Dai barconi alle caserme: immigrati insieme ai militari?

Hanno suscitato un certo clamore a Padova le dichiarazioni del Prefetto Patrizia Impresa (vedi foto sotto) che, recatasi alla festa della fondazione della Guardia di Finanza, parlando coi giornalisti a proposito del problema dei migranti in arrivo in città (circa 300) ha detto“stiamo cambiando target per quel che riguarda le strutture in cui accoglierli. Non più abitazioni ma caserme. E non intendo caserme dismesse, ma caserme ancora in funzione”.

Un concetto chiarissimo, tranchant, originale, che però, per essere attuato, vista la mancanza di attribuzioni di un Prefetto in tema di impiego delle strutture militari, necessita perlomeno del placet dei diretti interessati.

Ma su questo fronte il Prefetto non sembra avere nessunissimo problema, anzi, qui gioca la sua carta migliore e cioè l’approvazione del progetto da parte delle superiori autorità militari, anzi, la loro completa disponibilità -“Abbiamo avuto un report dal Ministero della Difesa”- ha detto il Prefetto Impresa -“che ci ha dato una lista di caserme buone per le nostre necessità”.

Tutto sembra dunque procedere nel migliore nei modi per il Prefetto, i migranti e a questo punto anche per i militari che saranno coinvolti e che almeno così potranno sapere, come si dice, chi resterà col cerino in mano (a Padova hanno sede vari enti militari tra cui il Comando Forze di Difesa Interregionale Nord, il 15° Centro Rifornimenti e Mantenimento (CERIMANT) e il 32° Reggimento Trasmissioni).

La struttura prescelta è quella in dismissione dell’Aeronautica Militare presso l’aeroporto “G.Allegri” (vedi foto sotto), già sede fino al 2009 della 1^ Brigata Aerea ed ora in carico al 2° Reparto Manutenzione Missili. Un primo incontro è già avvenuto tra il Prefetto e l’Aeronautica ma, secondo quanto riportato dalla stampa locale per ora nulla è stato ancora definito, anche se lo sarà a breve.

Del resto, dice ancora la stampa locale, vi sarebbe a monte una piena intesa tra il Ministero degli Interni e quello della Difesa. L’iniziativa padovana si presenterebbe quindi come una sorta di apripista ad un tipo di soluzione del tutto nuova in tema di “accoglienza” che vede il diretto coinvolgimento di strutture in cui vi sono reparti militari che, all’improvviso, si troveranno a gestire non senza difficoltà delle situazioni non del tutto prevedibili incluse quelle particolarmente spinose attinenti alla vigilanza e alla sicurezza e la cui inosservanza, some si sa, ha risvolti anche di natura penale.

C’è poi qualche discrimine sui criteri con cui verranno individuate le caserme destinate a ospitare i migranti? Per esempio escludendo le strutture di unità appartenenti all’area operativa dell’Esercito?

A quanto si sa le direttive interministeriali prevedono semplicemente di individuare in tutte le province delle caserme che siano ancora attive (ovvero agibili e idonee sotto il profilo igienico-sanitario) e al tempo stesso che non siano ubicate nei centri-città, criterio quest’ultimo che non mancherà di suscitare qualche critica dato che sembra voler nascondere l’evidenza del problema ed anche la sua attuale soluzione.

Padovano, classe 1954, è Colonnello dell'Esercito in Ausiliaria. Ha iniziato la carriera come sottufficiale paracadutista. Congedatosi, ha conseguito la laurea in Giurisprudenza ed è rientrato in servizio come Ufficiale del corpo di Commissariato svolgendo incarichi funzionali in varie sedi. Ha frequentato il corso di Logistic Officer presso l'US Army ed in ambito Nato ha partecipato nei Balcani alle missioni Joint Guarantor, Joint Forge e Joint Guardian.

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