Le frontiere di un Paese senza governo

da Il Mattino del 3 aprile 2018

La notizia che oltre 16 mila immigrati clandestini africani (per lo più eritrei e sudanesi) dei 42 mila presenti in Israele potessero essere trasferiti anche in Italia in base a un accordo raggiunto tra Gerusalemme e l’agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr), poi ritirato nella notte, ha aperto nuovi interrogativi circa la sovranità dell’Italia e la credibilità della politica nei confronti dell’immigrazione illegale.

Fonti della Farnesina hanno smentito che l’accordo coinvolgesse anche l’Italia ma Roma si è già più volte resa disponibile ad accogliere, con i corridoi umanitari, oltre un migliaio di africani dalla Libia e siriani dei campi profughi in Libano selezionati dall’Unhcr e poi trasferiti in Italia anche con aerei della nostra Aeronautica.

Forse anche per questo il premier israeliano Benyamin Netanyahu (nella foto sotto) ha riferito in una conferenza stampa che tra i Paesi disposti ad accogliere i clandestini vi fossero anche Germania e Canada che, come l’Italia, hanno già in passato accettato di accogliere migranti illegali in accordo con le agenzie dell’Onu.

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Tra le ipotesi non si può infatti escludere che l’Unhcr avesse chiuso l’accordo con Israele puntando soprattutto a evitare l’immediata espulsione coatta dei migranti illegali in alcuni Paesi africani, già messa a punto da Gerusalemme, evidenziando in sede di trattativa i nomi di alcuni Stati presso i quali sono già stati effettuati trasferimenti di immigrati clandestini per ragioni umanitarie, inclusa l’Italia.

Un’ipotesi plausibile considerato che anche Berlino si è detta «sorpresa» dall’annuncio di Netanyahu (il suo dietrofront è giunto solo nella notte). In attesa di comprendere come stiano realmente le cose vale la pena evidenziare gli aspetti critici di questa vicenda, primo fra tutti il fatto che l’Italia non ha ancora un nuovo governo che possa assumersi alcuna responsabilità per questa e altre decisioni del genere mentre l’esecutivo Gentiloni ha già rassegnato le dimissioni e resta in carica solo per gli affari correnti.

Decidere di accogliere altri immigrati illegali, dopo i 650 mila fatti sbarcare in Italia dal 2013 dagli ultimi tre governi, non rientra negli «affari correnti», ambito in cui non rientrava forse neppure l’espulsione di diplomatici russi chiesta da Londra a tutti gli alleati ma che diversi Stati membri di Nato e Ue (con governi pienamente in carica) hanno respinto.

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L’accoglienza di poche migliaia di persone attraverso i «corridoi umanitari» potrebbe non avere un grave impatto finanziario e sociale sull’Italia se non fosse che andrebbe a sommarsi ai numeri spaventosi di persone accolte in questi anni: di molte di esse si sono perse le tracce, altre vagano fuori controllo nelle città italiane o premono sui confini con gli altri partner europei.

Il boom di reati commessi dai clandestini, le obiettive difficoltà d’integrazione e il crescente rischio per la sicurezza in termini di criminalità ed eversione islamista legata ai flussi migratori (finalmente riconosciuto anche da chi fino a ieri negava vi fossero legami tra immigrazione e terrorismo) dovrebbero indurre a bloccare ogni ulteriore forma di accoglienza.

Anche perchè i clandestini che Israele vuole espellere sono per lo più uomini soli (famiglie, donne e bambini hanno ottenuto da Gerusalemme l’accoglienza temporanea) come la maggior parte di quelli giunti in Italia da Libia e Tunisia. Inoltre sono a tutti gli effetti migranti economici, come la stragrande maggioranza dei migranti illegali presenti in Italia e che secondo la stessa agenzia europea delle frontiere (Frontex) dovrebbero essere espulsi.

Vi sono quindi molte ragioni per rifiutare ulteriori quote di migranti illegali ma a quelle politiche, di sicurezza, di opportunità e buon senso, si aggiungono anche quelle legate all’attuale vulnerabilità di Roma sul fronte della sovranità nazionale.

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Nonostante gli accordi con Tripoli e le norme che regolano la nuova missione navale della Ue vi sono organizzazioni non governative che «impongono» all’Italia di accogliere migranti illegali che dovrebbero venire sbarcati altrove mentre i doganieri francesi sembrano potersi muovere, in armi e impunemente, sul territorio nazionale senza che a Parigi qualche ministro senta neppure il dovere di chiedere scusa.

L’attuale delicata fase politica coincide con il livello di sovranità più basso mai espresso dall’Italia e questo fenomeno appare ancor più grave e manifesto proprio sul fronte delle migrazioni illegali. Difficile pretendere di affermare la sovranità con Parigi per i fatti di Bardonecchia dal momento che l’Italia ha rinunciato da anni ad ogni forma di controllo e difesa dei propri confini marittimi, di fatto attraversabili impunemente da chiunque paghi organizzazioni criminali colluse con i terroristi islamici per raggiungere la Penisola.

La percezione che Roma abbia rinunciato a ogni forma di sovranità sui propri confini, ingigantita negli ultimi mesi dal fenomeno degli «sbarchi fantasma» dalla Tunisia, è palpabile in Africa come in Europa e coincide con il crollo della credibilità di un’Italia divenuta ricettacolo della peggiore immigrazione illegale.

Riabilitare il Paese, nell’immagine come nella sostanza, richiederà tempo e determinazione ma a questo obiettivo non contribuirebbe certo l’accoglienza anche dei clandestini che Israele aveva annunciato di voler espellere.

Foto AFP e Red Ice

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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