Kastellorizo: possibile casus belli tra Turchia e Grecia?

di Daniel Pipes

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Un oscuro punto caldo nel Mediterraneo potrebbe presto sfociare in una crisi: stiamo parlando della minuscola e lontana isola di Kastellorizo (o Megisti; Meis in turco). Come molte altre isole greche, si trova molto più vicino alla Turchia rispetto alla terraferma greca (1 miglio contro 357 miglia). A differenza di altre isolette greche, la sua ubicazione tra Rodi e Cipro le conferisce un’enorme importanza militare ed economica.

Se Kastellorizo, con meno di 500 abitanti, godesse dei pieni diritti conferitile dalla Convenzione delle Nazioni Unite del 1982 sul diritto del mare, la Grecia potrebbe rivendicare una zona economica esclusiva (ZEE) di 200 miglia nautiche che lascerebbe alla Turchia una ZEE esigua lungo le sue coste; togliendo alla Grecia Kastellorizo, le dimensioni della ZEE turca sarebbero più che raddoppiate. La scoperta di grandi giacimenti di gas e petroli nel Mare Mediterraneo fa sì che la potenziale importanza di ciò sia particolarmente significativa.

La Repubblica di Turchia, sotto il presidente Recep Tayyip Erdoğan, rifiuta categoricamente che Kastellorizo goda di tali privilegi. Di recente, Erdoǧan ha condannato “i piani di chi cerca di confinare alle sue coste un Paese di 780 mila chilometri quadrati utilizzando un’isola di 10 chilometri quadrati”. Ha poi proseguito col dire, riferendosi al Trattato di Losanna del 1923 e altri accordi che delimitavano i confini turchi: “La Turchia ha il potere politico, economico e militare [sufficiente per] strappare mappe e documenti immorali imposti”. Poi, alludendo a vittorie militari di molto tempo fa sui greci, ha aggiunto: “Un secolo fa, li abbiamo sepolti nella terra o li abbiamo gettati in mare. Spero che non paghino lo stesso prezzo ora”.

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Per tutta risposta, la presidente della Repubblica greca Katerina Sakellaropoulou, il 13 settembre, si è recata in visita a Kastellorizo, replicando con una serie di osservazioni talmente sconcertanti che potrebbero addirittura invitare all’aggressione: “Stiamo attraversando un momento difficile e pericoloso. La leadership turca sta intensificando le pressioni sul nostro Paese inducendo a dichiarazioni aggressive”, che minano “le relazioni di buon vicinato e la pacifica convivenza”, che sono state costruite in tanti decenni da greci e turchi, i quali considerano il mare che li separa non come un confine impenetrabile, ma come un canale di comunicazione”. Il fatto che il ministro della Difesa turco un giorno prima si fosse recato in visita nella città turca più vicina a Kastellorizo ha inviato un messaggio inquietante.

La presidente greca Katerina Sakellaropoulou ha visitato Kastellorizo il 13 settembre per celebrare il giorno della liberazione dell’isola.

Negli ultimi mesi, Erdoğan è stato più aggressivo che mai nel Mediterraneo: inviando navi per le attività esplorative nelle acque greche e cipriote, con una notevole scorta navale, alla ricerca di idrocarburi e firmando un accordo con una fazione libica in cui i due Paesi condividono un confine marittimo (la Grecia e l’Egitto hanno quindi risposto allo stesso modo.)

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Potrebbe essere imminente una crisi. Con l’economia turca che va male, guidata da una valuta debole, uno scontro su Kastellorizo servirebbe idealmente a suscitare emozioni nazionaliste con un occhio alle elezioni presidenziali del 2023. L’analista Jack Dulgarian ha proposto uno scenario plausibile: le truppe turche invadono Kastellorizo o prendono l’isola in ostaggio e (bissando Cipro nel 1974) e sfidano il mondo a fare qualcosa al riguardo.

Da sole, le forze armate elleniche non possono riconquistare l’isola. Né Israele né l’Egitto entreranno in guerra con la Turchia per Kastellorizo. L’art. 5 della NATO, che promette protezione in caso di aggressione, si rivelerà di certo inefficace quando entrambi le parti sono membri di quell’organizzazione. Sotto la guida della Germania, la maggior parte dell’Europa (con Macron che rappresenta l’onorevole eccezione) freme alla prospettiva che la Turchia usi l’arma dei migranti illegali e preferisce rabbonire Ankara.

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Il presidente russo Vladimir Putin corteggia Erdoğan con l’obiettivo di farlo uscire dalla NATO e non si schiererà contro di lui. Il presidente cinese Xi Jinping accoglie con favore la debolezza economica della Turchia, come un’opportunità per trasformarla – come l’Iran – in una colonia economica.

Se Kastellorizo (come un terzo di Cipro) dovesse finire sotto il controllo turco, a costo minimo per Ankara, le conseguenze sarebbero di vasta portata. Godendo dell’adulazione all’interno del Paese, Erdoğan probabilmente intensificherà le attività di esplorazione aggressiva di petrolio e gas e potrebbe rivolgere l’attenzione alle isole dell’Egeo appartenenti alla Grecia come suo prossimo obiettivo.

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E non solo: da islamista e jihadista qual è, Erdoğan potrebbe plausibilmente tentare di conquistare tutta Cipro e perfino tutta la Grecia. Ha già invaso Iraq, Siria e Libia; Kastellorizo sarebbe il passo successivo verso un furore che potrebbe estendersi a tutte le parti dell’Impero ottomano, che era all’apice del suo splendore, cinque secoli fa.

Chi lo fermerà? Tutti i leader chiave – quelli di Stati Uniti, Germania, Russia e Cina – sorridono a Erdoğan, rendendo difficile immaginare come verrà scoraggiato questo nemico a lungo sottovalutato e del tutto determinato.

Articolo originale in lingua inglese: Will Turkey and Greece Clash over a Tiny Island?

Traduzione di Angelita La Spada

Foto Anadolu e AFP

 

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