Boom di sbarchi: riprende l’assalto alle coste italiane

 

 

E’ ripartito l’assalto alle coste italiane con flussi di immigrati illegali in continua crescita con partenze da Tunisia, Libia, Turchia e Algeria.

Negli ultimi giorni 84 clandestini, quasi tutti afghani, sono sbarcati ad Augusta su un veliero partito dalle coste della Turchia, dalla stessa rotta altri 25 afghani sono arrivati sulle ciste del Reggino mentre in 110 sono stati sbarcati a Lampedusa dalla nave Astral di Open Arms in attesa che venga assegnato un porto di approdo anche alla Ocean Viking della ong Sos Mediterranee che ha bordo 300 clandestini dopo che il 21 maggio dalla nave di Medici senza frontiere Geo Barents erano sbarcati ad Augusta in 471.

A inizio settimana oltre 100 clandestini sono sbarcati nella Sardegna meridionale dall’Algeria in meno di 24 ore, in 146 sono sbarcati a Lampedusa nella notte tra lunedì e martedì, per metà tunisini e per metà provenienti dalla Libia ma originari di Etiopia, Somalia, Egitto, Pakistan, Marocco e Sudan.

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Sulla costa ionica calabrese si sono registrati una decina di sbarchi in una settimana a conferma che la rotta dalla Turchia continua a crescere per flussi e intensità sbarcando per lo più afghani, iraniani, palestinesi e siriani.

Ong e trafficanti convergono sulle coste italiane da tutto il Mediterraneo e del resto il nuovo boom di sbarchi è “fisiologico” se si tiene conto che l’Italia è l’unico paese europeo che mantiene porte e porti aperti spalancati a tutti nonostante le pessime condizioni economiche italiane e l’accoglienza di oltre 120mila rifugiati ucraini.

I dati forniti dal Ministero dell’Interno rivelano che dall’inizio dell’anno sono sbarcati in Italia 18.311 clandestini (circa 3.300 egiziani, 3000 bengalesi, oltre 2.000 tunisini, altrettanti afghani, 1300 siriani, 800 ivoriani, 600 iraniani e guineani, 500 eritrei, 400 sudanesi più altri 4mila di altre nazionalità) contro i 14.054 dello stesso periodo del 2021 e i 4.838 del 2020.

Il confronto diventa imbarazzante con i 1.561 clandestini giunti in Italia nei primi 5 mesi dell’anno nello stesso periodo del 2019, quando erano in vigore i Decreti Sicurezza voluti dal ministro dell’Interno Matteo Salvini.

A conferma di come quella gestione dell’immigrazione illegale abbia rappresentato uno spartiacque nella politica italiana basti considerare i dati degli anni precedenti: al 31 maggio 2018 erano sbarcati in Italia 13.400 clandestini e nello stesso periodo dell’anno precedente 60.228.

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La situazione attuale sarebbe ancora più grave se la Guardia Costiera libica non facesse del suo meglio, con l’assistenza italiana, per contrastare i flussi illegali.

Il 23 maggio al largo di Zawya i libici hanno fermato in mare 84 clandestini di diverse nazionalità e la motovedetta “Ubari” (donata dall’Italia) ha intercettato 37 sudanesi che si stavano dirigendo verso le coste italiane su un gommone portandoli presso la base navale di Abu Sitta da dove, comunicano le autorità libiche, l’Agenzia Anti-Migrazione “metterà’ a punto le procedure per il loro rimpatrio in sicurezza” nel loro Paese.

Rimpatri che evidentemente la Libia riesce a effettuare senza grandi difficoltà a differenza dell’Italia. Ci dà una mano anche la Grecia, che attua regolarmente i respingimenti. Il 23 maggio la Guardia costiera greca ha affermato di aver impedito ad almeno 590 clandestini di entrare illegalmente nelle acque del Paese, nel Mar Egeo orientale, dalla vicina Turchia.

I migranti illegali erano a bordo di cinque imbarcazioni a vela e quattro gommoni. Secondo Atene le navi più grandi erano dirette verso l’Italia. Tre imbarcazioni sono tornate autonomamente sulla costa turca mentre le altre due sono state riportate indietro dalle navi pattuglia di Ankara, allertate dalle autorità greche.

AFP Gusrdia Costiera libica

Anche le autorità di Beirut hanno riferito di aver sgominato una rete di trafficanti che preparavano un’operazione di immigrazione clandestina diretta verso l’Italia con il porto di Dbayye’ (a est di Beirut) come punto di partenza. Il viaggio si sarebbe dovuto svolgere via mare.

Lo hanno riferito le Forze di sicurezza stesse don una nota ufficiale. Nell’operazione sono state arrestate tutte e cinque le persone coinvolte – tre siriani e due libanesi. Il mese scorso, nove persone sono state uccise e altre 35 risultano disperse dopo che un’imbarcazione di fortuna è affondata nelle acque libanesi mentre trasportava illegalmente più di 100 persone verso l’Italia.

Anche la Turchia sta attuando un giro di vite nei confronti dell’immigrazione illegale e da gennaio ha espulso 28.581 migranti entrati illegalmente, il 70% in più rispetto allo stesso periodo nel 2021. Lo fa sapere la Direzione per l’immigrazione del ministero dell’Interno, precisando che sono in preparazione le pratiche per il rimpatrio di altri 18.801 migranti irregolari provenienti in gran parte da Afghanistan, Pakistan e Siria.

Nel 2022, le forze turche hanno fermato 153.088 migranti di varie nazionalità che tentavano di entrare illegalmente nel Paese si legge nel comunicato. La Turchia ospita almeno 4 milioni di rifugiati, di cui oltre 3 milioni e 700mila provenienti dalla Siria e recentemente, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato un piano per il rimpatrio di 1 milione di siriani.

Ai costi relativi all’accoglienza di flussi migratori ormai fuori controllo si aggiungono in Italia i rischi per la sicurezza. Anche la Guardia Costiera tunisina sta ottenendo successi nel contrastare le partenze e ha bloccato il 21 maggio otto tentativi di emigrazione irregolare verso l’Italia arrestando 94 persone, tra cui un uomo sospettato di terrorismo e classificato come un elemento pericoloso. Lo ha riferito il portavoce della Guardia Nazionale tunisina mentre altre motovedette a Sousse hanno bloccato tre operazioni clandestine, arrestando 52 persone.

MMI

Ai consueti traffici illegali di esseri umani si aggiungono inoltre gli effetti della tragica congiuntura economica, con i prezzi altissimi di grano, fertilizzanti ed energia, stanno già determinando una profonda crisi nei paesi afro-asiatici che colpisce ance il settore alimentare e l’occupazione.

Non è difficile prevedere che, spinti anche da una crisi alimentare importante, i movimenti migratori dall’Africa aumentino nel prossimo futuro e l’Europa non sembra certo in grado di far fronte a questa minaccia mentre rischia di perdere centinaia di migliaia di posti di lavoro che determineranno l’esigenza di assicurare welfare e sussidi a causa della crisi economica ingigantita dalla guerra in Ucraina.

Da un lato non possiamo permetterci nuove accoglienze di massa di clandestini, dall’altro la cronica assenza di iniziative credibili da parte dell’Unione Europea di fatto lascia libera ogni nazione di assumere iniziative idonee a salvaguardare i confini.

Foto:  Frontex, Guardia Costiera Libica e Marina Militare

 

 

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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