L’Isis in crisi dimezza la paga ai combattenti

ANSA – La crisi economica c’è anche per l’Isis: il gruppo jihadista ha annunciato di aver dimezzato gli stipendi per i suoi combattenti dopo la riduzione dei proventi petroliferi causati dal danneggiamento dei pozzi nell’est della Siria e della distruzione di una filiale della Banca centrale dello Stato islamico nel nord dell’Iraq. La stampa britannica ha pubblicato oggi un documento esclusivo proveniente dal Direttorato delle finanze dell’Isis a Raqqa, roccaforte jihadista nel nord della Siria.

Secondo il testo, datato Safar 1437 secondo il calendario islamico e corrispondente a novembre e dicembre 2015, si afferma “considerando la situazione eccezionale in cui si trova lo Stato islamico è stato deciso di ridurre della metà i salari pagati a tutti i combattenti”. “E’ una decisione – prosegue il testo la cui autenticità è stata verificata da esperti di documentazione dell’Isis – che non prevede esenzione per nessuno, quale che sia la sua posizione”.

Gli stipendi, assicurano i tesorieri dello Stato islamico, saranno distribuiti come sempre due volte al mese. Secondo ricercatori siriani in contatto con loro parenti e colleghi presenti nei territori dello Stato islamico, prima della riduzione degli stipendi un combattente locale di medio livello guadagnava 350 dollari al mese.

I mujahidin stranieri, per lo più provenienti da Europa e Nordamerica, occupano posizioni più alte e ricevono uno stipendio maggiore che può superare i mille dollari.

E’ inoltre previsto un “assegno familiare” per ogni combattente a seconda del numero di mogli (la poligamia e’ legittima) e di figli a carico. Nel documento, diffuso da attivisti siriani e pubblicato dal The Independent di Londra, non si danno ragioni della decisione presa.

Osservatori occidentali e mediorientali affermano che negli ultimi tre mesi l’Isis ha subito perdite nella raccolta di proventi economici derivanti dalle risorse energetiche.

Questo è dovuto – secondo gli esperti – al danneggiamento dei pozzi di petrolio nella Siria orientale causati dai raid Usa, britannici e francesi (seguiti agli attentati di Parigi) e al più recente bombardamento americano di una filiale del Direttorato delle finanze dello Stato islamico a Mosul, capitale dell’Isis in Iraq.

Dalle immagini diffuse dal Pentagono dopo una delle esplosioni, si vede volare in aria una nuvola di quelli che sembrano pezzi di carta, forse banconote. L’attacco, è stato compiuto l’11 gennaio a Mosul.

Ad essere preso di mira con due bombe da 900 chilogrammi ciascuna è stato un edificio usato come deposito di valuta dai jihadisti per custodire i proventi delle loro attività economiche, vale a dire le vendite di petrolio ma anche le entrate delle tasse imposte su tutte le attività nei territori sotto il loro controllo nello stesso Iraq e in Siria.

E poiché la costruzione centrata si trovava in una zona abitata, nell’attacco sarebbero anche rimasti uccisi tra i cinque e i sette civili, secondo i dati del comando Usa resi noti dalla Cnn .

Gli aerei americani hanno intensificato negli ultimi mesi i loro raid sui centri nevralgici del potere economico dell’Isis. Tra questi, le colonne di autocisterne o i mercati dove si svolgono le transazioni sul petrolio estratto dai giacimenti che l’organizzazione jihadista controlla.

Il mese scorso la società di analisi IHS ha pubblicato un rapporto secondo il quale l’organizzazione jihadista beneficia ormai di entrate mensili per 80 milioni di dollari. Di queste, il 50% proviene dalle tasse sui servizi e sulle attività ‘commerciali, agricole e industriali e il 43% dalla vendita di petrolio e gas.

Il restante 7% proviene da donazioni o attività criminali come il commercio di droga e antichità. Il generale Llyod Austin (nella foto a sinistra), capo del Comando Centrale Usa, ha detto che quello dell’11 gennaio non è stato il primo raid contro i depositi di contanti dello Stato islamico, da cui provengono le paghe per i miliziani.

Tra questi ultimi, anche i1.800 adolescenti che, secondo l’ong Osservatorio nazionale peri diritti umani in Siria (Ondus), lo Stato islamico ha reclutato nel solo 2015 nelle sue formazioni dei ‘Cuccioli del Califfato’. Di questi, secondo l’ong, 350 sono morti (48 in azioni suicide)

.”E’ stato un ottimo raid”, ha commentato il generale Austin riferendosi all’attacco dell’11 gennaio. “Combinato con gli altri bombardamenti che abbiamo fatto contro le infrastrutture per la produzione e la distribuzione di gas e petrolio e altre fonti di finanziamento, si può scommettere che l’Isis senta la tensione sul suo libretto degli assegni”, ha aggiunto l’alto ufficiale.

foto US DoD e Stato Islamico

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