Riprendono gli sbarchi mentre l’Italia è distratta dalla crisi politica

Sono bastate poche navi delle ONG, quelle di Open Arms e la Ocean Viking, ad esercitare un irresistibile fattore d’attrazione per i barconi di clandestini africani salpati dalla Libia per raggiungere l’Italia.

Certo il mare calmo e il clima mite hanno favorito la ripresa degli sbarchi in grande stile ma è impossibile non notare come il nuovo boom di flussi coincida anche con la crisi profonda del governo Conte e l’incarico a Mario Draghi.Prima la nave Ocean Viking della Ong Sos Mediteranée ha sbarcato nel porto siciliano di Augusta 422 clandestini africani raccolti di fronte alle coste libiche, di cui alcuni positivi al Covid.

Ieri il trasbordo dei 146 clandestini (tutti africani per lo più provenienti da Mali, Costa d’Avorio, Guinea Conakry, Nigeria, Sudan, Camerun, Togo e Burkina Faso) soccorsi negli ultimi giorni da Open Arms in acque maltesi alla nave-quarantena Allegra, davanti a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento.

Libya Coast Guard

E poteva andare molto peggio se non fosse per le attività svolte incessantemente dalla Guardia Costiera libica addestrata e assistita dalla Marina italiana e turca. Solo tra il 2 e il 6 febbraio, secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), la Guardia Costiera di Tripoli ha intercettato, soccorso e riportato in Libia e circa 1.500 clandestini (1.430 secondo i dati dell’Unhcr).

Dall’inizio dell’anno sono sbarcati in Italia 2.487 clandestini dalla rotta marittima del Mediterraneo Centrale per lo più tunisini, eritrei. Ivoriani, maliani, camerunensi, algerini, guineani, sudanesi, egiziani ma anche afghani e bengalesi.

Un numero superiore ai 2.041 dello scorso anno alla stessa data e 12 volte maggiore dei 215 sbarcati nei primi 50 giorni del 2019, quando al ministero dell’Interno sedeva Matteo Salvini, ma in ogni vaso ben lontani dagli esodi di massa che hanno caratterizzato il periodo 2014/2017 (nei primi due mesi del 2017 sbarcarono in Italia in 13.439).

Le politiche di apertura varate dal governo Conte, culminate con la rimozione dei decreti sicurezza “salviniani” costituivano già da sole un elemento destinato a incoraggiare nuovi boom di sbarchi e a favorire la lobby dell’accoglienza.

epa09008895 Italian outgoing premier Giuseppe Conte (L) hands over the cabinet minister bell to new Premier Mario Draghi (R) during the handover ceremony at Chigi Palace, the premier's office, in Rome, Italy, 13 February 2021. Former European Central Bank (ECB) chief Mario Draghi has been sworn in on the day as Italy's prime minister after he put together a government securing broad support across political parties following the previous coalition's collapse. EPA/ANDREW MEDICHINI / POOL

E’ presto per fare previsioni circa l’indirizzo del governo Draghi sul tema delle migrazioni illegali non essendoci ancora un programma ma il fatto che al Viminale sia rimasto il ministro Luciana Lamorgese non sembra voler indicare un cambio di riotta rispetto all’esecutivo precedente anche se almeno uno o due dei quattro sottosegretari potrebbero andare a Lega e Forza Italia.

Possibile che il nuovo governo tenda a concentrarsi sull’emergenza epidemica ed economica lasciando intendere che l’immigrazione illegale non sarà un tema prioritario e del resto faticherebbe ad esserlo con una maggioranza così composita e in cui nessun partito della maggioranza ha posto pregiudiziali.

L’immigrazione sarà in ogni caso uno dei temi di scontro tenuto non solo tra il governo e l’opposizione di Fratelli d’Italia ma anche all’interno dello stesso esecutivo sia perché una prolungata distrazione del governo dalla questione favorirebbe traffica

nti e immigrati illegali ben determinati a incrementare i flussi sia perché il Decreto Immigrazione approvato in dicembre col precedente esecutivo ha creato condizioni di accoglienza uniche rispetto all’Europa e soprattutto agli stati europei del Mediterraneo.

Per queste ragioni la tendenza già riscontrata nel 2020 che ha visto triplicare gli sbarchi in Italia e calare in misura elevata in Grecia e Spagna sarà con ogni probabilità quest’anno ancora più accentuata

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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