Munizioni circuitanti per la Marina Russa

 

 

La Marina russa riceverà droni del tipo “munizioni vaganti” (note anche come “loitering munition”, “munizioni circuitanti” o “droni suicidi”) progettati per colpire bersagli terrestri e marittimi leggeri. Lo ha riferito l’Izvestia citando fonti del Ministero della Difesa.

Il quotidiano russo ha spiegato che il dicastero sta attualmente lavorando sull’equipaggiamento delle navi russe con droni kamikaze che supporteranno i Marine e le Forze speciali russe.

Per inciso, secondo la pubblicazione l’uso di munizioni vaganti è fattibile in breve tempo poiché i nuovi sistemi d’arma non richiedono hangar speciali e le catapulte per il lancio possono funzionare direttamente dai ponti delle navi dopo alcune modifiche tecniche minime.

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Secondo l’esperto militare Viktor Murakhovsky: «queste munizioni vaganti possono librarsi in quota anche prima dell’attacco e attendere il momento opportuno che venga identificato un obiettivo degno per poi tuffarsi immediatamente su di esso. Il grande vantaggio di tali tattiche è la distruzione istantanea dei punti di fuoco. Inoltre, tali droni hanno videocamere che consentiranno loro di essere utilizzati per la ricognizione».

Ricordiamo che lo scorso aprile era stato pubblicato un video che mostrava l’uso in combattimento del ZALA Lancet nella regione siriana di Idlib, mentre nel successivo agosto fonti del gruppo della società Concern Kalashnikov di cui fa parte la stessa ZALA, avevano riferito che il Ministero della Difesa aveva dato il via ai test di Stato per i suddetti droni kamikaze.

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Non ultimo infine, nello scorso ottobre si è svolta un’esercitazione in Kamchatka dove tali droni sono stati impiegati per il supporto di fuoco dei marines russi durante lo sbarco sulla costa; è stato grazie all’azione di questi UAV, attraverso il loro supporto di fuoco, che è stato facilitato lo sbarco delle truppe attraverso la neutralizzazione delle truppe e degli equipaggiamenti del nemico simulato.

Secondo l’esperto militare Dmitry Boltenkov «durante tali esercitazioni i fanti di Marina della Flotta del Pacifico hanno elaborato un nuovo elemento tattico con attacchi di precisione effettuati con munizioni vaganti contro le difese costiere nemiche durante lo sbarco.

E’ noto infatti che le forze anfibie sono molto vulnerabili quando giungono sulla costa ed è in questo momento che si conta il maggior numero di perdite. Il fuoco accurato di munizioni vaganti in questa fase della battaglia salverà le vite di molti soldati».

Oggi in Russia vengono prodotti diversi modelli di munizioni vaganti e Analisi Difesa ne ha parlato in uno speciale dossier lo scorso giugno: i Kyb (Kub), ad esempio, sono guidati da coordinate predeterminate o dall’operatore utilizzando l’immagine video trasmessa dall’UAV. La velocità massima del piccolo drone (in grado di trasportare una testata che pesa fino a 3 kg) è di 130 km/h e l’autonomia di volo è di 30 minuti.

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Il lancio del Kub avviene con una catapulta dopodiché inizia il pattugliamento dell’area in attesa di ulteriori comandi o alla ricerca di un nemico. Una volta localizzato il bersaglio questi si tuffa quasi verticalmente su di esso il che gli consente di distruggere i carri armati perforando la parte superiore della torretta e lo scafo che hanno uno spessore minimo di armatura.

Anche i Lancet-1 e Lancet-3 fanno parte della stessa categoria di droni. Il primo di questi è dotato di una testata a frammentazione ad alto potenziale esplosivo (HE) del peso di 1 kg e ha un peso al decollo di soli 5 kg.

Il Lancet-3 è notevolmente più pesante: pesa 12 kg e trasporta una testata del peso di 3 kg. Entrambi i Lancet vengono poi lanciati attraverso l’utilizzo di una catapulta e una volta in volo sono in grado di raggiungere una velocità tra gli 80 e i 110 km/h; le autonomie di volo variano dai 30 ai 40 minuti e possono operare in un raggio fino a 40 km.

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Mentre scriviamo è la stessa società ZALA Aero a pubblicare un video delle prove di lancio di un Lancet da un’unità navale (la barca d’assalto ad alta velocità BK-16E) attraverso l’uso di una catapulta meccanica.

Il video mostra anche la possibilità di riutilizzo del velivolo dopo le missioni di ricognizione poiché il drone in questione è dotato di paracadute e di un airbag che prevengono danni durante l’atterraggio.

Ma la gamma di UAV d’attacco per l’Esercito e la Marina russa è in continua espansione e lo sviluppo di una nuova serie di “droni incendiari” è iniziato da poco.

Il Ministero della Difesa ha concordato già i requisiti tecnico-tattici per i nuovi sistemi d’arma che saranno basati su piccoli velivoli o quadricotteri. Questi UAV saranno in grado di colpire il nemico utilizzando cariche termobariche compatte o incendiarie.

 

 

Maurizio SparacinoVedi tutti gli articoli

Nato a Catania nel 1978 e laureato all'Università di Parma in Scienze della Comunicazione, ha collaborato dal 1998 con Rivista Aeronautica e occasionalmente con JP4 e Aerei nella Storia. Dal 2003 collabora con Analisi Difesa occupandosi di aeronautica e industria aerospaziale. Nel 2013 è ospite dell'Istituto Italiano di Cultura a Mosca per discutere la propria tesi di laurea dedicata a Roberto Bartini e per argomentare il libro di Giuseppe Ciampaglia che dalla stessa tesi trae numerosi spunti. Dall'aprile 2016 cura il canale Telegram "Aviazione russa - Analisi Difesa" integrando le notizie del sito con informazioni esclusive e contenuti extra provenienti dalla Russia e da altri paesi.

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