Prova di allarme nelle basi russe in Armenia

Lo scorso 7 luglio il Comando del Distretto Militare Meridionale russo ha effettuato a sorpresa un’esercitazione di “prontezza operativa” nelle basi di Erebuni e di Gyumri nella Repubblica di Armenia.

Come riporta l’agenzia russa “Tass”  l’esercitazione, della durata presumibile di una settimana, è iniziata con una prova di allarme e successivo dispiegamento delle unità in assetto “combat ready” nelle aree addestrative di Kamkhud e Alagyaz, sotto il costante monitoraggio di droni Navodchik-2.

Non si tratta comunque di una novità. Le Forze Armate russe svolgono costantemente questo genere di esercitazioni di allarme da circa una anno, da quando cioè ha avuto inizio la “crisi ucraina” e, parallelamente, la NATO e le Forze Armate USA (Op. “Atlantic Resolve”)

hanno avviato ininterrottamente attività addestrative che si svolgono fino ai confini della stessa Russia. Cos’ha dunque di speciale quest’ennesima prova di allarme ora effettuata nelle basi in Armenia?

Nella repubblica caucasica (che fa parte del CSI o “Commonwealth dell’Est” assieme a Bielorussia, Kazakhistan, Kyrgyzstan, Tajikistan e naturalmente Russia) si trovano circa 5.000 militari russi.

Un’aliquota (presumibilmente di 1.500 uomini) è dislocata nella Base Aerea 3624 di Erebuni (una parte dell’aeroporto della capitale, Yerevan) in cui è ospitato uno squadrone di Mig-29 “Fulcrum” (16-18 apparecchi), uno di elicotteri d’attacco Mi-24P (Hind F) ed un’aliquota di elicotteri da trasporto Mi-8MT/SMV Hip.

La Base Aerea 3624 dipende a sua volta dalla Base Militare 102 ubicata a Gyumri (in prossimità dei confini con Turchia e Georgia), in cui è dislocata la componente terrestre, stimata in 74 carri da combattimento, 17 IFV, 148 APC, 84 complessi di artiglieria ed alcune batterie di difesa aerea S-300 e S-200.

Per sgombrare il campo da un equivoco di fondo, va comunque precisato che non si tratta di truppe in qualche modo imposte da Mosca ma di truppe che piuttosto integrano la Difesa armena con il controllo dello spazio aereo e dei confini terrestri con Turchia, Georgia, Iran e soprattutto con lo storico nemico Azerbaijan, con cui grava l’irrisolto nodo della regione del Nagorno-Karabakh, l’enclave armena in territorio azero, teatro di un conflitto negli anni 1992-1994, dichiaratasi “indipendente” e tuttora in una precaria condizione di “cessate il fuoco”.

La presenza russa non ha quindi finora dato adito a contestazioni o, perlomeno, questo è stata la situazione fino a poco tempo quando, in seguito all’aumento delle tariffe della corrente elettrica, gestita da una società russa, ha avuto inizio una sorta di sollevazione popolare dai toni anche violenti, repressa con altrettanta durezza, e che secondo qualche commentatore, sia in USA che in Russia,  ricorda molto da vicino la dinamica delle cosiddette “rivoluzione colorate”.

Queste ultime, come già riportato da Analisi Difesa a proposito dell’attuale situazione in Armenia, prendono il via con un tema di forte richiamo, hanno luogo in una certa piazza della capitale che ne diviene il fulcro, sfocia in scontri permanenti e si conclude con l’assalto alla sede del governo, la fuga di quest’ultimo e la presa del potere, il tutto evocando una pretesa “spontaneità popolare” che rende quindi superfluo poi indire successive elezioni.

Il fatto che una simile dinamica possa evolversi anche in Armenia non sembra per ora avere, secondo molti commentata tori, grandi probabilità di riuscita.

Sicuramente una simile ipotesi non può comunque non essere stata presa seriamente in considerazione da Mosca dato che, se mai venisse a verificarsi realizzando un passaggio dell’Armenia nella sfera d’influenza occidentale, la Russia verrebbe di fatto “espulsa” dalla regione caucasica, in un’epoca in cui peraltro si combatte un genere di conflitto del tutto nuovo e diverso che riguarda l’allestimento del gasdotto del Mar Caspio, un’opera strategica che vede fortemente interessata anche l’Italia.

foto RIA Novosti, Itar Tass

Padovano, classe 1954, è Colonnello dell'Esercito in Ausiliaria. Ha iniziato la carriera come sottufficiale paracadutista. Congedatosi, ha conseguito la laurea in Giurisprudenza ed è rientrato in servizio come Ufficiale del corpo di Commissariato svolgendo incarichi funzionali in varie sedi. Ha frequentato il corso di Logistic Officer presso l'US Army ed in ambito Nato ha partecipato nei Balcani alle missioni Joint Guarantor, Joint Forge e Joint Guardian.

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