Siria: la tregua regge ma la guerra continua

di Lorenzo Trombetta Ansa

La tregua in Siria “regge” per il terzo giorno consecutivo, ma la guerra nel Paese continua aritmi serrati visto che sono assai limitate le aree geografiche incluse nell’accordo per l’interruzione delle ostilità. Il segretario generale dell’Onu Ban ki-moon ha espresso soddisfazione per la tenuta del cessate il fuoco, tanto da accennare alla possibilità di estendere l’accordo oltre le due settimane previste.

Le agenzie dell’Onu annunciano ora un piano per portare aiuti a oltre 150mila civili intrappolati a lungo in zone sotto assedio ma le operazioni rimangono complesse. Più calme sono le zone del sud della Siria, tra Daraa e Damasco, ma nel resto del Paese la violenza non accenna a diminuire. Bombardamenti russi e governativi si sono registrati nell’area di Homs, Hama e Aleppo. In quest’ultima ci sono stati intensi scontri tra milizie curde e rivali arabi.

A nord della contesa città del nord della Siria l’artiglieria turca ha ripreso a colpire postazioni curde ma anche dell’Isis, e sono proseguiti i combattimenti tra lealisti e jihadisti a sud-est di Aleppo, e tra curdi e Isis nell’est del Paese.

L’inviato speciale dell’Onu Staffan de Mistura aveva ieri affermato che le prime 48 ore di tregua sono state incoraggianti, mentre il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg ha confermato la tenuta del cessate il fuoco ribadendo le preoccupazioni perla massiccia presenza di truppe russe in Siria.

L’Onu ha intanto oggi lanciato l’allarme per il rischio che “migliaia di persone rischiano di morire di fame” nelle zone da lungo tempo sotto assedio. In precedenza, sempre le Nazioni Unite avevano riferito che circa 450mila civili, di fatto ostaggio in località circondate dei gruppi armati, hanno urgente bisogno di aiuto umanitario perché prive di cibo, medicinali e altri beni essenziali. Sfruttando la relativa calma in alcune aree coinvolte dalla tregua, l’Onu conta adesso di andare in soccorso di 154mila persone nei prossimi cinque giorni.

Verso Muaddamiya località a sud-ovest di Damasco assediata da oltre due anni dalle truppe governative, sono partiti ieri dalla capitale decine di camion della Mezzaluna rossa siriana, controllata dal governo e che si coordina con le Nazioni Unite.

Il convoglio non trasporta cibo ma coperte, saponi, pannolini per bambini. Si tratta del terzo convoglio di aiuti diretto a Muaddamiya nelle ultime settimane. Sul fronte diplomatico si aspetta ora di vedere se la tenuta formale della tregua induca le parti a tentare di avviare i tanto attesi colloqui indiretti mediati dall’Onu e convocati da De Mistura per il 7 marzo prossimo a Ginevra.

La Turchia e l’Arabia Saudita, che sostengono parte delle opposizioni in esilio, hanno accusato la Russia di aver violato la tregua bombardando aree del cessate il fuoco tra Hama e Idlib e tra Hama e Homs. Mosca, che sostiene assieme all’Iran il governo siriano, ha invece accusato la Turchia di violare la cessazione delle ostilità sparando sulle postazioni curde nel nord. Intanto è proseguita la guerra tra Isis e i suoi diversi nemici: a sud-est di Aleppo contro  i lealisti; nell’estremo est siriano contro i curdi filo-Usa; a nord di Raqqa contro l’artiglieria turca a sostegno, almeno in questo caso, delle difese curdo-siriane.

Foto AFP e, SANA

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