In calo del 13% i civili uccisi nella guerra afghana nel 2020

Dall’inizio del 2020 in Afghanistan sono stati uccisi 1.282 civili e altri 2.176 sono rimasti feriti, secondo quanto si legge nell’ultimo rapporto della missione delle Nazioni Unite in Afghanistan, l’Unama. Tra le vittime si contano anche 340 bambini uccisi e altri 727 feriti.

“In un momento in cui il governo afghano e i Talebani hanno un’opportunità storica di sedersi al tavolo dei negoziati per i colloqui di pace, la tragica realtà è che i combattimenti continuano a infliggere ogni giorno terribili danni ai civili”, ha affermato Deborah Lyons, rappresentante speciale del segretario generale dell’Onu per l’Afghanistan.

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A causare il maggior numero di vittime, come si legge nel rapporto, sono forze antigovernative, ovvero Talebani e lo Stato islamico (Isis), responsabili del 58 per cento delle vittime. Le forze filogovernative sono invece ritenute responsabili del 23 per cento dei civili uccisi o feriti.

I dati segnalano un calo del 13 per cento di morti e feriti civili rispetto allo stesso periodo del 2019. Inoltre il rapporto segnala il calo di combattimenti in cui sono state coinvolte le forze internazionali (USA e NATO) e le milizie dello Stato islamico.

An Afghan Air Force A-29 Super Tucano soars over Kabul, Afghanistan, Aug. 14, 2015. The A-29 is the Afghan Air Force's latest attack airframe in their inventory. (U.S. Air Force photo/Staff Sgt. Larry E. Reid Jr., Released)

Il numero di vittime causate dalle forze di sicurezza del governo afghano (che nel 2019 hanno registrato almeno 7 mila caduti e più del triplo di feriti secondo fonti citate dall’agenzia di stampa turca Anadolu) e dai Talebani è rimasto pressoché invariato, secondo il rapporto mentre le vittime civili degli attacchi aerei delle forze governative afghane sono invece triplicate rispetto alla prima metà del 2019.

Un dato che va messo anche in relazione all’incremento delle capacità di attacco dei velivoli schierati dalle forze aeree di Kabul e alla consueta determinazione dei Talebani a schierare i propri combattenti nei pressi della popolazione.

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La pubblicazione del rapporto dell’Unama coincide con una fase nello stallo dei negoziati tra Kabul e i Talebani a causa delle divergenze sul programma di rilascio di prigionieri. Kabul ha già liberato 4.400 dei 5mila prigionieri previsti dal programma di rilascio ma rifiuta di rilasciare i rimanenti 600 tutti condannati per crimini gravi quali terrorismo e traffico di droga.

Gli Stati Uniti hanno firmato un accordo con i Talebani a Doha a febbraio, prevedendo il ritiro delle truppe internazionali e uno scambio di prigionieri con lo scopo di spianare la strada ai colloqui di pace tra il governo afghano e gli insorti.

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Il 23 luglio i Talebani si sono detti pronti a rilasciare tutti i prigionieri afgani ancora nelle loro mani entro il 30 luglio, la vigilia dell’inizio delle vacanze per la festa dell’Eid al-Adha, se Kabul rilascerà a sua volta i talebani in carcere. Lo stesso giorno almeno 31 miliziani Talebani, di cui 13 pachistani, sono stati uccisi in scontri a fuoco con le forze governative nella provincia orientale di Nangarhar che confina con il Pakistan.

L’operazione, ha fatto sapere il comando militare provinciale, è stata compiuta in risposta ad un attacco dei Talebani nel distretto di Khogyan.

Foto: EPA, ISAF e USAF

 

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