I radar cinesi di Assad: difesa contro Israele, avvertimento alla Russia

(aggiornato alle ore 21.00)

I sistemi radar di fabbricazione cinese in dotazione alla difesa aerea siriana stanno mostrando grande efficacia nell’individuare e affrontare gli attacchi missilistici dell’aeronautica israeliana. Lo sottolinea l’agenzia di stampa cinese Sina News Agency riprendendo dall’agenzia governativa Syrian Arab News Agency (SANA) la notizia che “i sistemi di difesa aerea siriani hanno intercettato diversi missili lanciati da Israele su Palmyra”, alludendo agli attacchi aerei israeliani del 21 aprile come riportato da al-Masdar News,

L’aspetto inedito e che potrebbe avere risvolti militari ma anche politici, è che l’agenzia di stampa cinese ha messo in luce come i sistemi di difesa aerea di fabbricazione russa si siano dimostrati “arretrati”, specie nel campo dei radar, nel far fronte alla minaccia più avanzata portata dagli israeliani.

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“Attualmente, la maggior parte delle armi nelle forze armate siriane, compresi i missili per la difesa aerea, sono prodotte in Russia. Le forze di difesa aerea siriane, armate con sistemi di difesa aerea di fabbricazione russa, sono arretrate, incluso ciò vale anche per i sistemi di difesa aerea come l’S-300 e il Pantsir-S1 – che non hanno avuto molto successo”.

Altri missili da difesa aerea come gli S-125, (SA-3 Goa ammodernati), Osa (SA-8 Gecko) o gli SA-6 ammodernati “sono ancora più arretrati ” ha sottolineato l’agenzia di stampa cinfermabdoi le voci critiche che sarebbero enmerse dagli ambienti militari siriani apparse anche su altri media.

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Il report della Suna afferma che le unità di difesa aerea siriane hanno conseguito migliori risultati da quando hanno iniziato a impiegare il nuovo radar cinese da difesa aerea a lungo raggio JY-27 (che avrebbe capacità di individuare anche velivoli “stealth” come gli F.-35 israeliani) integrato con i radar sempre  cinesi JYL-1 e  LLQ120 per individuare bersagli a bassa quota.

La Siria ha ricevuto un numero imprecisato di radar cinesi incluso il JY-27 installato nella base di Kafr Buhum (Homs) e in altri siti incluso l’aeroporto di Damasco dove è stato colpito l’anno scorso da incursioni israeliane (nella foto satellitare qui sotto) che i siriani puntano ad abbinare al sistema missilistico russo S-300 per respingere gli attacchi israeliani.

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L’apprezzamento per i radar cinesi e la denuncia dei limiti e delle capacità dei missili forniti dai russi da parte di un organo di stampa cinese che cita fonti governative siriane non meglio precisate costituiscono elementi di riflessione.

Sul piano tecnico occorre evidenziare che i radar cinesi sono presenti da tempo nella rete di allarme aereo precoce siriana: un report del Jane’s Defence Weekly del 2014 già evidenziava l’impiego dei radar JY-27 e JYL-1 in alcuni degli 83 siti radar dedicati alla scoperta aerea e alla guerra elettronica: obiettivi già in più occasioni bersagliati dai raid israeliani.

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Semmai, rispetto agli anni scorsi, la difesa aerea siriana può disporre oggi delle batterie di missili S-300 fornite da Mosca benchè buona parte degli abbattimenti di missili israeliani sembra sia da attribuire ai sistemi a medio raggio Buk M2, sempre forniti dalla Russia.

Che la stampa cinese promuova i prodotti militari nazionali non stupisce ma Mosca ha a lungo negato a Damasco il permesso di impiegare gli S-300 (nella foto sotto) contro gli attacchi israeliani e per questa ragione pare che i siriani abbiano acquisito anche la versione realizzata in Iran Bavar 373.

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Le lamentele di Damasco, fatte trapelare dai cinesi (certo interessati a vendere ai siriani propri prodotti e ad aumentare la loro penetrazione in Medio Oriente),  potrebbero quindi perseguire obiettivi più politici che tecnico-militari e del resto è difficile immaginare che i siriani puntino a sganciarsi da Mosca a cui Bashar Assad deve la sua sopravvivenza: i russi sono amati in Siria e hanno impedito che lo stato arabo cadesse in mano a Isis e al-Qaeda.

Del resto Assad ha perso gran parte del supporto iraniano dal momento che le sanzioni petrolifere e l’epidemia di Covid-19 hanno indotto Teheran a sospendere i finanziamenti ad Assad che non a caso negli ultimi tempi viene “corteggiato” dagli Emirati Arabi Uniti che vorrebbero forzarlo ad accentuare la contrapposizione alla Turchia legata al Qatar e ideologicamente alla Fratellanza Musulmana.

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Negli ultimi tempi sono quindi emersi alcuni motivi di frizione tra Damasco e Mosca. I russi vogliono (almeno per ora) il rispetto della tregua firmata il 5 marzo con i turchi nella provincia di Idlib mentre gli Emirati Arabi sono pronti a versare 3 miliardi di dollari alla Siria se riprende l’offensiva nel nord.

Al tempo stesso gli ottimi rapporti tra Russia e Israele hanno finora indotto Mosca a negare ai siriani armi da difesa aerea di ultima generazione e in grado di contrastare con maggiore efficacia gli attacchi dei missili israeliani diretti per lo più contro le installazioni di Hezbollah e delle milizie scite filo-iraniane.

In questo braccio di ferro interno all’asse Mosca-Damasco gli aiuti cinesi (inclusi i radar) potrebbero venire usati da Assad per indurre Mosca a concedere maggiori aiuti mostrando che la Siria può contare anche su altri partner economici e militari. Un confronto simile è stato registrato recentemente anche in campo terrestre con Damasco che minaccia di preferire i lanciarazzi campali multipli bielorussi a quelli russi.

Per Pechino l’opportunità offerta dai radar da difesa aerea è duplice: aumentare la penetrazione economica e militare in Medio Oriente e nel cosiddetto “Mediterraneo allargato” oltre a testare i suoi radar contro una delle forze aeree più efficaci del mondo.

Foto: Avia.pro, SANA, al-Masdar News, ImageSat International (ISI) e Sputnik

 

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