La Difesa alla ricerca del chip perfetto

 

Partiamo dai numeri: Nvidia, azienda leader nella produzione di chip per computer, ha recentemente superato Saudi Aramco, colosso saudita del petrolio e gas naturale, per capitalizzazione di mercato.

Con un valore di 2,28 trilioni di dollari (nel mondo anglosassone, il termine trillion equivale a mille miliardi), Nvidia si posiziona al terzo posto a livello mondiale, dietro solo a Microsoft e Apple e davanti a giganti come Google e Amazon.

Un balzo che riflette la crescita esponenziale del settore tecnologico, in particolare nel campo dell’intelligenza artificiale. La domanda di chip per applicazioni di IA è alle stelle, mentre l’offerta fatica a tenere il passo.

Un problema critico anche per la Difesa, che necessita di “potentissimi chip” da impiegare su larga scala. Tuttavia, i dispositivi militari moderni dovranno essere anche compatti e leggeri, caratteristiche difficili da conciliare con l’elevata potenza di calcolo richiesta.

Inoltre, la dipendenza dal Cloud per l’archiviazione e l’elaborazione dei dati può essere problematica in ambito militare a causa di molti fattori (tra cui latenza, problemi di sicurezza, difficoltà di accesso e/o comunicazioni in situazioni critiche).

Per superare queste sfide, il Pentagono ha deciso di affidarsi a Encharge AI, azienda californiana fondata dal professor Naveen Verma che sta sviluppando una vera e propria rivoluzione in questo campo.

I suoi chip di nuova generazione integrano memoria e processore, eseguendo l’elaborazione “in-memory”. I potenziali vantaggi di questa tecnologia sono maggiore efficienza energetica, migliore throughput (velocità di elaborazione dei dati), possibilità di eseguire programmi di intelligenza artificiale complessi su dispositivi più piccoli.

In altre parole, i chip di Encharge AI potrebbero permettere a smartphone, laptop, auto e droni di eseguire l’intelligenza artificiale in modo decentralizzato, cioè in autonomia, senza bisogno di server in Cloud.

Il punto di partenza è promettente e la posta in gioco è alta, soprattutto per l’intera società europea. In questo contesto va considerato l’European Chips Act (ECA), adottato nel luglio 2022, che mira a rafforzare l’ecosistema europeo dei chip per rafforzare la leadership tecnologica dell’Europa, dunque anche a garantire la sicurezza e la sovranità del nostro continente.

Una vera e propria sfida visto che la EU detiene solo il 10% della produzione globale e l’impatto dell’ECA è previsto solo nel medio e lungo termine.

 

Andrea MelegariVedi tutti gli articoli

Laureato in Informatica, ha insegnato per oltre 10 anni all'Accademia Militare di Modena. Dal 2000 si è specializzato nello sviluppo e nell'impiego delle tecnologie di Intelligenza Artificiale in ambito civile e militare. Tra gli incarichi ricoperti SEVP Defense, Intelligence & Security di Expert AI, Chief Marketing & Innovation Officer di CY4Gate. E' stato anche membro del CdA delle società Expert AI, CY4Gate e Expert System USA (Washington DC area). Dal luglio 2021 lavora presso una azienda tecnologica di un importante Gruppo industriale italiano.

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