topaz Responder, a rescue ship run by Maltese NGO "Moas" and the Red Cross, on November 5, 2016 off the coast of Libya. Italian Foreign Minister Angelino Alfano on April 29, 2017 said he "agreed 100 percent" with a prosecutor Carmelo Zuccaro who has repeatedly suggested charity boats rescuing migrants in the Mediterranean are colluding with traffickers in Libya. / AFP PHOTO / ANDREAS SOLARO

Certo gli accordi con la Libia hanno frenato le partenze e, se si considerano gli ultimi 5 mesi, il calo degli arrivi è pari al 70% ma come fa a uno Stato a non definire un’emergenza un flusso gestito da criminali che porta in Europa immigrati illegali, criminali e terroristi?

Uno Stato può definire “strutturale” il crimine solo se ne è complice e, viste le dimensioni del problema e l’impatto finanziario, sociale e sulla sicurezza, l’Italia rischia di diventare uno “Stato canaglia” che incoraggia e alimenta traffici criminali strettamente legati al terrorismo islamico.

Del resto è stato lo stesso Minniti a evidenziare il rischio che tra gli immigrati illegali si celino foreign fighters in fuga da Iraq, Libia e Siria i migranti illegali (infiltrazioni in realtà già note da oltre quattro anni) e il crescente fenomeno degli sbarchi fantasma da Tunisia e Algeria sulle ciste siciliane e sarde non fa che rafforzare questa preoccupazione che su aggiunge alla certezza che i flussi migratori illegali dal Nord Africa sono da tempo una cera “autostrada del crimine” come conferma l’affermarsi nel nostro paese della mafia nigeriana e di altre organizzazioni criminali marocchine e tunisine che utilizzano i “migranti” africani come manovalanza.

Tra gli sbarcati quest’anno i nigeriani sono i più numerosi (18.099), seguiti dai guineani (9.646), dagli ivoriani (9.409) e dai bengalesi (8.954): tutti provenienti da Paesi non in guerra e neppure in preda a carestie.

Come se tutto questo non bastasse, dopo 4 anni di impiego intensivo della Marina Militare e della Guardia Costiera per consentire a chiunque paghi trafficanti di raggiungere l’Italia, il governo italiano ha varato una nuova operazione che vede il coinvolgimento dell’Aeronautica Militare.

Nei giorni scorsi 2 velivoli C-130J hanno infatti trasferito da Tripoli all’Italia di 162 africani detenuti in Libia per immigrazione illegale. Un’operazione nata da “un’iniziativa congiunta tra il Ministero degli Interni e la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) che, in stretta coordinazione con l’UNHCR “hanno individuato in Libia dei migranti in condizioni di vulnerabilità e in grado di ottenere la protezione internazionale” come recita un comunicato della Difesa.

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Roma ha mobilitato tre ministeri (Esteri, Interni e Difesa) “agli ordini” della CEI per continuare a portare in Italia immigrati illegali con i cosiddetti “corridoi umanitari” che in pratica servono solo a sostituire con mezzi governativi i barconi e gommoni degli scafisti per portare in Italia persone che sarebbe stato giusto imbarcare sui velivoli, ma per rimpatriarli nei paesi di origine. Nessun altro Stato si è infatti offerto di accoglierli a conferma che si tratta di immigrati illegali che hanno raggiunto la Libia illecitamente.

Così governo italiano e Vatican, da tempo in prima linea ad alimentare “l’invasione” degli immigrati illegali, incentivano nuove partenze dai Paesi africani di gente che punterà a farsi arrestare dalle autorità libiche contando poi di poter raggiungere l’Italia.

”La nostra casa è la loro casa, la nostra patria è la loro patria. Perché se così non fosse non sarebbe nemmeno la nostra” ha detto il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, accogliendo gli ultimi arrivati dalla Libia a bordo di cargo militari.

Non è chiaro a cosa si riferisse con i termini “casa” e “patria”, termini più adatti alla politica che alla religione confermando così le pesanti ingerenze del Vaticano negli affari italiani in tema di immigrazione e “ius soli”.

Una politicizzazione esasperata e ostentata che sta determinando un crollo verticale di consensi, prestigio e credibilità del Soglio Pontificio: del resto pare certo che Bassetti, usando quei due termini, non si riferisse né a casa sua nè al Vaticano considerato che l’accoglienza ricade in toto  sui contribuenti italiani che tutti i sondaggi indicano a larga maggioranza contrari ad accogliere immigrati illegali.

In un contesto così amaro appare quindi paradossale che Minniti abbia inoltre esortato a non dare spazio al populismo perchè “non bisogna affrontare un tema così complesso con la scorciatoia del consenso immediato”.

IFRONTEX

Dichiarazione forse comprensibile in campagna elettorale ma che punta ad aggirare il problema della sicurezza legato all’immigrazione clandestina. Si tratta di una piaga causata delle politiche attuate dagli ultimi tre governi (Letta, Renzi e Gentiloni) con il rischio concreto che lo Stato perda in molte aree urbane il controllo del territorio, non certo di un problema “inventato” dalla propaganda populista o di una fake news.

Sono gli stessi immigrati illegali voluti dal governo a dare spazio ai “populismi” assorbendo risorse inaccettabili in un momento di profonda crisi economica e sociale come quello che attraversano gli italiani e creando problemi di sicurezza e ordine pubblico.

Difficile evitare populismi e rabbia popolare se si spendono oltre 4 miliardi all’anno per accogliere chiunque paghi criminali per venire in Italia, senza neppure sapere chi sono realmente i clandestini accolti mentre si buttano altri denari pubblici persino per dare loro un lavoro nelle aree più disperate del Meridione, dove la disoccupazione degli italiani è alle stelle.

Il problema non è solo italiano e infatti l’ultimo sondaggio di Eurobarometro rileva che i migranti illegali rappresentano la prima preoccupazione degli europei (39%), seguita dal terrorismo (38%), e poi con notevole distacco dalla situazione economica (17%), dallo stato delle finanze pubbliche (16%) e dalla disoccupazione (13%).

Eppure l’obiettivo del governo Gentiloni, come ha ricordato Minniti, “è governare i flussi, perché gli arrivi incontrollati rendono difficilissimo gestire i progetti d’accoglienza”.

Tutto chiaro no? I flussi migratori non vanno fermati perché illegali, perché ci portano spesso criminali, persone violente, estremisti e terroristi islamici e in ogni caso gente che non ha alcun titolo per essere accolta.

Vanno invece “governati”! per consentire arrivi ordinati e in grado di essere smaltiti compatibilmente con le nostre capacità di accoglienza. Meglio sottolineare “nostre” perché i vicini europei hanno già eretto muri più o memo virtuali alle frontiere e chi entra dalla Libia nella maggior parte dei casi resterà in Italia.

Nessuno ha fatto caso che siamo di fronte al primo caso nella Storia in cui un paese accoglie immigrati su vasta scala senza avere un boom economico che richieda braccia e forza-lavoro?

Non è mai successo prima neppure che flussi così vasti fossero del tutto illegali, affidati a trafficanti senza scrupoli mentre così come è del tutto inusuale che lo Stato che li accoglie rinunci a scegliere la provenienza degli immigrati.

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Nel caso attuale per giunta (anche questo non è mai successo) provenienti dalle società più violente (quelle africane) e da un mondo islamico che ripudia la nostra società e i suoi valori liberali e democratici.

Entità che oggi costituiscono il più grave problema di sicurezza per l’Occidente e che già domani rappresenteranno la più grave minaccia a libertà e democrazia in Europa.

Col termine “governare i flussi” Minniti intende forse dire che occorre far sbarcare gli immigrati illegali un po’ alla volta? Ma allora basta che il governo si metta d’accordo coi trafficanti per un numero ragionevole (diciamo 10mila?) di sbarchi “strutturali” al mese. Invece di accordarsi in Libia con Fayez a- Sarraj e il suo traballante governo o invece di cercare un’intesa col generale Khalifa Haftar, per “governare i flussi” Roma dovrebbe trattare direttamente coi trafficanti, magari utilizzando qualche ong come intermediario.

Un metodo efficace per trasformare l’Italia in una via di mezzo tra il Far West e la Somalia ma che continuerebbe a ingrassare le lobby del soccorso e dell’accoglienza tanto care all’attuale maggioranza di governo.

@GianandreaGaian

Immagini: Formiche.net, AFP, Frontex, Aeronautica Militare e Krancic

 

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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