Londra presenta il Programma Tempest, l’erede (un po’ anche italiano) del Typhoon

Il governo britannico ha annunciato al salone aerospaziale di Farnborough di aver stanziato attraverso il Ministero della Difesa 2 miliardi di sterline (2,3 miliardi di euro) per lo sviluppo iniziale, fino al 2025,  del caccia di sesta generazione Tempest, destinato a rimpiazzare dal 2040 negli squadron della Royal Air Force gli Eurofighter Typhoon e a porsi come potenziale concorrente diretto del nuovo caccia franco-tedesco annunciato al salone parigino di Le Bourget il 12 luglio 2017 da Angela Merkel e Emmanuel Macron.

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Rispetto a quel programma, che Berlino e Parigi sembrano voler sviluppare da soli accogliendo eventuali partner europei solo in base alla disponibilità dei singoli Stati di acquistare quel velivolo, il Tempest pare già qualche passo avanti almeno a giudicare dal modello (mock-up) in fibra di carbonio e dalla linea futuristica presentato ieri a Farnborough dal premier Theresa May e dal ministro della Difesa Gavin Williamson.

Il modello presentato ieri sembra nascere dalle ampie esperienze maturate da Bae Systems nel campo dei velivoli da combattimento a ridotta visibilità radar “stealth” maturato negli anni ’90 col Programma Replica teso a sviluppare uno “stealth” nazionale e in seguito abbandonato quando Londra decise di aderire come partner di primo livello al programma statunitense F-35.

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Secondo alcuni analisti le conoscenze sviluppate col Programma Replica (foto a destra) nel settore “stealth” consentirono a Londra un accesso privilegiato al Programma F-35.

Il mock-up del Replica, utilizzato per valutare la traccia radar e testare livree che la riducessero, apparve nuovamente negli stabilimenti Bae Systems di Warton nel 2014, probabilmente per test utili allo sviluppo del velivolo teleguidatio Taranis (video).

Le esperienze maturate con i programmi Replica ed F-35 torneranno utilissime nello sviluppo del Tempest tenendo conto che Bae Systems è già impegnata con la Turchia nello sviluppo del Programma TF-X per un caccia stealth di quinta generazione.

Indubbio l’impatto politico dell’annuncio di ieri, in un momento di difficoltà del governo May nella gestione della Brexit e dopo la minaccia di Airbus di chiudere gli stabilimenti in Gran Bretagna nel caso Londra uscisse dalla Ue senza un accordo con Bruxelles.

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Non a caso ieri Theresa May si è intrattenuta a lungo con l’ad di Airbus, Tom Enders, che l’ha accompagnata a bordo di un A220-300 assemblato a Belfast, nella regione economicamente depressa dell’Irlanda del Nord.

Il Tempest è un programma britannico, finanziato con i fondi della Difesa per lo sviluppo di nuove tecnologie affidato a un team di aziende nel quale ha un ruolo importante Leonardo, che ha 7 stabilimenti nel Regno Unito (quelli di Edimburgo e Luton saranno probabilmente i più coinvolti nel programma Tempest) con 7mila dipendenti.

“Il governo si unirà a BAE Systems, Leonardo, MBDA e Rolls Royce per finanziare la nuova fase della Future Combat Air System Technology Initiative attraverso la rivoluzionaria partnership nota come Team Tempest” ha annunciato la signora May, che ha parlato di “caccia rivoluzionario”.

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Per la Royal Air Force si tratterebbe del secondo velivolo da combattimento a portare il nome Tempest dopo il caccia realizzato negli anni ’40 dalla Hawker (foto a destra), derivato dal precedente Typhoon e protagonista dell’ultima fase della Seconda guerra mondiale e delle operazioni contro gli insorti malesi all’inizio degli anni ’50.

Il primo volo del caccia bimotore è previsto nel 2025 (probabilmente come “dimostratore tecnologico) per divenire operativo nel 2035 nella versione pilotata ma ampiamente supportata da sistemi d’intelligenza artificiale mentre è potenzialmente prevista anche una versione teleguidata del velivolo destinato ad affiancare gli F-35 nei ranghi della RAF.

“Siamo stati un leader mondiale nel settore degli aerei da combattimento per un secolo e vogliamo restarlo”, ha detto il ministro Williamson che ha mostrato disponibilità a sviluppare partnership.

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Un messaggio che in molti hanno interpretato come rivolto alla Svezia, che tra 20 anni dovrà rimpiazzare l’ultima versione del cacciabombardiere Gripen, ma probabilmente rivolto soprattutto all’Italia (che dovrà valutare come sostituire i Typhoon)  le cui aziende sono direttamente coinvolte nel Team Tempest non solo direttamente con Leonardo ma anche con MBDA, la società missilistica europea detenuta al 25% da Leonardo (gli azionisti di maggioranza sono Bae Systems e Airbus con il 37,5% ognuna).

Bae Systems si occuperà dello sviluppo della cellula e del velivolo in quanto tale, Rolls Royce della motorizzazione e MBDA degli armamenti imbarcati (missili ma anche laser) e Leonardo avrà un ruolo esclusivo nel settore dei sistemi elettronici imbarcati.

Non è un caso che il titolo della società italiana ieri abbia segnato in Borsa un progresso di quasi un punto e mezzo percentuale salendo a 9,12 euro per azione.

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“Sono felice che Leonardo possa continuare a giocare un ruolo cruciale” nel progetto Tempest per lo sviluppo “del potenziale britannico nel combattimento aereo post Typhoon” ha detto l’ad Alessandro Profumo.

“Leonardo ambisce a essere nel cuore dei programmi di difesa in Europa – prosegue Profumo – e guarda a questa iniziativa nel Regno Unito, nata con in mente la prospettiva di ulteriori future collaborazioni internazionali, come a un programma che andando avanti potrebbe includere l’Italia”.

Dal ministero della Difesa per ora non ci sono indicazioni circa la partecipazione al programma ma del resto il ministro Elisabetta Trenta si è insediato solo da poche settimane ed è già stato sollecitato a chiarire la posizione del governo sul programma F-35.

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Meglio però non perdere tempo per aderire al programma Tempest che già coinvolge la nostra industria e costituisce un’occasione importante per l’Italia per garantirsi un ruolo di primo piano come produttore di velivoli ad altissima tecnologia, di cui siamo invece diventati di fatto importatori con l’acquisizione dell’F-35.

Negoziare al più presto l’adesione al programma britannico con stanziamenti adeguati comporterebbe vantaggi di rilievo oltre a essere in linea con l’assetto della nostra industria della Difesa e già ora garantirebbe vantaggi industriali e tecnologici maggiori rispetto all’ipotetica adesione italiana al programma del nuovo velivolo franco-tedesco, che non può essere data per scontata e, nel caso, avverrebbe quasi certamente con un ruolo di eccessiva sudditanza.

Il Programma Tempest quindi offre all’Italia l’opportunità di uscire dall’angolo in cui sembrano volerci porre i franco-tedeschi rilanciando il ruolo italiano nello sviluppo dei velivoli da combattimento di prossima generazione garantendo alla Nazione e all’industria competitività e risorse da dedicare alla ricerca e sviluppo spendibili anche in altri programmi europei.

@GianandreaGaian

Foto: Motion RC, Reuters, UK MoD e The Aviationist

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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