La lunga visita di Kim Jong-un in Russia

 

Dopo una cerimonia presso la stazione ferroviaria di Artyom, il leader nordcoreano Kim Jong-un è ripartito per Pyongyang a bordo del suo treno blindato il 17 settembre, dopo una visita di ben sei giorni nell’Estremo oriente russo. Si è trattato del primo viaggio all’estero di Kim negli ultimi quattro anni e il più lungo da quando è salito al potere nel 2011, un evento che suggella la rilevanza della visita e dei rafforzati rapporti tra la Federazione Russa e la Corea del Nord, frutto dell’onda lunga del conflitto in Ucraina.

Kim ha incontrato il presidente Vladimir Putin e ha visitato siti militari e tecnologici chiave, a conferma che gli accordi bilaterali che potranno svilupparsi (o che sono già segretamente in atto) riguardano il settore della Difesa ma anche più in generale quello dell’energia, dell’interscambio commerciale e dello sviluppo economico di cui peraltro la Corea del Nord ha un estremo bisogno.

Esperti e diverse fonti in tutto il mondo hanno rilevato che la Corea del Nord potrebbe fornire a Mosca munizioni per la guerra contro l’Ucraina (forniture che secondo gli Stati Uniti potrebbero essere già in corso) ricevendo in cambio tecnologia russa nei settori missilistico, spaziale, forse nucleare e probabilmente aeronautico considerato che le forze aeree di Pyongyang soffrono di una totale obsolescenza ma non va dimenticato che i nordcoreani hanno bisogno di sviluppare il settore agricolo e di disporre di più energia, settori in cui la Russia può offrire un ampio supporto e investimenti.

Più che di armi, la Russia potrebbe avere ottenuto da Pyongyang munizioni d’artiglieria per far fronte agli elevati consumi imposti dalla guerra.  Del resto l’esercito nordcoreano è uno dei pochi ancora strutturato su ampie masse di uomini, mezzi e artiglierie per combattere una guerra totale e quindi dispone di ampie riserve di munizioni, peraltro soggette a scadenza dopo diversi anni dalla loro prodizione.

Nel luglio su un canale Telegram militare russo è apparsa però l’immagine che pubblichiamo qui sotto che ritrae un proiettile di artiglieria calibro 152 mm descritto come in dotazione alle forze russe in Ucraina che reca iscrizioni in cinese e coreano. Non si può quindi escludere che i diversi convogli ferroviari segnalati in movimento dalla Corea del Nord alla Russia dalla ricognizione satellitare statunitense già l’inverno scorso contenessero munizioni d’artiglieria, forse proiettili prossimi alla scadenza e che i russi hanno impiegato subito dopo in Ucraina.

“Sono scettico al riguardo, dubito che possa essere un apporto decisivo”, ha dichiarato il 16 settembre il generale Mark Milley, capo di stato maggiore interforze statunitense, valutando l’eventuale contributo nordcoreano allo sforzo bellico russo in Ucraina.

Il politologo Yuri Baranchik ha affermato che la Corea del Nord fornirà alla Federazione Russa circa 10 milioni di proiettili d’artiglieria di calibro 122 mm e 152 mm oltre a razzi e lanciarazzi campali a lungo raggio come i KN-=9 e i KN-25 con un raggio d’azione di 200 e 400 chilometri.  Tuttavia, le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite – che la Russia, membro permanente, ha precedentemente approvato – vietano alla Corea del Nord di esportare o importare armi e il Cremlino ha tenuto a precisare il 15 settembre che durante la visita del leader nordcoreano in Russia non sono stati firmati accordi di nessun genere, tanto meno nel settore militare. Il portavoce Dmitrij Peskov ha precisato che Mosca e Pyongyang non avevano intenzione di stipulare accordi ufficiali nell’ambito della visita.

Di certo era inevitabile che una Russia tagliata fuori ormai da ogni rapporto con l’Europa (che sta vietando persino l’ingresso di privati cittadini con veicoli con targa russa) rafforzasse in modo determinato le relazioni in Asia e Africa.

In ogni caso la visita di Kim è stata estremamente importata agli aspetti militari. Il Ministro della Difesa russo Shoigu, che era stato in visita a Pyongyang il mese scorso, ha mostrato al leader nordcoreano la triade di bombardieri strategici russiTu-95MS, Tu-22M3 e Tu-160 oltre ai missili ipersonici Kh-47M2 (9-S-7760) Kinžal imbarcati sui MiG-31K, ai missili da crociera Kh-BD (evoluzione dei Kh-101) con un raggio d’azione di oltre 6.500 chilometri.

Nel fitto susseguirsi di visite a basi militari e stabilimenti industriali della Difesa non poteva mancare quella alla base navale di Vladivostok, sede della Flotta del Pacifico, dove Kim ha visitato la fregata missilistica Admiral Shaposhnikov, armata anche con missili da crociera a lungo raggio Kalibr.

I media di regime a Pyongyang hanno evidenziato come il viaggio abbia “aperto un nuovo capitolo” nei rapporti tra i due Paesi, abbia “ulteriormente approfondito il cameratismo e i legami amichevoli con il presidente russo Putin” e abbia “inaugurato un nuovo capitolo nello sviluppo delle relazioni tra la Repubblica Popolare Democratica di Corea e la Russia”.

Nel complesso la visita di Kim rafforza il regime di Pyongyang  oggi meno isolato, ma anche il ruolo della Russia nell’Asia Orientale, oltre a fornire potenzialmente a entrambe le nazioni vantaggiosi scambi in termini militari, politici ed economici.

@GianandreaGaian

Foto : Presidenza Russa, KCNA , TASS e Ministero Difesa Russo

 

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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