Il “Caso Bardonecchia” e la barzelletta della sovranità italiana

La vicenda di Bardonecchia ha sollevato un dibattito a tratti feroce e a tratti farsesco intorno al tema della sovranità residua che l’Italia riesce ancora ad esprimere e circa l’ennesimo caso di prevaricazione nei nostri confronti compiuto dai “cugini” francesi.

Ieri la Francia ha sospeso i controlli alla frontiera di Bardonecchia in attesa che si faccia chiarezza sull’incidente della sera del 30 marzo, quando un gruppo di agenti delle Dogane d’Oltralpe hanno fatto irruzione in un locale in uso alla Ong italiana Rainbow4Africa, per effettuare un test delle urine a un nigeriano, immigrato regolare fermato sul treno Parigi-Milano e sospettato di traffico di stupefacenti.

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“I doganieri non hanno fatto nulla di illegale” assicura il ministro francese dei conti pubblici, Gérald Darmanin, il quale però aggiunge di aver chiesto di “sospendere il funzionamento” dell’accordo transnazionale fra i due Paesi in vista “di una mia visita al governo di Roma. L’Italia – ha sottolineato – è una nazione sorella”.

“Se bisogna rivedere l’accordo con l’Italia lo faremo, ma la Francia non ha fatto niente di illegale”, ha detto il ministro in un’intervista. Intanto a Torino la procura ha aperto un’inchiesta con ipotesi di reato che vanno dall’abuso in atti di ufficio al concorso in violenza privata e concorso in violazione di domicilio. Il procedimento per ora è a carico di ignoti perché gli agenti francesi non sono stati identificati. Si valuterà anche l’eventuale sussistenza della “perquisizione illegale” rispetto agli accordi bilaterali di cooperazione sulla frontiera.

Immancabili gli interventi della politica. “Considero grave quello che è avvenuto a Bardonecchia. Con tempestività si è convocato l’ambasciatore francese a Roma e la nota della Farnesina, a cui come appare evidente si è lavorato insieme, rappresenta la posizione di tutto il governo. In sintesi, ad un fatto grave c’è stata una risposta all”altezza da parte dell’Italia” ha detto il ministro dell”Interno Marco Minniti.

Per Maurizio Martina (PD) “non è certo così che si fa la nuova Europa” mentre il segretario della Lega e leader del centrodestra Matteo Salvini ha commentato: “Altro che espellere i diplomatici russi, qui bisogna allontanare i diplomatici francesi! Con noi al governo l’Italia rialzerà la testa in Europa, da Macron e Merkel non abbiamo lezioni da prendere, e i nostri confini ce li controlleremo noi”.

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Per il senatore Maurizio Gasparri (Fi) “alla Francia facciamo tutte le rimostranze dovute ma poi ripristiniamo legge e ordine in casa nostra: Bardonecchia è un punto di transito per i clandestini e, di fatto, Ong e altre realtà supportano questo transito illegale”.

L’aspetto grave è senza dubbio la disinvoltura con cui agenti francesi in uniforme entrano in territorio italiano con prepotenza, dimostrando di fatto in modo sfacciato di non rispettare la sovranità di Roma.

L’aspetto farsesco è però quello forse più rilevante. Un’Italia che compatta si indigna per un lieve sconfinamento francese teso probabilmente a fermare migranti illegali rei di compiere attività criminali fa davvero sorridere. L’Italia ha rinunciato da tempo alla propria sovranità accogliendo chiunque paghi criminali collusi con le organizzazioni terroristiche islamiche per venire in Europa: parliamo di oltre 700 mila persone dal 2011 al 2017.

Roma ha ribadito negli ultimi due anni la sua rinuncia a ogni sovranità sui confini consentendo a Ong (soggetti privati) di sbarcare a loro piacimento nei nostri porti clandestini che cercheranno in buona parte di raggiungere altri Stati europei.

Agenti della polizia di dogana francese fotografati stamane a Bardonecchia, 31 marzo 2018. Sono piombati armati nella sala della stazione di Bardonecchia, al confine tra Italia e Francia, dove opera Rainbow4Africa. E, di fronte allo stupore di medici e volontari, hanno costretto un migrante a sottoporsi al test delle urine. E' un vero e proprio sconfinamento quello compiuto la scorsa sera da cinque agenti delle dogane francesi. A denunciarlo l'associazione che assiste i profughi che sempre più numerosi scelgono le Alpi per tentare di oltrepassare la frontiera. ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

L’Italia ha poi pregiudicato il rispetto della sua sovranità da parte dei partner Ue già nel 2014-15, quando fece transitare impunemente verso il Nord Europa oltre 100 mila clandestini senza averne registrato l’identità e le impronte digitali: una vicenda che provocò l’ira dei nostri vicini e che influenzò in modo non certo marginale il voto in Gran Bretagna favorevole all’uscita dalla Ue.

Prima ancora che ai confini settentrionali, la nostra sovranità andrebbe difesa e dimostrata lungo i confini del Mediterraneo, prima ancora che nei confronti dei doganieri francesi, nei confronti dei trafficanti di esseri umani.

Assolutamente comico appare poi che il richiamo alla sovranità nazionale sia più forte da parte di Ong e associazioni che dell’accoglienza di immigrati illegali hanno fatto un business: per costoro l’Italia dovrebbe difendere i confini a Bardonecchia ma non nel Mediterraneo.

Il problema vero non è che i francesi volessero imporre l’esame delle urine a un clandestino nigeriano sospettato di traffico di droga. Il problema vero e grave è che quel nigeriano (come gli altri 700 mila immigrati illegali sbarcati negli ultimi sette anni dalla Libia e il milione e mezzo arrivati in Europa dalla rotta balcanica dal 2015) non dovrebbe essere in Italia, che sia un criminale o meno.

Da Como a Bardonecchia al Brennero i nostri confini sono assediati da clandestini afro-asiatici che abbiamo accolto e continuiamo ad accogliere. Invece di rimpatriarli a forza le autorità italiane tollerano “l’invasione” nella speranza che prima o poi riescano a sconfinare in Francia, Svizzera o Austria.

Ridicolo poi stupirsi se questi stessi Paesi non hanno alcun rispetto per l’Italia e la sua sovranità da barzelletta.

da Nuova Bussola Quotidiana

@GianandreaGaian

Foto ANSA

 

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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