Algeri abbatte un drone Baykar Akinci maliano – AGGIORNATO

(Aggiornato alle ore 14,00)
Lo scorso 1° aprile l’Aeronautica Maliana ha subito un duro colpo quando uno dei droni Bayraktar Akinci di recente acquisizione è stato perso nei pressi di Tinzaouaten, una remota cittadina sita nel nord del paese nei pressi del confine algerino.
Il Ministero della Difesa di Algeri ha rivendicato poco dopo la responsabilità dell’abbattimento dell’UCAV d’alta quota e lunga autonomia (HALE) di fabbricazione turca per via dello sconfinamento dello stesso nel territorio algerino per almeno due chilometri.
Si tratta del primo abbattimento di un drone straniero da parte dell’Aeronautica Algerina con un chiaro messaggio rivolto ai paesi che utilizzano i droni vicino al suo confine.
Le fotografie del relitto tra cui figuravano munizioni intelligenti ROKETSAN MAM-T intatte e kit di guida laser/GPS TEBER-81/82, hanno circolato ampiamente sui social media.
Ricordiamo che il Mali ha schierato la sua flotta di droni armati contro i gruppi ribelli tuareg, tra cui il CSP-DPA, una coalizione composta principalmente da gruppi tuareg che sostengono l’indipendenza della regione settentrionale Mali settentrionale nota come Azawad.
La perdita di questo moderno drone segna un momento critico nel conflitto in Mali sollevando interrogativi sulla sua strategia militare del Paese, sull’efficacia della sua flotta di droni, sui costi della perdita materiale e sulle più ampie implicazioni per la sicurezza nella regione del Sahel.
Ricordiamo che il Bayraktar Akinci, sviluppato dalla società Baykar, rappresenta un livello superiore nell’ampio panorama dei droni turchi. A differenza del suo predecessore, il Bayraktar TB2 ampiamente utilizzato nei recenti conflitti (Nagorno-Karabakh, Ucraina, etc.), l’Akinci è un cosiddetto drone HALE progettato per missioni complesse che richiedono un notevole raggio d’azione, carichi d’arma pesanti e capacità di combattimento avanzate.
Alimentato da due motori turboelica, l’Akinci vanta un peso massimo al decollo superiore alle 6 tonnellate e può rimanere in volo per oltre 24 ore. Questa resistenza, unita alla sua capacità di operare ad altitudini superiori a 40.000 piedi, lo rende uno strumento formidabile per la sorveglianza, la ricognizione e di conseguenza per gli attacchi di precisione.
L’Akinci può trasportare una varietà di munizioni, sempre di fabbricazione turca, tra cui la ROKETSAN MAM-T, una micro-munizione intelligente progettata per attacchi di precisione contro bersagli a terra e i kit di guida che convertono le bombe convenzionali in armi guidate da laser e GPS TEBER-81/82.
Caratteristiche complessive che consentono all’Akinci di muoversi bene nei vasti territori desertici settentrionali del Mali dove gli insorti spesso operano in piccoli gruppi mobili.
Non ultimo infine, la dotazione di sensori avanzati quali radar ad apertura sintetica (SAR) e sistemi elettro-ottici/infrarossi (EO/IR), che gli consentono di rilevare e tracciare i bersagli in diverse condizioni, di giorno o di notte.
L’acquisizione maliana di due droni Akinci nel dicembre 2024 è stata una pietra miliare nei suoi sforzi di modernizzazione militare. Il paese aveva già integrato 17 droni Bayraktar TB2 (nella foto sotto) nel suo arsenale dal dicembre 2022 diventando uno dei principali operatori africani di UCAV di fabbricazione turca.
Questo incidente potrebbe dunque alterare le dinamiche del conflitto rendendo più rischioso l’uso dei droni rimanenti. Il contesto è quello di una situazione di sicurezza già precaria in Mali, aggravata dal ritiro delle forze francesi e della missione ONU, con le Forze Armate locali supportate dal gruppo Wagner che ora potrebbe vedere messa a dura prova la propria strategia settentrionale e la partnership.
L’esperienza del Mali con i droni riflette una tendenza globale nell’uso di questi strumenti contro minacce asimmetriche, con esempi di successo in altri conflitti. Tuttavia, l’abbattimento dell’Akinci evidenzia i limiti di una strategia eccessivamente incentrata sui droni, che non sono invincibili e richiedono i necessari e doverosi investimenti in contromisure e intelligence.
Questo evento ha implicazioni regionali, potendo destabilizzare ulteriormente il Sahel e preoccupare paesi confinanti come l’Algeria. Per il Mali, la perdita comporta sfide economiche per la sostituzione e la necessità di una rivalutazione della strategia settentrionale.
Tra le reazioni segnaliamo all’abbattimento dell’Akinci, il richiamo degli ambasciatori dell’Algeria in Mali, Burkina Faso e Niger ma anche la contestuale risposta di Algeri che ha reso nota la chiusura del proprio spazio aereo ai voli provenienti dal Mali in conseguenza delle reiterate violazioni del suo spazio aereo da parte di quest’ultimo e il rafforzamento ei pattugliamenti aerei lungo il confine (nella foto sopra un Sukhoi Su-30MK algerino.)
In risposta, il Ministero dei trasporti e delle infrastrutture del Mali ha annunciato la chiusura del suo spazio aereo a tutti gli aerei algerini, accusando l’Algeria di «sostenere costantemente il terrorismo internazionale» ma senza fornire prove a sostegno di tali accuse, mentre l’Algeria ha reso nota la chiusura del proprio spazio aereo ai voli provenienti dal Mali in conseguenza delle reiterate violazioni del suo spazio aereo da parte di quest’ultimo.
La situazione è degenerata ulteriormente considerando che Mali, Burkina Faso e Niger hanno richiamato i loro ambasciatori dall’Algeria per consultazioni. In una dichiarazione congiunta, i tre paesi del Sahel hanno infatti espressamente condannato le «azioni irresponsabili del regime algerino». L’Algeria a sua volta ha risposto richiamando i suoi diplomatici e congelando la nomina di un nuovo diplomatico in Burkina Faso.
Tutto ciò avviene sullo sfondo di crescenti tensioni tra i paesi della regione e di una complicazione del traffico aereo civile tra di essi. Il conflitto rappresenta la terza violazione dello spazio algerino negli ultimi mesi e potrebbe avere gravi implicazioni per le vie di transito nella regione.
Foto: Forze Armate Algerine e Forze Armate Maliane
Maurizio SparacinoVedi tutti gli articoli
Nato a Catania nel 1978 e laureato all'Università di Parma in Scienze della Comunicazione, ha collaborato dal 1998 con Rivista Aeronautica e occasionalmente con JP4 e Aerei nella Storia. Dal 2003 collabora con Analisi Difesa occupandosi di aeronautica e industria aerospaziale. Nel 2013 è ospite dell'Istituto Italiano di Cultura a Mosca per discutere la propria tesi di laurea dedicata a Roberto Bartini e per argomentare il libro di Giuseppe Ciampaglia che dalla stessa tesi trae numerosi spunti. Dall'aprile 2016 cura il canale Telegram "Aviazione russa - Analisi Difesa" integrando le notizie del sito con informazioni esclusive e contenuti extra provenienti dalla Russia e da altri paesi.