Somalia: confermata la morte del capo degli Shebab

Il capo della milizia somala shebab è stato ucciso in un raid aereo. Lo ha confermato il Pentagono, precisando che si tratta del co-fondatore Ahmed Godane. Droni e aerei con pilota hanno colpito con missili e bombe a guida laser un nascondiglio di leader della milizia e un veicolo a sud di Mogadiscio, nel sud-est della Somalia. Il bombardamento risale al primo settembre, ma la Difesa Usa è stata in grado di confermare la morte del leader solo oggi. Godane rivendicò l’attacco degli shebab ad un centro commerciale a Nairobi, in cui nel settembre 2013 furono uccise 67 persone. Secondo il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, la morte di Godane, 37 anni, rappresenta la più importante perdita tra i gruppi africani affiliati ad Al Qaeda e il coronamento di anni di attività di intelligence.

Il co-fondatore degli shebab somali era infatti tra i primi otto terroristi ricercati dagli Usa. Addestrato dai talebani afghani, aveva assunto la leadership del gruppo nel 2008, dopo la morte di Adan Hashi Ayro, anche lui ucciso da un missile americano.

Il presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud, ha ringraziato a nome del suo governo le forze di sicurezza somale, che hanno supportato gli Usa nell’operazione. “Dopo la cooperazione tra i nostri due governi, le forze Usa hanno colpito un convoglio con a bordo il leader dei terroristi Shebab Ahmed Abdi Godane e alcuni dei suoi aiutanti. Possiamo confermare che nessuno del convoglio e’ sopravvissuto all’attacco”, si legge in una nota della presidenza. “Uno dei pilastri della guerra somala e’ stato abbattuto, non c’è quindi ragione di continuare nella guerra quando i loro giorni sono contati”, prosegue il comunicato in cui il governo ribadisce l’offerta di amnistia per i membri shebab che rinunciano alla guerra e alla violenza, che scadrà tra 45 giorni.

Nome di battaglia Mukhtar Abu Zubair, il leader degli al-Shabab Ahmed Abdi Godane ha preso il posto di Moalim Aden Hashi Ayro, ucciso anche lui in un raid aereo Usa nel 2008. Nato in Somaliland forse nel 1977 e recatosi negli anni Novanta a studiare prima in Sudan e poi in Pakistan grazie a borse di studio, nel 2009 ha portato gli al-Shabab a siglare un’alleanza con al-Qaeda.

E’ proprio nei campi della rete terroristica globale in Afghanistan, dove sarebbe giunto attraversando il confine pakistano, che avrebbe ricevuto il primo addestramento militare. Dopo la morte di Osama bin Laden, nel febbraio del 2012 ha rilasciato un video nel quale ha ”promesso di obbedire” al leader di al-Qaeda Ayman al-Zawahiri. Noto per essere un fine oratore e per il suo amore per la poesia, prima di diventare un ‘jihadista a tempo pieno’ Godane ha lavorato come contabile per un’agenzia di trasferimento di denaro basata sul sistema hawala, una forma tradizionale del sistema bancario islamico che si basa molto sulla fiducia tra individui.

Qui ha acquisito competenza che gli sarebbe servita per incanalare denaro rapidamente e con discrezione al movimento jihadista prima di tornare in Somalia. Nel 2008 Godane è stato condannato a morte in contumacia per l’attentato simultaneo contro il compound delle Nazioni Unite e l’ambasciata etiope nella capitale del Somaliland, Hargeisa. Nel 2010 ha rivendicato l’uccisione di 78 persone che stavano assistendo alle partite dei Mondiali di calcio nella capitale dell’Uganda, Kampala, segnando la prima azione degli al-Shabab fuori Somalia. Nel settembre del 2013, sotto la sua guida, i miliziani somali hanno invece ucciso almeno 67 persone nel centro commerciale Westgate nella capitale del Kenya, Nairobi, assediato per quattro giorni. Gli Stati Uniti avevano posto una taglia di sette milioni di dollari sulla sua testa nel 2012.

(con fonti AFP/AGI e Adnkronos)

Foto: Reuters, AFP

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