Baghdad prepara l’assalto a Mosul Ovest

Diverse decine di miliziani dello Stato Islamico hanno perso la vita sotto i bombardamenti aerei della Coalizione internazionale guidata dagli Usa, mentre stavano cercando di fuggire dalla parte orientale di Mosul, che le forze governative irachene hanno completamente liberato.
I velivoli alleati hanno attaccato sul fiume Tigri una serie di imbarcazioni, a bordo delle quali i jihadisti stavano allontanandosi da al-Rashidiya, sobborgo alla periferia nord-est, uno degli ultimi a cadere insieme a adiacente di al-Arabi.

Le milizie dello Stato islamico hanno espulso gli abitanti della parte occidentale del fiume. Nelle case e negli esercizi commerciali i jihadisti hanno stanziato molti combattenti e cecchini, per respingere il previsto assalto delle forze governative anche se le previsioni sull’esito della battaglia sono caute e valutano possibile la caduta di Mosul Ovest entro giugno.

Un abitante del quartiere di Al-Maidan riferisce che “il gruppo (SI) ci ha obbligato a lasciare le nostre case, senza permetterci di prendere nulla”. I miliziani, aggiunge, hanno “istallato delle postazioni di tiro e hanno posizionato cecchini sui tetti e alle finestre”.

Mosul mezzi polizia irachena AFP “Ci hanno obbligato a lasciare la zona – prosegue l’uomo nel racconto – perché presto diventerà un campo di battaglia e ci hanno trasferiti con alcuni familiari in un’altra zona della città”.

Nelle ultime settimane tutti i ponti della città sono stati distrutti, come difesa strategica da parte dei miliziani o sotto i colpi dei bombardamenti della Coalizione. Soufian al-Mashhadani, un miliziano originario di Mosul, conferma che lo SI ha schierato numerosi combattenti all’interno di alcune abitazioni dislocate lungo la sponda occidentale del fiume.
“Hanno impedito ai proprietari – prosegue il miliziano – di queste case e attività commerciali, di prendere i loro effetti personali e i viveri, affermando che tutto è ormai di proprietà dei mujaheddin”.

I vertici delle forze irakene e delle milizie curde stanno studiando la strategia per espugnare la zona occidentale e liberare l’intera città dalla presenza jihadista. Fra le ipotesi, un accerchiamento a nord, ovest e sud della città, per poi sferrare l’offensiva dal settore orientale utilizzando dei ponti di barche.
Per Patrick Martin, esperto di questioni irakene presso l’Istituto per gli studi sulla guerra (ISW) il genio americano avrebbe addestrato i genieri irakeni a costruire ponti di barche.

Un’operazione che potrebbe risultare un incubo se sulla sponda occidentale i miliziani dell’IS bersagliassero i reparti del genio facendosi scuso dei civili per inibire il fuoco di artiglieria e i raid aerei.
Più probabile forse un assalto da ovest e da sud che, dopo aver riconquistato l’aeroporto, punti sul centro storico.

Truppoe irachene Mosul US DoD

L’IS ha condotto ieri un blitz, fallito, sulla sponda orientale del Tigri. “Elementi dell’organizzazione terroristica, approfittando del maltempo, hanno attaccato il perimetro dei quartieri liberati al Baath e al Thubbat che si affacciano sulle rive del Tigri dalla parte orientale della città”, ha detto il generale Saadi al Khatuni dell’antiterrorismo iracheno, come riporta la tv satellitare curda Rudaw.

Il generale ha quindi spiegato che “gli attaccanti erano 13 uomini armati che sono arrivati dal versante opposto del fiume a bordo di due barche, e dopo essere stati affrontati dalle nostre forze si sono asserragliati in negozi commerciali ed alcune case” dove hanno preso in ostaggio un numero di civili. Ma “dopo oltre 3 ore di scontri a fuoco, la situazione è stata risolta dalle forze irachene con l’uccisione di 9 terroristi, la cattura di uno e la fuga di altri 3”, ha detto il generale. Un’azione di disturbo più che un contrattacco.

Secondo le stime alleate e irachene a Mosul Ovest, dove abitano 750 mila persone, resterebbero circa 3 mila combattenti dell’Isis, cioè la metà di quelli presenti all’inizio della battaglia.

Iraqi police forces stand in front of armoured vehicles during a visit of an Iraqi army Staff Lieutenant at the Habbaniyah base, east of Ramadi in the Anbar province, on May 9, 2016, ahead of a military operation against the Islamic State (IS) group in the Rutba area. Iraqi army Staff Lieutenant General Othman al-Ghanimi visited the military base. / AFP PHOTO / MOADH AL-DULAIMI

Secondo un rapporto dell’istituto di ricerca Ihs Markit, con sede a Londra, Lo Stato islamico ha perso un quarto del suo territorio in Iraq e Siria nel corso del 2016. Secondo lo studio, tra l’inizio e la fine dello scorso anno il territorio del Califfato è passato da circa 78.000 chilometri quadrati a circa 60.400.

“L’Is ha conosciuto nel 2016 una perdita di territorio senza precedenti – ha commentato Columb Strack, che guida il centro per il monitoraggio dei conflitti di Ihs Markit – comprese aree chiave e vitali per i progetti dell’organizzazione”.

Perdita di territorio, seppure in misura minore, si era registrata anche nel 2015, quando il ‘califfato’ era passato da 90.800 chilometri quadrati a 78.000.Strack prevede un ulteriore arretramento dell’Is nell’anno in corso. “Ci aspettiamo – ha dichiarato – che le forze governative irachene riconquistino Mosul prima della seconda metà dell’anno”. Sarà invece più difficile la battaglia per liberare h capitale siriana dell’Is. “Raqqah – ha detto Strack – è il cuore dell’Is e non la lasceranno senza combattere. Richiederà probabilmente un maggiore intervento di terra da parte di qualcuno degli attori esterni, come Usa e Turchia, o delle forze governative siriane appoggiate dalla Russia e dall’Iran”.

(con fonti Askanews, Adnkronos, AGI e Ansa)

Foto: AFP, Askanews e US DoD

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