Curdi, yazidi e americani attaccano l'Isis a Sinjar

Ha preso il via ieri mobilitando migliaia di soldati curdi e yazidi, addestrati negli ultimi mesi nel Kurdistan iracheno da istruttori della Coalizione, l’offensiva contro l’Isis per riconquistare Sinjar, nel nord dell’Iraq, da un anno in mano ai jihadisti.

Sinjar è un  luogo simbolo, abitata dalla minoranza yazida (né musulmani né arabi e di etnia curda, gli yazidi-seguono una religione sincretistica basata sullo zoroastrismo, considerata politeista e dunque disprezzata dai jihdisti che li considerano ‘adoratori di Satana’ e infedeli) e conquistata dall’Isis il 3 agosto del 2014, la città sorge lungo una strategica via di collegamento tra Mosul, roccaforte dell’Isis in Iraq, e Raqqa, la capitale del Califfato’ in Siria.

Per questo, al di làsei simbolismi e del desiderio di vendetta degli yazidi per le violenze subite strappare ai jihadisti la città e il controllo dell’autostrada significa inficiare le capacità dell’Isis di muovere rapidamente truppe e rifornimenti tra Iraq e Siria.

L’offensiva è stata preceduta da intensi bombardamenti della coalizione internazionale a guida Usa: martellati per 24 ore oltre 70 obiettivi. Le forze curde hanno subito conquistato alcuni villaggi puntando a isolare Sinjar per poi prendere il controllo delle vie di accesso e conquistare gradualmente il centro urbano.

Una tattica già adottata dagli iracheni per riprendere Tikrite che ha portato questa mattina le forze curde a penetrare in città come ha riferito Sheikh Shamo, deputato della minoranza Yazidi al parlamento curdo iracheno, precisando che i peshmerga sono entrati nei quartieri occidentali e orientali della città, ma la parte sud rimane controllata dallo Stato islamico.

Anche un ufficiale curdo, il maggiore Ghazi Ali, citato dall’agenzia AP, ha detto che è ancora troppo presto per dichiarare vittoria.

Durante l’offensiva dell’Isis migliaia di yazidi erano rimasti intrappolati su Monte Sinjar e proprio la necessità di evacuarli e proteggerli costituì una delle motivazioni dell’intervento della Coalizione. Nell’Operazione “Liberare Sinjar” sono impegnati oltre 7.500 peshmerga curdi e 5mila volontari yazidi all’attacco da tre fronti diversi contro la città dove sarebbero asserragliati 600 jihadisti. L’offensiva è supervisionata personalmente dal presidente del Kurdistan iracheno, Massoud Barzani.

Per gli yazidi, che hanno visto i loro bambini trucidati, le donne stuprate e schiavizzate, la battaglia é molto più che una vendetta. Hussein Derbo, il capo di un battaglione peshmerga composto da circa 440 yazidi, ricorda che molti dei suoi uomini avrebbero potuto migrare in Europa, ma hanno scelto di rimanere e combattere.

Un inviato dell’agenzia AP ha riferito di avere visto anche una piccola unità di militari americani su una collina a ridosso del fronte, con il compito di segnalare gli obiettivi e riferire sui risultati dei raid aerei.

Secondo la Cnn turca, la Coalizione internazionale a guida Usa sta preparando un’offensiva aerea su vasta scala anche in Siria, da compiere probabilmente entro il mese prossimo contro postazioni dell’Isis, in particolare nelle zone di Jarabulus, Azaz e Marea nel nord del Paese.

Resterebbe tuttavia esclusa al momento l’ipotesi di un’operazione di terra anche se  si tratta proprio dell’area a ridosso del confine turco dove Ankara vorrebbe istituire un zona cuscinetto sotto il suo controllo militare dove trasferire due milioni di rifugiati siriani: un piano per il quale i turchi mobiliterebbero oltre 10 mila militari.

Foto: AP, AFP e Reuters

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