L’Ucraina tra mobilitazione generale e duello Zelensky-Zaluzhny

 

(Aggiornato alle ore 23,56)

Lo scontro ai vertici del potere politico e militare ucraino, tra il presidente Volodymyr Zelensky e il capo di stato maggiore della Difesa, generale Valery Zaluzhny, è tangibile da almeno un anno. Da quando il generale espresse molte riserve nei confronti della difesa ad oltranza di Bakhmut che impose all’Ucraina il sacrificio delle sue migliori brigate di veterani protagoniste della vittoriosa controffensiva a Karkhiv, Un sacrificio inutile considerato che la città è caduta in maggio nelle mani degli uomini della compagnia militare provata Wagner e tutti gli sforzi (altrettanto sanguinosi) per riconquistarla nel corso della controffensiva sviluppatasi tra giugno e novembre sono risultati vani.

Lo scontro tra i due leader ucraini ha riguardato anche il modo di gestire la controffensiva, come ha raccontato nelle scorse settimane Analisi Difesa, con le valutazioni militari di non sacrificare invano truppe e mezzi contrapposte a quelle politiche che hanno visto Zelensky temere che se le truppe ucraine avessero cessato di attaccare e riconquistare terreno il flusso di aiuti occidentali si sarebbe ridotto o fermato. Come del resto sta accadendo.

Sullo sfondo delle polemiche, ben illustrate fin nei dettagli dai media statunitensi che appaiono da qualche tempo decisamente orientati a offrire alla politica americana un buon sostegno allo “sganciamento” dalla guerra e da Kiev, non manca la rivalità tra i due esponenti ucraini che sarebbe forse diventata manifesta, con la candidatura di Zaluzhny alle elezioni presidenziali, se Zelensky non avesse vietato il voto perché c’è la guerra.

Per indebolire il generale, il presidente ha rimosso in tempi rapidissimi diversi suoi stretti collaboratori. Il 18 dicembre Zaluzhny ha criticato la decisione di Zelensky dello scorso agosto, di rimuovere tutti i responsabili regionali del reclutamento. “Erano professionisti, sapevano come fare, ma non sono più al loro posto”, ha detto Zaluzhny ai giornalisti secondo le dichiarazioni riportate dall’agenzia Interfax-Ukraine. Il generale è convinto sia indispensabile “tornare al quadro secondo cui si lavorava prima“. Anche se, ha ammesso, “è troppo presto” per valutare la portata delle decisioni di Zelensky arrivate nel mezzo di uno scandalo corruzione.

Zelensky aveva dovuto rimuovere tutti i vertici del ministero della Difesa, incluso il ministro Reznikov e tutti i viceministri e i direttori dei centri di reclutamento arricchitisi con le mazzette incassate per dispensare esenzioni all’arruolamento in una nazione che proprio l’estate scorsa , durante le più sanguinose battaglie della fallita controffensiva ucraina, aveva visto molte mogli e madri di soldati caduti, feriti o in prima linea criticare le ricche feste dei figli della “nomenklatura” politica ed economica ucraina nessuno dei quali era stato chiamato a servire la Patria.

Lo stesso 18 dicembre lo Stato Maggiore delle Forze Armate ucraine ha confermato che il giorno precedente, durante un controllo di routine, erano stati trovati “dispositivi di intercettazione in uffici destinati a Zaluzhny e ai suoi collaboratori. Dichiarazione che lascia intendere come la diffidenza tra i vertici ucraini abbia raggiunto il culmine con un ruolo tutto da decifrare dei servizi di sicurezza interna (SBU) e dell’intelligence militare.

 

Cresce la sfiducia in Zelensky e nelle istituzioni

Il confronto ai vertici delle istituzioni ucraine sta minando la fiducia in Zelensky, forse in termini ben maggiori di quelli rilevati dal sondaggio effettuato dall’Istituto internazionale di sociologia di Kiev (KIIS) dal 29 novembre scorso al 9 dicembre in cui emerge che, rispetto all’anno scorso, nel 2023 il livello di fiducia del popolo ucraino nei confronti del presidente è diminuito del 22 per cento. La ricerca ha rivelato che il 62 per cento degli intervistati si fida di Zelenski, mentre il 18 per cento sono di parere opposto. Secondo lo stesso sondaggio a dicembre dell’anno scorso, tuttavia, l’84 per cento aveva fornito una risposta positiva ad una domanda in merito e il 5 per cento quella negativa.

Le Forze armate ucraine continuano invece a godere della fiducia assoluta della società: come l’anno scorso, il 96 per cento degli intervistati si sono detti convinti sostenitori dell’operato dei militari. Inoltre, l’88 per cento degli ucraini si fida del comandante in capo delle Forze armate ucraine, Valery Zaluzhnyi, mentre il 4 per cento ha dato una risposta contraria.

Allo stesso tempo, la maggior parte degli ucraini (il 59 per cento) si fida sia di Zelensky che di Zaluzhny. Inoltre, il sondaggio ha rivelato una tendenza di flessione della fiducia nei confronti delle istituzioni del Paese. Rispetto all’anno scorso, la sfiducia nei confronti dell’operato Verkhovna Rada (il Parlamento monocamerale ucraino) è cresciuta dal 34 al 61 per cento, mentre quella verso il governo è passata dal 19 al 44 per cento. Il 58 per cento degli intervistati si è detto fiducioso dell’operato dell’SBU rispetto al 63 per cento dell’anno scorso; mentre il 41 per cento si fida della polizia Ucraina, una quota che nel 2022 era del 58 per cento. Infine, si osserva che anche i media ucraini hanno perso in modo significativo la fiducia della popolazione nell’ultimo anno, con un calo dal 57 al 29 per cento.

 

Arruolamenti e mobilitazione

Il 19 dicembre Zelensky ha dichiarato durante la conferenza stampa di fine anno che i vertici delle forze armate ucraine “hanno proposto di mobilitare altre 450-500mila persone. È una cifra molto seria. Ho risposto che avevo bisogno di più argomenti”. Lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky durante la conferenza stampa di fine anno. “Credo che sia una questione molto delicata, non è ancora stato presentato un piano di mobilitazione”, ha dichiarato attribuendo a Zaluzhny un impopolare arruolamento di massa.

Nella conferenza stampa Zelensky ha negato che la guerra stia andando male per l’Ucraina annunciando l’arrivo per l’inverno di nuovi sistemi di difesa aerea Patriot, anticipando una nuova offensiva l’estate prossima e negando ogni ipotesi di negoziato con i russi. E’ interessante notare che il numero di reclute da arruolare citato da Zelensky corrisponda più o meno al numero di volontari arruolati dalla Russia e citato recentemente da Vladimir Putin: 486.000 con 1.500 nuovi volontari che si arruolano ogni giorno.

Il massiccio afflusso di volontari ha permesso, secondo quanto riferito da Putin, di schierare 244 mila riservisti (sui 300 mila richiamati a fine 2022) nell’Operazione Militare Speciale che oggi schiera 617 mila militari su 2 mila chilometri di fronte che includono anche i confini tra Federazione Russa e Ucraina dove non si registrano scontri significativi.

Le terribili perdite subite in battaglia (383mila morti e feriti dall’inizio della guerra, ben 159 mila dei quali negli ultimi sei mesi di controffensiva secondo i numeri forniti dai russi; più alti di quelli rilevati dal Canale Telegram ucraino Wartears che riferisce di quasi 334.000 caduti al 21 dicembre 12mila prigionieri in mani russe mentre Kiev sostiene di aver ucciso da inizio guerra 352.000 russi) e l’’assenza di notizie fornite ai famigliari circa un gran numero di dispersi hanno reso sempre più impopolare la guerra in Ucraina costringendo le autorità ad arruolamenti forzati recentemente registratisi presso ristoranti e palestre nelle città ucraine.

Che gli ucraini stiano facendo i conti con una grave carenza di truppe sembra confermarlo indirettamente anche il giornale tedesco Die Welt che ha riferito di come solo la metà dei posti disponibili per l’addestramento dei carristi all’impiego dei carri armati Leopard 2 sia occupato dalle reclute ucraine mentre fonti russe riferiscono che i prigionieri ucraini riferiscono  che l’età media delle truppe in prima linea è saluta a 46 anni..

Un reportage del New York Times riferisce di una vera e propria “caccia all’uomo“ organizzata dagli uffici di arruolamento con  metodi illegali come hanno denunciato avvocati ucraini a cui si sono rivolte le vittime dei reclutatori.

Hanno detto che le persone al fronte vengono catturate per strada, al lavoro e in altri luoghi. Ad alcuni è stato tolto il passaporto in modo che venissero sicuramente a prenderlo all’ufficio di registrazione e arruolamento militare, e questa è una violazione della legge. Ma allo stesso tempo, la corruzione regna spesso negli uffici di arruolamento. Uno ex dipendente ha affermato al giornale americano che durante il suo lavoro, circa un quarto di tutti i mobilitati ha dato una tangente al suo capo per sfuggire al servizio militare. All’inizio della guerra erano mille dollari, adesso sono di più. Per questo denaro, un medico di un vicino ospedale ha falsificato un certificato medico di inidoneità al servizio.

Ihor Matviychuk, ai vertici del comando delle Guardie di Frontiera, intervistato da “Radio Khvilya” (ripresa in Italia da Agenzia Nova) ha detto che ogni giorno 6.000 uomini in età di leva lasciano l’Ucraina, sottraendosi al richiamo alle armi. “Dal luglio di quest’anno abbiamo rafforzato in modo significativo le misure di controllo delle persone”, ha detto Matviychuk, aggiungendo però che circa 6.000 uomini in età di leva attraversano ogni giorno il confine occidentale del Paese.

Per circa il 45 per cento si tratta di camionisti. La seconda categoria più numerosa è quella degli accompagnatori di persone disabili, che rappresentano fino al 15 per cento di tutti gli uomini” che espatriano, ha spiegato il responsabile della Guardia di frontiera Ucraina. La legge non indica con precisione le regole per attraversare la frontiera né il sistema di controllo.

Pertanto, una persona con disabilità può essere accompagnata in viaggi diversi da persone diverse, grazie a una semplice prescrizione medica: un certificato che può essere rilasciato a chiunque senza alcun grado di sicurezza. Pertanto, una persona con disabilità può avere molti accompagnatori in occasione di più viaggi e non vi è modo di verificare se le persone che la hanno accompagnata in precedenza siano tornate o meno in Ucraina. “Il sistema deve essere migliorato”, ha detto Matviychuk, sottolineando che attualmente sono allo studio modifiche alle regole per l’attraversamento della frontiera. “Il ministero delle Politiche sociali dovrebbe risolvere la questione in modo che a una persona con disabilità possa essere assegnato un solo accompagnatore”.

Ma al fronte vengono mandate anche persone inabili come ha riferito un corrispondente del New York Times raccontando la storia di un uomo con disabilità mentale fin dall’infanzia che solo un avvocato ha potuto salvare dalla leva, e di un uomo con un braccio rotto, anche lui sul punto di essere arruolato.

Il governo ucraino ha inviato al Parlamento un disegno di legge per abbassare l’età di reclutamento nell’esercito, da 27 a 25 anni, introdurre l’addestramento militare di base per tutti i cittadini dai 18 ai 25 anni per un massimo di tre mesi e istituire il servizio militare di base facoltativo fino all’età di 25 anni per coloro che non hanno completato la formazione di base.

Oltre a raschiare il fondo del barile di giovani e meno giovani arruolabili in Ucraina, il governo di Kiev punta anche a mettere l’uniforme ai cittadini ucraini maschi tra i 18 e i 60 anni che sono riusciti a fuggire all’estero all’inizio dell’attacco russo nonostante il divieto per i maschi in età di richiamo e che non intendono rientrare in patria proprio per evitare l’arruolamento.

Il 21 dicembre il ministero della Difesa ha nuovamente esortato gli ucraini all’estero a rientrare in patria per arruolarsi. Tutti gli uomini ucraini in età militare tra i 25 ei 60 anni, anche quelli che si trovano all’estero, dovrebbero presentarsi ai centri di reclutamento delle forze armate perché “vogliamo giustizia per tutti, perché ne va del nostro Paese” ha detto il ministro della Difesa ucraino, Rustem Umerov, in un’intervista a Bild.

“Manderemo loro un invito”, ha spiegato Umerov, aggiungendo che il reclutamento dovrebbe avvenire su base volontaria, altrimenti c’è la possibilità di incorrere in sanzioni. “Stiamo ancora discutendo cosa accadrà se non verranno volontariamente”, ha detto Umerov, aggiungendo che, a suo giudizio, “non è una punizione difendere e servire il proprio Paese. E’ un onore”.  Il portavoce del ministero, Illarion Pavlyuk ha poi chiarito le dichiarazioni di Umerov assicurando che non ci sono piani di ricorrere a sanzioni o pressioni legali contro chi rimane all’estero.

Non sembra così tollerante il consigliere di Zelensky, Mykhailo Podolyak, per il quale “gli ucraini che evitano la mobilitazione all’estero dovrebbero essere privati dei benefici o dello status di residenti nei paesi in cui si trovano attualmente.”

La Germania ha già escluso ogni forma di coercizione per gli ucraini lì rifugiati che non vogliono tornare in patria a combattere (su un milione di ucraini in Germania almeno 190mila hanno un’età compresa tra i 18 e i 60 anni), atteggiamento opposto sembra invece prendere piede nelle repubbliche baltiche.

“A oggi ci sono poco più di un milione di militari arruolati nelle Forze di difesa ucraine (Forze Armate, Esercito Territoriale e Guardia Nazionale): senza una mobilitazione, nessun processo di reclutamento coprirà le esigenze belliche nazionali” ha detto il 17 dicembre il direttore dell’intelligence militare Ucraina, Kyrylo Budanov, citato dall’agenzia di stampa “RBC Ucraina”. Budanov ha spiegato che tutti coloro intenzionati a combattere si sono già arruolati in varie unità delle Forze di difesa o nelle Forze armate entro la prima metà del 2023. Per ragioni oggettive, secondo il direttore dell’intelligence, non sono rimaste molte di queste persone nei ranghi delle Forze di difesa. “Questo è un dato di fatto, va compreso e riconosciuto. Con tali volumi, senza mobilitazione, nessun reclutamento coprirà le nostre necessità. Questo è un problema simile a quello delle munizioni, perché i volumi sono enormi”.

Ad alimentare la disaffezione nei confronti dell’arruolamento hanno contribuito senza dubbio i racconti dei tanti giovani mandati in prima linea con poche armi e munizioni, dopo uno scarso addestramento e guidati da ufficiali inesperti o incapaci: elementi che hanno favorito un elevato tasso di perdite  Resta infatti da valutare quale possa essere l’utilità e l’affidabilità di militari arruolati a forza o con l’inganno inviati a contrastare un nemico che sta crescendo per numero, mezzi e capacità  mentre il deciso rallentamento degli aiuti occidentali sta indebolendo progressivamente le forze ucraine.

Non a caso lo stesso Budanov, ha aggiunto che si pone la questione delle motivazioni. “Non importa quante persone mobilitiamo, forzatamente o involontariamente, con qualche trucco o in conformità con la legge, l’efficienza sarà quasi nulla. In linea di principio, é quello che sta accadendo ultimamente, e anche questo va riconosciuto con franchezza. Pertanto, non dobbiamo pensare di poter fare a meno della mobilitazione. E’ impossibile” ha sottolineato Budanov spiegando che “oggi in Ucraina non ci sono molte persone disposte ad andare in guerra”.

@GianandreaGaian

Foto: Ministero Difesa Ucraino, Telegram e  Presidenza Ucraina

 

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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