Si riaccende la contesa militare tra Pechino e Delhi sull’Himalaya

 

 

AsiaNews – Nuova fiammata nella disputa territoriale tra India e Cina lungo il loro confine himalayano. Ieri l’esercito indiano ha rivelato che il 9 dicembre sue truppe si sono scontrate con quelle cinesi nel settore di Tawang, Stato dell’Arunachal Pradesh.

Il ministero della Difesa di Delhi ha specificato che si è trattato di un confronto di modesta entità: alcuni soldati indiani hanno riportato lievi ferite; Pechino non si è ancora espressa sull’accaduto, ma ci sarebbero feriti anche tra le sue truppe.

Secondo la versione indiana, unità di Delhi hanno respinto truppe cinesi che tentavano di oltrepassare la frontiera provvisoria (Line of Actual Control, Lac) nell’area di Yangtse. Le rispettive forze militari si sono poi disimpegnate dal teatro di scontro e i comandanti avrebbero avuto colloqui per stemperare la tensione.

L’ultima schermaglia tra le due parti si era avuta nel gennaio 2021 al confine tra Cina e Stato indiano del Sikkim. Pochi mesi prima, nel giugno 2020, truppe indiane e cinesi si sono scontrate nella valle di Galwan, tra il Ladakh indiano e l’Aksai Chin cinese, con un bilancio ufficiale di 20 soldati indiani morti e quattro vittime cinesi.

Cina e India condividono un confine di 3.488 chilometri nell’Himalaya, per il quale hanno combattuto un breve ma sanguinoso conflitto nel 1962. Delhi rivendica ampi settori dell’Aksai Chin (che i cinesi hanno sottratto al Pakistan); Pechino reclama invece l’Arunachal Pradesh.

Da tempo i due Paesi hanno schierato 50mila-60mila truppe e un quantitativo crescente di armamenti pesanti sul proprio lato del confine, il più militarizzato al mondo dopo quello russo-ucraino. Delhi ha accelerato la costruzione di nuove infrastrutture nei pressi della frontiera che possono servire a fini militari, e Pechino sta facendo lo stesso.

Secondo Rajiv Narayanan, generale a riposo delle Forze armate indiane, quello di Tawang non è il primo e con ogni probabilità non sarà l’ultimo incidente del genere nell’area. A suo dire, il blitz cinese potrebbe essere stato una sorta di diversivo: “Dopo aver perso la faccia in seguito al ritiro della sua politica ‘zero-Covid’, [il presidente cinese] potrebbe aver tentato di fare qualcosa tatticamente [sul versante himalayano] per riguadagnare prestigio, ma ha fallito”, ha detto ad AsiaNews l’ex militare indiano.

 

 

 

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