Minsk produrrà nuovi Sukhoi Su-25 (e forse anche droni iraniani)

 

 

Analisi Difesa ha ampiamente esaminato lo scorso mese i colloqui tra i presidenti Alexander Lukashenko e Vladimir Putin circa la volontà del primo di avviare in Bielorussia la produzione in serie degli aerei d’attacco Sukhoi Su-25 (per la NATO “Frogfoot”).

Secondo l’agenzia TASS, Minsk avrebbe ricevuto da Mosca la documentazione tecnica necessaria per la produzione dei componenti del Su-25 e il loro assemblaggio in Bielorussia.

Lo ha riferito l’ambasciatore bielorusso a Mosca Dmitry Krutoy: – «Il Su-25 è in fase di elaborazione. La relativa documentazione trasferita dalla parte russa è ora allo studio ma il primo ministro [Roman Golovchenko] ha stabilito un compito più difficile: dall’assemblaggio dei motori degli aerei all’assemblaggio finale del velivolo stesso. Si tratta chiaramente di un compito di alto livello» – ha detto l’ambasciatore in un’intervista al canale televisivo Belarus-1.

Il velivolo d’attacco Sukhoi Su-25 noto in Russia come Grach (“corvo”) è stato progettato e costruito per il supporto aereo ravvicinato delle unità di terra, vola dal 1975 e ha partecipato a diversi conflitti:

  • con le insegne russe in Afghanistan, nelle due guerre in Cecenia, in Georgia, Siria fino all’attuale conflitto in Ucraina
  • con le insegne di altre nazioni che lo hanno acquisito  nella guerra Iran-Iraq, nella guerra civile angolana, in quella del del Golfo (1991 e 2003), nel conflitto Etiopia-Eritrea, nell’insurrezione nella Repubblica di Macedonia del 2001, nel Darfur, negli scontri franco-ivoriani, nella seconda Guerra del Congo, nelle offensive irachene del 2014, nel recente conflitto del Nagorno-Karabakh del 2020 e persino nella lotta al narcotraffico in Perù mentre nell’attuale conflitto in Ucraina sono impiegati intensamente anche dalle forze aeree di Kiev (nella foto qui sotto).

Alcuni esemplari vantano curiosamente persino più conflitti al servizio di due paesi: alcuni Su-25 che furono impiegati dalle forze aeree irachene nella Guerra contro l’Iran  (1980-88) vennero portati in Iran dai loro piloti durante la Guerra del Golfo volando quindi successivamente con l’Aeronautica Iraniana. Tuttavia, con l’invasione del nord Iraq ad opera dell’ISIS, Teheran decise di rimandarli a Baghdad per prendere parte al conflitto e agevolare la lotta contro gli estremisti islamici.

Nel corso degli anni e in base alle esperienze maturate nei vari teatri operativi sono stati implementati vari programmi di aggiornamento per i Su-25 a partire dal programma russo noto come “SM3”, senza tralasciare quelli realizzati dalla georgiana TAM nello stabilimento di Tbilisi, nelle strutture di riparazione di Eupatoria, in Crimea e nella fabbrica di riparazione aerea della 558^ ARZ bielorussa di Baranovichi (qui sono stati sottoposti a pesanti aggiornamenti i Su-25 bulgari) e persino nella base aerea di Al-Rashid in Iraq.

D’altra parte la questione del rilancio della linea di produzione del Su-25 non è una novità, ed è stata discussa in precedenza anche in Georgia.

La Repubblica di Bielorussia, che è uno degli alleati della Russia nel Trattato di sicurezza collettiva, ha ricevuto dalla Russia caccia da combattimento multiruolo Sukhoi Su-30SM e aerei da addestramento al combattimento Yak-130 che ha aggiunto alla propria flotta aerea nel quadro della cooperazione di difesa. Recentemente, nel quadro della stessa cooperazione è stato annunciato che gli aerei da combattimento della Bielorussia avranno la capacità di trasportare armi nucleari fornite dalla Russia.

Mentre scriviamo infine, giunge notizia riportata dall’agenzia TASS secondo cui la Rostech State Corporation prevede di modificare l’aereo d’attacco Su-25 per agevolare l’impiego di nuove armi in virtù dell’esperienza operativa acquisita nella cosiddetta “Operazione militare speciale” in Ucraina come ha riferito il primo vicedirettore generale della società statale Vladimir Artyakov.

«Vale la pena notare – ha detto Artyakov – che l’efficacia dell’ultima modifica del Su-25SM3 è stata aumentata molte volte considerando che l’aereo può anche utilizzare armi ad alta precisione. Ma è necessario continuare a migliorare questa macchina soprattutto tenendo conto dell’esperienza di utilizzo nel conflitto in Ucraina, anche in termini di adozione e perfezionamento d’impiego di nuove armi.»

Il 10 maggio l’Ukrainian National Resistance Center, organizzazione che dipende dalle forze armate di Kiev, ha reso noto che l’Iran sta valutando la possibilità di produrre in Bielorussia le munizioni circuitanti (o droni kamikaze) Shahed da consegnare alle forze armate russe che li utilizza nella guerra in Ucraina.

L’Ukrainian National Resistance Center riferisce di una missione condotta in Bielorussia da parte di una delegazione iraniana per valutare se le infrastrutture industriali locali avessero le capacità di produrre i droni. In particolare, un gruppo di ingegneri iraniani sta valutando la possibilità di convertire uno stabilimento di Gomel alla produzione di droni Shahed. Il viaggio sarebbe stato organizzato dai servizi segreti russi, come avrebbero fatto sapere fonti dell’opposizione bielorussa.

Foto:  Ministero Difesa Ucraino e Ministero Difesa Russo

 

 

Maurizio SparacinoVedi tutti gli articoli

Nato a Catania nel 1978 e laureato all'Università di Parma in Scienze della Comunicazione, ha collaborato dal 1998 con Rivista Aeronautica e occasionalmente con JP4 e Aerei nella Storia. Dal 2003 collabora con Analisi Difesa occupandosi di aeronautica e industria aerospaziale. Nel 2013 è ospite dell'Istituto Italiano di Cultura a Mosca per discutere la propria tesi di laurea dedicata a Roberto Bartini e per argomentare il libro di Giuseppe Ciampaglia che dalla stessa tesi trae numerosi spunti. Dall'aprile 2016 cura il canale Telegram "Aviazione russa - Analisi Difesa" integrando le notizie del sito con informazioni esclusive e contenuti extra provenienti dalla Russia e da altri paesi.

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