Si riaccende la tensione tra Usa e Cina anche a Taiwan

Il 18 aprile la Cina terrà esercitazioni militari a fuoco nello Stretto di Taiwan. L’annuncio arriva dall’autorità per la sicurezza marittima della provincia costiera del Fujian che ha coinciso con le osservazioni sull’importanza del potere navale nelle esercitazioni del presidente Xi Jinping rilasciate dopo quelle appena conclusasi nel Mar Cinese Meridionale al largo delle coste della provincia di Hainan.

“La missione di costruire una marina militare potente non è mai stata così urgente”, ha detto Xi, in tenuta da combattimento, nel suo discorso tenuto sul ponte per l’atterraggio di elicotteri di uno dei più avanzati cacciatorpediniere cinesi.

I media statali hanno riferito che all’esercitazione ha partecipato una forza che comprendeva 48 navi, tra cui la portaerei cinese Liaoning, 76 elicotteri, caccia e bombardieri e più di 10.000 persone, il che la rende la più grande esercitazione dalla fondazione della Repubblica popolare cinese nel 1949.

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Normalmente le esercitazioni annuali cinesi sono attentamente monitorate dalle potenze regionali e internazionali, che osservano con preoccupazione il crescente potere militare di Pechino. Le autorità del Fujian hanno comunicato che la prossima esercitazione, della durata di un solo giorno, si terrà mercoledì prossimo, nello Stretto di Taiwan.

Il Ministero della Difesa di Taiwan ha risposto che le esercitazioni sembrano essere parte di attività annuali programmate ma che avrebbero comunque monitorato da vicino la situazione e che comunque sono pienamente in grado di rispondere.

Al tentativo del presidente americano Donald Trump di sostenere il governo indipendentista di Taiwan Pechino risponde in modo sempre più determinato. La Cina considera Taiwan, che si è separata durante la guerra civile cinese nel 1949, come proprio territorio e afferma che le parti devono, alla fine, essere riunite, anche con la forza, se necessario.

Washington è il principale fornitore di equipaggiamenti militari stranieri all’isola-Stato che starebbe premendo su Washington per la fornitura di equipaggiamenti più avanzati. Il presidente taiwanese Tsai Ing-wen ha promesso di aumentare le spese militari per difendere la sovranità dell’isola di fronte alla crescente determinazione della Cina nella regione.

Tra il 1979 e il 2014, Taiwan figurava al nono posto tra i più grandi acquirenti di armi a livello mondiale, con gli Stati Uniti che fornivano oltre i tre quarti delle armi importate da Taiwan, secondo il database di SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute).

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Funzionari cinesi hanno denunciato il recente passaggio di una legge statunitense che incoraggia più contatti di alto livello con Taiwan. La Cina afferma che il Travel Act di Taiwan viola gli impegni degli Stati Uniti di non ripristinare gli scambi ufficiali interrotti nel 1979, quando gli Stati Uniti rinunciarono al riconoscimento diplomatico di Taipei. Il Travel Act incoraggia relazioni bilaterali più strette a tutti i livelli e il governo degli Stati Uniti, probabilmente, effettuerà “visite più frequenti e di alto livello” a Taiwan.

Un accordo per fornire a Taiwan la tecnologia di produzione di sottomarini e la nomina di John Bolton, considerato un falco, a consigliere della sicurezza nazionale hanno rafforzato i sentimenti anti-americani in Cina. Bolton ha raccomandato che gli Stati Uniti aumentino le vendite di armi alle truppe dell’isola e tengano un rapporto militare più stretto con Taiwan per aiutare a contrastare una ”belligerante” Pechino.

L’ufficio affari di Taiwan di Pechino, mercoledì, ha messo in guardia contro ulteriori iniziative americane per rafforzare le relazioni con Taiwan. Il mese scorso, il presidente Xi ha pronunciato un discorso fortemente nazionalista in cui ha promesso di proteggere “ogni centimetro” del territorio cinese. “Tutti gli atti e le manovre per dividere la madrepatria sono destinati al fallimento e saranno condannati dal popolo e puniti dalla storia!”.

La Cina ha anche intensificato le missioni dell’aviazione intorno a Taiwan e ha ripetutamente navigato con la portaerei, Liaoning, attraverso lo Stretto di Taiwan. Secondo il ministero della Difesa taiwanese, nell’ultimo anno, l’aeronautica cinese avrebbe effettuato circa 16 esercitazioni nelle vicinanze di Taiwan e la minaccia militare cinese sarebbe cresciuta di giorno in giorno

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Le esercitazioni navali appena completate a sud di Hainan hanno sottolineato le crescenti capacità della Cina nel difendere i suoi interessi marittimi e le rivendicazioni territoriali, in particolare nel Mar Cinese meridionale conteso. La Cina sta costruendo nuove navi a un ritmo rapido per dotare le sue forze navali, la guardia costiera e le forze dell’ordine marittime, ha inoltre costruito la sua prima portaerei interamente realizzata in Cina.

Taiwan è situata a circa 180 km dalla Cina, tra il Mar Cinese Orientale e il Mar Cinese Meridionale, separata dalla costa cinese da un braccio di mare, denominato Stretto di Formosa.

L’isola conta circa 23 milioni di abitanti, di cui 2,7 milioni risiedono nella capitale, Taipei, ed è conosciuta anche con il nome di Formosa, dato dai portoghesi attorno alla metà del XVI secolo. Cina e Taiwan sono separate dal 1949 dopo che i nazionalisti di Chiang Kai-shek abbandonarono la terraferma in seguito alla guerra civile. Taiwan era sfuggita alla conquista di tutto il territorio cinese con la “lunga marcia” guidata da Mao Zedong in quanto era stato impossibile occuparla.

La Cina negli ultimi anni ha promosso il concetto di unificazione pacifica rispetto all’invasione ma non rinuncia ad abbandonare la minaccia militare. Una posizione ribadita da Pechino nel 2005 con una legge che impone l’intervento armato qualora l’isola prenda iniziative concrete verso l’indipendenza. Pechino insiste che le due parti debbano unirsi, ma i sondaggi mostrano che la maggior parte dei taiwanesi si oppongono.

Foto PLA e Xinhua

 

Nato a Cassino nel 1961, militare in congedo, laureato in Scienze Organizzative e Gestionali. Si occupa di Country Analysis. Autore del Blog 38esimoparallelo.com, collabora con il Think Tank internazionale “Il Nodo di Gordio”. Alcuni suoi articoli sono stati pubblicati su “Il Giornale.it", “Affari Internazionali”, “Geopolitical Review”, “L’Opinione”, “Geopolitica.info”.

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