In produzione il nuovo razzo russo aria-terra S-80FP “Broneboyshchik”

 

È iniziata in Russia la produzione in serie del nuovo razzo aria-terra S-80FP “Broneboyshchik” (letteralmente “fucile anticarro” o “perforatore di armature”); lo ha dichiarato a RIA Novosti Alexander Kochkin, vicedirettore generale dell’azienda Tekhmash (della holding Technodinamika che fa capo alla società statale Rostech).

«Il nuovo razzo non guidato perforante è entrato in produzione; ci sono i primi ordini della Difesa russa. Quest’anno saremo già in grado di vedere il suo utilizzo nella zona della cosiddetta Operazione Speciale Militare in Ucraina» – ha riferito Kochkin in occasione dell’expo d’armi bielorusso MILEX-2023 che si è tenuto pochi giorni fa a Minsk.

Analisi Difesa ne ha parlato nel 2018: i lavori per la nuova arma sono iniziati dieci anni or sono e il nuovo razzo è stato presentato per la prima volta in occasione del Defexpo-2014 di Nuova Delhi. L’S-80FP offre nel dettaglio una portata maggiore e una testata più pesante rispetto all’arma standard S-8 da cui deriva e che è attualmente impiegata dagli aerei e dagli elicotteri da attacco russi e ucraini.

Sviluppato dalla Splav State Research and Production Enterprise (NPO Splav), membro della holding Techmash nonché una delle principali società russe dedite allo sviluppo e alla produzione di sistemi di lancio multiplo (MLRS), l’S-80FP si basa su soluzioni ingegneristiche provate sul sistema lanciarazzi multiplo 9A52-4 “Tornado” dotato di razzi 9M55 da 122 mm, un sistema operativo con le Forze terrestri russe dal 2012.

L’S-80FP che abbiamo tra l’altro mostrato in video durante un collaudo d’impiego con un elicottero d’attacco Mi-35 nel nostro canale Telegram sfrutta dunque lo stesso combustibile del razzo terrestre e pertanto è fabbricato utilizzando gli stessi strumenti di produzione del razzo da cui deriva. Mantenendo le dimensioni generali del predecessore S-8, il nuovo razzo calibro 80 mm si inserisce nel lanciatore B8M-1 o B8V20-A, entrambi da 20 tubi.

Come tutti i razzi aviolanciabili, l’S-8OFP può essere utilizzato contro bersagli individuali o di area, con qualsiasi condizione meteorologica. La sua testata è efficace contro la fanteria, i veicoli non protetti o corazzati che si trovano dentro fortificazioni o nei rifugi aperti.

Il nuovo razzo è dotato di una lunghezza di 1.428 m, un peso inferiore a 17 kg e un raggio d’azione di 6 chilometri anche se per scopi pratici e per la massimizzazione degli effetti i lanci avvengono da uno a 4 chilometri dal bersaglio.

Mentre il razzo S-8 utilizza motori alimentati a combustibile solido, il nuovo sistema utilizza inoltre un motore più compatto alimentato con propellente composito. Di conseguenza, la dimensione della testata dell’S-8OFP viene a raddoppiare (praticamente più della metà del peso totale del razzo) a fronte del rimpicciolimento del propulsore. A tal proposito Nikolai Makarovets, CEO della società russa, aveva dichiarato a suo tempo che: – «Il motore del razzo S-80FP è più piccolo di quello dell’S-80 ma la sua testata è il 50% più grande, il che rende l’arma da 5 a 10 volte più efficiente.»

Anche le alette stabilizzatrici sono diverse rispetto al suo predecessore: l’S-80 possedeva una serie di sei lame pieghevoli ad alta campata nella fusoliera posteriore che al momento del lancio si estendevano, l’S-8OFP è invece dotato di quattro alette curve avvolte intorno all’ugello del razzo per adattarsi al diametro quando sono immagazzinate; al momento del lancio queste si ribaltano lateralmente per aprirsi e consentire una rotazione assiale in volo al fine di stabilizzarne ulteriormente la traiettoria durante il tragitto.

Dotato infine di spolette “intelligenti” rispetto all’S-8 che dispone delle tradizionali spolette a contatto o di prossimità, l’S-8OFP dovrebbe ricevere ed elaborare informazioni da parte del veicolo lanciatore al fine di regolare la migliore combinazione deflagrante in caso di contrasto di obiettivi corazzati o fortificati.

Il razzo perforante è ovviamente progettato per equipaggiare gli aerei d’attacco Sukhoi Su-25 e gli elicotteri Mil Mi-24/35, Mi-28, Mi-8/17 e i Kamov Ka-52. Com’è noto da oltre 80 anni le Forze Armate russe ripongono una grande fiducia sull’affidabilità dei razzi non guidati: il loro primo impiego risale addirittura alla battaglia sul fiume Khalkhin Gol del 1939 contro le forze giapponesi.

Economici, affidabili e altamente letali, i razzi non guidati costituiscono un mezzo di attacco dall’elevato rapporto costo-efficacia di cui Mosca difficilmente farà a meno: inevitabile dunque che col tempo tutti i sistemi e le relative varianti venissero sottoposti a miglioramenti o sviluppi ex-novo.

Ricordiamo oltre ai suddetti S-80FP anche i nuovi razzi Monolith da 122 mm, i moderni pod modulari 9-A-5013 di Zaslon per i razzi S-8 o ancora il nuovo razzo S-13B da 122 mm presentato in occasione del Forum Army-2021 e di cui si è occupata Analisi Difesa.

Del resto l’utilizzo dei vecchi razzi di epoca sovietica nel conflitto russo-ucraino ha praticamente mostrato tutti i limiti operativi di quest’arma: come abbiamo avuto modo di vedere infatti, entrambi i contendenti utilizzano i razzi non guidati in maniera intensa ma le modalità di lancio paraboliche realizzate per non entrare nello spazio protetto dai sistemi di difesa aerea a corto e cortissimo raggio ne annullano praticamente la precisione e l’efficacia.

Una maggiore potenza e gittata è stata evidentemente richiesta a gran voce dagli equipaggi russi mobilitando l’industria nazionale per sopperire a questa carenza, mentre gli ucraini sono passati all’utilizzo degli omologhi americani ZUNI da 127 mm, probabilmente più per l’assottigliamento delle scorte dei razzi sovietici che per una migliore qualità degli stessi.

D’altra parte è chiaro che la guerra in Ucraina imponga sempre più consistenti forniture: appena due mesi or sono il Ministro della Difesa russo Sergei Shoigu, durante una visita alla Tactical Missile Weapons Corporation (KTRV) nella regione di Mosca, aveva espressamente incaricato di raddoppiare la produzione di armi a guida di precisione sottolineando che il compito assegnato all’impresa era “duro ma fattibile” poiché la KTRV disponeva di tutte le riserve necessarie per assolverlo.

Foto Tekhmash/RIA Novosti

 

 

Maurizio SparacinoVedi tutti gli articoli

Nato a Catania nel 1978 e laureato all'Università di Parma in Scienze della Comunicazione, ha collaborato dal 1998 con Rivista Aeronautica e occasionalmente con JP4 e Aerei nella Storia. Dal 2003 collabora con Analisi Difesa occupandosi di aeronautica e industria aerospaziale. Nel 2013 è ospite dell'Istituto Italiano di Cultura a Mosca per discutere la propria tesi di laurea dedicata a Roberto Bartini e per argomentare il libro di Giuseppe Ciampaglia che dalla stessa tesi trae numerosi spunti. Dall'aprile 2016 cura il canale Telegram "Aviazione russa - Analisi Difesa" integrando le notizie del sito con informazioni esclusive e contenuti extra provenienti dalla Russia e da altri paesi.

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