Nuove tensioni tra Russia e NATO: la Gray Zone marittima del Baltico

 

Acque agitate nel Baltico. Qualche giorno or sono hanno destato scalpore le notizie della possibile emanazione di un decreto della Federazione Russa sull’allargamento dei confini marittimi prospicienti le proprie isole nel Golfo di Finlandia e l’exclave di Kaliningrad.

Secondo la bozza redatta dal ministero della Difesa russo resa nota lo scorso  23 maggio “L’approvazione del progetto stabilirà un sistema di linee di base diritte …sulla parte meridionale delle isole russe nell’est del Golfo di Finlandia vicino a Baltiysk e Zelenogradsk, e ne consentirà l’utilizzo come acque interne. Ciò modificherà il confine marittimo dello Stato russo, a causa di un cambiamento nei confini esterni del mare territoriale, [in quanto le precedenti coordinate geografiche basate su dati cartografici obsoleti] non corrispondono pienamente alla situazione geografica attuale“.

Non si hanno altre informazioni in merito. L’annuncio diramato dalle autorità russe allarma le capitali occidentali e la NATO, anche se, in ragione della sua indeterminatezza viene ritenuto una provocazione tesa a far salire la tensione internazionale ed a verificare la portata delle reazioni.

Il confine marittimo della PC e della ZEE tra URSS e Finlandia stabilito nel 1985 (Fonte UN Doalos)

In realtà, la questione dei confini marittimi nella zona del Baltico va vista alla luce dell’incipiente guerra ibrida che sempre più va radicalizzandosi tra la Russia ed i Paesi vicini. Soprattutto ora che la NATO fronteggia le coste settentrionali russe, dal momento che Svezia e Finlandia, abbandonata la loro tradizionale neutralità, ne fanno parte.

Entrambi questi Paesi avevano stipulato in passato accordi di delimitazione marittima con l’ex Unione Sovietica. La Svezia lo aveva fatto nel 1988 stabilendo il confine di Piattaforma Continentale (PC) e Zona Economica Esclusiva (ZEE) nel Baltico lungo un fronte di 189 miglia cui sono subentrati Estonia e Lettonia, lasciando alla Russia una porzione di 4,5 miglia.

In precedenza, nel 1985, la Finlandia aveva definito la frontiera marittima nel Golfo di Finlandia valevole egualmente per PC e ZEE. La Russia ha anche concordato nel 1994 il confine laterale con l’Estonia, ma l’intesa non è stata ancora ratificata da nessuna delle due Parti.

Il confine laterale di ZEE e PC Russia-Estonia, concordato nel 2014 ma non in vigore; a nord est la frontiera marittima Russia-Finlandia (Fonte SL)

Non abbiamo molti elementi, oltre quelli indicati, per valutare la questione ma possiamo avanzare supposizioni. Gli Stati possono stabilire a certe condizioni, in conformità ai principi dell’UNCLOS le linee di base che uniscano punti appropriati della costa (la linea di base normale è altrimenti quella di bassa marea) da cui si misurano acque territoriali, PC e ZEE.

E possono anche modificarle se muta il profilo della costa per fenomeni naturali quali i cambiamenti climatici o l’espansione della foce di un fiume. In questo modo si creano spazi di acque interne che, come è noto, sono integralmente sottoposte alla sovranità dello Stato costiero: in esse è escluso qualsiasi diritto di transito non autorizzato di navi straniere, a meno che lo stesso Stato continui a consentirne l’esercizio.

Chiaramente, lo spostamento verso il largo delle acque territoriali mediante la creazione di nuove linee di base comporta una erosione della libertà di navigazione vigente nell’alto mare. Per questo motivo gli Stati Uniti contestano iniziative del genere in diverse aree geografiche. Il pensiero va subito al Mar della Cina ove Pechino accampa pretese simili attorno a determinate isole. Ma anche al Golfo Persico nel quale l’estensione delle acque interne iraniane è stata allargata con nuove linee di base decretate nel 1993.

Il confine Russo-svedese di ZEE e PC nell’area di Kaliningrand che si raccorda con quelli di Polonia e Lituania (Fonte SL)

Le autorità russe hanno minimizzato la questione, affermando che in realtà non si tratta di nuove linee di base ma di aggiornamento cartografico di quelle già esistenti.

Potrebbe essere così, ma l’esperienza insegna che creare allarme ed incertezza sui confini marittimi genera situazioni di gray zones in cui si creano le condizioni per “incontri ravvicinati” tra forze navali di opposti schieramenti. E’ questo, infatti, che accade nell’Indo-Pacifico ed è questo lo scenario cui spesso assistiamo nello Stretto di Hormuz.

Aspettiamo dunque, per comprendere bene le intenzioni del Cremlino nel Baltico. Certo i confini esterni della ZEE russa del Golfo di Finlandia ed al largo di Kaliningrad (nella foto d’apertura la base navale russa Barltysk a Kaliningrad) non cambieranno. Bisognerà però vedere se con la scusa della modifica delle linee di base non si limiterà la mobilità delle forze navali occidentali.

Foto Google Maps

 

Ammiraglio in congedo, docente a contratto di "Introduzione geopolitica e diritto internazionale del mare" presso l'Università di Bari. E' autore del "Glossario di Diritto del Mare", RM, 2020 disponibile in https://www.marina.difesa.it/media-cultura/editoria/marivista/Documents/supplementi/Glossario_di_diritto_del_mare_2020.pdf

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