Sommergibili: corsa al riarmo in Asia – Parte I

Agosto 2012 – Dagli anni ’90 le forze navali dei paesi della regione Asia-Pacifico sono protagoniste di una corsa al riarmo navale che ha pochi precedenti. Uno sviluppo che comprende varie tipologie di unità, alcune a valenza anche simbolica, come le tipiche capital ship del XXI secolo, ossia portaerei/portaeromobili e sottomarini nucleari. Proprio i battelli subacquei, convenzionali (diesel-elettrici o AIP) e non, rappresentano oggi un’importante fetta della produzione cantieristica, locale (anche se quasi sempre con assistenza e su licenza straniera, se si eccettuano Cina e Giappone) o tramite acquisti sul mercato internazionale. Quasi sempre queste acquisizioni riguardano battelli di nuova costruzione, anche se chi decide di entrare nel club dei sommergibilisti preferisce fare inizialmente ricorso all’usato di qualità. Si calcola comunque che entro il 2025 nella regione potrebbero prestare servizio circa 150 battelli convenzionali e tra i 20 e i 30 battelli nucleari, cinesi e indiani, e senza contare eventuali programmi “nuke” in valutazione da parte australiana e canadese.
Non considerando le forze subacquee di Stati Uniti e Russia, già analizzate in precedenti lavori, e che non gravitano esclusivamente sul Pacifico, anche se Mosca e Washington (in questo caso in funzione di contenimento della potenziale minaccia cinese), stanno tornando a concentrare attenzioni e risorse nell’area, le flotte subacquee asiatiche si possono suddividere in quattro grandi gruppi.
Il primo comprende le due grandi potenze regionali, Cina e India, che seguono una strategia di acquisizioni che punta molto sulla quantità dei battelli, con scarsa attenzione alla standardizzazione, e includendo mezzi tradizionali, AIP e nucleari, anche strategici. All’altra estremità del balance of power sottomarino, c’è il gruppo dei “nuovi delfini” asiatici, che dagli anni ’90 si è esteso a Singapore e Malaysia, mentre da anni gli ammiragli di Thailandia, Filippine, Bangladesh e Birmania sognano di poter aggiungere al crescente numero di fregate e corvette delle loro flotte, anche una componente subacquea.
Due gruppi molto diversi, quindi, che sono al centro della prima parte di questo lavoro. Degli altri due raggruppamenti (il primo relativo ad Australia, Giappone e Corea del Sud, che punta a trovare un equilibrio tra quantità e qualità, il secondo formato da Pakistan, Corea del Nord, Vietnam, Indonesia, Taiwan, paesi decisi a fronteggiare potenziali avversari di taglia più forte della loro, puntando sulla creazione di piccoli reparti subacquei ad alta valenza tecnologica e operativa), parleremo in un successivo lavoro.
Cina: i delfini del Drago
La Marina Cinese è indubbiamente la forza navale asiatica che punta di più sulla creazione di una imponente flotta di sommergibili, sia per proteggere le proprie coste, sia per operare in aree di interesse strategico (Mar Cinese meridionale, stretto di Taiwan) particolarmente adatte all’impiego di nugoli di battelli convenzionali. Senza contare che è ormai una realtà la capacità di deterrenza strategica nucleare cinese basata su un gruppo di SSBN.
Già gli ammiragli del presidente Mao acquistarono negli anni ’50 dall’URSS 26 battelli tipo “Whiskey” (quasi tutti realizzati localmente su licenza), gli ultimi dei quali ritirati negli anni ’90. Dal 1960 iniziarono quindi a entrare in servizio i battelli tipo “Romeo” (Type 033), in varie versioni: i primi 4 consegnati da Mosca nel 1960, seguiti da ben 84 sommergibili realizzati su licenza tra il 1962 e il 1984. Se si considerano anche gli 8 “Ming” (versione locale derivata dai “Romeo”) realizzati negli anni ’70, si comprende come Pechino puntasse molto sul numero, visto che a metà degli anni ’80 poteva ormai schierare 117 battelli, comprese due unità sperimentali lanciamissili, e i primi sottomarini nucleari d’attacco.

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Giuliano Da Fre'Vedi tutti gli articoli

Monzese, classe 1969, laureato in scienze politiche, giornalista pubblicista, già cronista del settimanale Il Giornale di Monza, dal 2007 lavora per il bisettimanale Il Cittadino. Dal 1996 collabora con varie testate del settore militare. Ha pubblicato due e-book (Kriegsmarine e Lampi ad Oriente) e alcune brevi monografie. Nel 2009 ha collaborato alla stesura del saggio Storia della Provincia di Monza e Brianza. Sono di prossima pubblicazione un saggio sulla storia navale dell'America Latina dall'indipendenza al 1914, e una monografia dedicata alla Guerra della Triplice Alleanza del 1864-1870.

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