Amri e gli altri terroristi islamici passati dall’Italia

di Massimo NesticòANSA
Anis Amri non è l’unico autore di stragi jihadiste ad aver avuto a che fare con l’Italia. Dall’attentato di Nizza a quelli di Parigi e Bruxelles, anche le strade di altri terroristi legati all’Isis portano nella penisola. Nessuna azione ostile è stata messa a segno in Italia in questi anni che hanno visto scorrere il sangue in diversi Paesi europei. Ne è stata tentata una – fortunatamente non andata a buon fine – da parte di un libico, Mohamed Game, sorta di precursore della figura del ‘lupo solitario’. Nell’ottobre del 2009 l’uomo si presentò con un ordigno rudimentale da lui stesso costruito nel piazzale della caserma Santa Barbara a Milano.

Ma la bomba esplose solo parzialmente causando danni allo stesso Game e ferendo solo leggermente due militari. Nelle tante indagini aperte da diverse procure sull’estremismo di matrice islamica, l’Italia emerge come un centro importante di supporto logistico e di fornitura di documenti falsi per combattenti dell’Isis, più che come obiettivo di azioni ostili, che finora hanno riguardato altre nazioni, nonostante Roma, simbolo della cristianità, sia spesso indicata come bersaglio dalla propaganda jihadista diffusa via web. In diverse aree, soprattutto al Nord, ci sono reti di fiancheggiatori del Califfato e le tracce lasciate dai killer di recenti episodi stragisti hanno portato anche nel nostro Paese, già prima della vicenda di Berlino.

L’ultimo caso è quello dell’attentato sulla Promenade des anglais di Nizza, nella notte del 14 luglio scorso, realizzato con modalità analoghe a quello della capitale tedesca: un camion lanciato contro una folla di civili. L’autista, anche lui tunisino, Mohamed Lahouaiej Bouhlel, era stato fermato nel 2015, per un controllo, dalla polizia italiana alla frontiera di Ventimiglia. Venne identificato a bordo di un’auto.

L’uomo, che non aveva pendenze e non era schedato come soggetto potenzialmente pericoloso, era stato fatto passare. Secondo notizie di fonte francese, il tunisino viaggiava regolarmente in Italia, insieme con altri uomini, per portare del cibo ai migranti siriani accampati vicino al confine. Si torna indietro di pochi mesi e si arriva al 22 marzo 2016, giorno del doppio attentato all’aeroporto e ad una stazione metro di Bruxelles. Protagonista di uno degli attacchi suicidi è Khalid el-Bakraoui, belga di origine marocchina. Indagini hanno rivelato che nel luglio del 2015, l’uomo è atterrato all’aeroporto di Treviso con un volo Ryanair proveniente da Bruxelles e successivamente ha pernottato a Venezia.

Bakraoui faceva parte della stessa cellula che organizzò anche gli attentati di Parigi del 13 novembre 2015. Di uno degli autori, Salah Abdeslam, l’unico sopravvissuto, belga di origine marocchina, viene registrata la presenza l’1 agosto dello stesso anno a Bari, in auto con un amico, per imbarcarsi verso la Grecia. Nei quattro giorni successivi l’uomo ‘sparisce’ – gli investigatori ipotizzano possa essere arrivato anche in Siria e si ripresenta a Bari con un traghetto proveniente dalla Grecia il 6 mattina.

Nel suo viaggio di ritorno verso Bruxelles utilizza 3 volte la carta di credito, per fare rifornimento, e poi lascia l’Italia. Diversi episodi, dunque, sui quali gli investigatori italiani – in collaborazione con quelli degli altri Paesi coinvolti stanno lavorando da tempo per ricostruire appoggi e complicità godute dagli attentatori nel territorio nazionale.

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