Le imbarazzanti rivelazioni sulla distruzione dei gasdotti Nord Stream

 

La Polonia potrebbe essere stata usata come base operativa per sferrare l’attacco subacqueo ai gasdotti Nord Stream del 26 settembre scorso secondo quanto ha scritto il 10 giugno il Wall Street Journal citando dati relativi alle indagini in Germania.

Gli inquirenti tedeschi starebbero cercando di ricostruire il motivo per cui lo yacht Andromeda, che si ritiene sia stato utilizzato per effettuare il sabotaggio, abbia deviato in acque polacche. Gli investigatori sarebbero riusciti a ricostruire il viaggio di due settimane dell’Andromeda stabilendo che entrò nelle acque polacche. La conclusione è stata raggiunta sulla base dei dati delle apparecchiature radio e di navigazione, dei telefoni satellitari e cellulari nonché degli account Gmail, ricostruisce il Wall Street Journal.

“Gli investigatori tedeschi sono anche giunti alla conclusione che l’esplosivo utilizzato nell’atto di sabotaggio fosse l’HMX” scrive il giornale statunitense.

Si tratta della ciclotetrametilentetranitroammina, un esplosivo ad “alto peso molecolare” (High Molecular weight eXplosive – HMX) come l’RDX molto potente, insensibile agli urti e quindi dal trasporto sicuro ma soprattutto impiegato quasi esclusivamente in campo militare e quindi di non facile reperimento.

Gli investigatori tedeschi ora ritengono che sei persone che utilizzarono passaporti falsi abbiano noleggiato lo yacht in settembre, si siano imbarcati dalla Germania e abbiano piazzato gli esplosivi valutando che fossero abili sommozzatori, dato che gli esplosivi sono stati piazzati a una profondità di circa 75 metri.

Gli inquirenti hanno anche abbinato residui di esplosivo rinvenuti sull’oleodotto a tracce trovate all’interno della cabina dello yacht Andromeda e hanno collegato individui di nazionalità ucraina al noleggio della barca tramite una società di copertura in Polonia.

Gli investigatori sospettano anche che almeno un individuo che presta servizio nell’esercito ucraino sia stato coinvolto nell’operazione di sabotaggio. Il 6 giugno il Washington Post ha rivelato che l’Amministrazione Biden, grazie a una nazione alleata, era a conoscenza di un piano delle forze militari ucraine per colpire i gasdotti.

L’azione doveva essere compita da un team di sommozzatori al diretto comando del vertice militare di Kiev, quindi del generale Valery Zaluzhny che oggi sembrerebbe trovarsi all’estero dopo che i russi avevano reso noto di averlo ferito gravemente in un attacco missilistico, notizia smentita da Kiev.

Gli ucraini avevano pianificato di attaccare l’oleodotto sulla scia di un’importante esercitazione navale alleata, la BALTOPS, che si è svolta dal 5 al 17 giugno 2022, secondo il rapporto.

Le informazioni, secondo il WP, sarebbero state raccolte da un servizio di intelligence europeo e vennero condivise con la CIA nel giugno del 2022. Quel rapporto, che fornirebbe una conferma dei sospetti sulle responsabilità ucraine nel sabotaggio del Nord Stream, venne condiviso sulla piattaforma di chat Discord dall’ex aviere Jack Teixeira, al centro dello scandalo dei cosiddetti ‘Pentagon leaks’.

Il rapporto, del quale il Washington Post ha ottenuto una copia, si basava su informazioni raccolte da una fonte ucraina e fornite alla CIA, che non poté all’epoca verificarne l’attendibilità.

Molti i dettagli presenti nel rapporto, compresi il numero di militari coinvolti nel sabotaggio e le modalità di attacco: elemento che indica come gli alleati occidentali avessero  materiale sufficiente per sospettare Kiev. Sospetti che si sono rafforzati negli ultimi mesi, dopo che gli investigatori tedeschi hanno raccolto una serie di prove che indicherebbero che il sabotaggio del Nord Stream venne effettuato con le modalità indicate nel rapporto consegnato lo scorso giugno alla CIA e poi condiviso con gli alleati europei.

Forse non i tedeschi però, che in tal caso dovrebbero confermare o negare di aver visto tale rapporto o giustificare la mancata protezione dei gasdotti.

Il Washington Post ha accettato di nascondere il nome del paese europeo e alcuni aspetti del piano su richiesta dei funzionari governativi ma ha rivelato che il governo ucraino, la CIA e la Casa Bianca non hanno risposto alle richieste di commento circa una serie dettagliata di elementi emersi dal rapporto.

Il 26 settembre, tre esplosioni sottomarine hanno causato massicce perdite sui gasdotti Nord Stream 1 e 2, lasciando intatto solo uno dei quattro “tubi” che collegano il gas nella rete. Il rapporto dell’intelligence europea rileva che gli agenti ucraini hanno pianificato di attaccare il gasdotto Nord Stream 1, ma non fa menzione del Nord Stream 2.

Alcuni funzionari dell’amministrazione Biden hanno inizialmente suggerito che la colpa fosse della Russia per quello che il presidente Biden ha definito “un deliberato atto di sabotaggio”, promettendo che gli Stati Uniti avrebbero collaborato con i loro alleati “per andare a fondo”. Le stesse fonti ora ammettono in privato che non ci sono prove che indichino in modo definitivo il coinvolgimento di Mosca.

“Tre Paesi stanno indagando sul sabotaggio al Nord Stream” e ho “piena fiducia” nella loro capacità di “giungere a conclusioni” su quanto è accaduto, ha affermato nei giorni scorsi il Consigliere per la Sicurezza Nazionale statunitense John Kirby commentando le indiscrezioni.

Il Washington Post ha riferito in precedenza che i governi che indagavano sulle esplosioni hanno scoperto comunicazioni che mostravano individui o entità filo-ucraine che discutevano della possibilità’ di effettuare un attacco ai gasdotti del Nord Stream. Quelle conversazioni hanno avuto luogo prima dell’attacco, ma sono state scoperte solo dopo, quando le agenzie di spionaggio hanno setacciato i dati alla ricerca di possibili indizi, ha detto un alto funzionario della sicurezza occidentale.

Un’ulteriore rivelazione giornalistica, questa volta condotta da media olandesi Nos e Nieuwsuur e dai tedeschi Die Zeit e ARD, ha reso noto pochi giorni or sono che fu l’intelligence militare olandese ad avvisare, nel giugno del 2022, la CIA di un piano d’attacco ucraino contro i Nord Stream.

Secondo la nuova inchiesta, il MIVD, il servizio di intelligence militare olandese, aveva ricevuto informazioni di “un imminente attacco” contro Nord Stream da una fonte anonima ucraina. Secondo le informazioni raccolte, il comandante in capo delle forze ucraine (quindi il generale Valery Zaluzhny), sarebbe stato a capo dell’operazione, che comprendeva una piccola squadra di sommozzatori su una barca a vela. L’attacco avrebbe dovuto avere luogo a metà del giugno 2022.

Rivelazioni che aumentano la diffidenza dei tedeschi nei confronti di USA, Polonia e Ucraina. Le autorità polacche, secondo il Wall Street Journal, stanno conducendo proprie indagini e da diversi mesi cercano di scoprire su cosa stiano a loro volta indagando i tedeschi. Sentiti dal WSJ, funzionari tedeschi hanno riferito che non vi sono prove del coinvolgimento del governo polacco nel sabotaggio dei gasdotti, mentre un rappresentante della procura generale ha rifiutato di rilasciare commenti.

L’8 giugno il Cremlino ha ripetuto dii ritenere possibile il coinvolgimento degli “anglosassoni nell’attacco terroristico”. Il portavoce Dimitri Peskov ha ribadito che la Russia vuol vedere un’indagine adeguata sulle esplosioni. A questo proposito il vice rappresentante della Russia alle Nazioni Unite, Dimitri Polianski, ha criticato il Consiglio di sicurezza dell’Onu per la mancanza di progressi riguardo alle indagini avviate per determinare le cause delle esplosioni dei gasdotti.

“Abbiamo attirato l’attenzione dei nostri colleghi del Consiglio di sicurezza sul fatto che le cosiddette indagini nazionali condotte da Svezia, Germania e Danimarca non fanno progressi”.

Lo stesso giorno il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha negato ogni coinvolgimento del suo governo nel sabotaggio dei gasdotti.  “Io sono il presidente e pertanto impartisco ordini. Nulla del genere è stato fatto dall’Ucraina. Non agirei mai in questo modo”.

Il 14 giugno Stoccolma ha fatto sapere che l’inchiesta in Svezia per individuare i responsabili dell’atto di sabotaggio del gasdotto Nord Stream, che procede a stretto contatto di quella in corso in Germania, “sarà completata entro l’autunno” come ha annunciato il responsabile dell’inchiesta Mats Ljungqvist.

 

Valutazioni

Indipendentemente dal fatto che le inchieste in corso puntino a scoprire “la verità” o “una verità” che risulti politicamente digeribile e quindi di comodo, la distruzione dei Nord Stream viene ormai da tutte le indagini attribuita agli ucraini (che vorrebbero entrare in UE e NATO) e a nazioni dell’Alleanza Atlantica, cioè  alleati della Germania.

Un aspetto non irrilevante se consideriamo la distruzione dei gasdotti nella sua reale portata e cioè il più grave attacco contro la sicurezza della Germania mai scatenato dopo l’8 maggio 1945, giorno della resa del Terzo Reich, oltre a costituire un gravissimo attacco alla sicurezza energetica della UE.

La circostanza ormai evidente che la responsabilità di questo sabotaggio di portata strategica sia da attribuire a nazioni “alleate” dovrebbe imporre quanto meno qualche riflessione ai leader europei. Anche per questo  non stupisce, considerato il deprecabile contesto dell’informazione in Italia e in Europa, che quanto emerso dalle indagini non abbia avuto un ampio risalto mediatico.

Del resto molle dichiarazioni politiche negli Stati Uniti come in Polonia e altre nazioni della NATO, prima e dopo l’attacco ai gasdotti, hanno ben definito quale ostilità venisse nutrita nei confronti di quelle infrastrutture energetiche che legavano l’Europa alle forniture di gas a basso costo dalla Russia e che sul fondo del Baltico, consentivano di bypassare i gasdotti terrestri che attraversano Ucraina e Polonia.

Il segretario di Stato Anthony Blinken, pochi giorni dopo l’attentato definì la distruzione dei gasdotti una «splendida opportunità per mettere definitivamente fine alla dipendenza dell’Europa dall’energia russa».

Victoria Nuland, sottosegretario del Dipartimento di Stato (già ben nota per il suo “l’Europa si fotta!” pronunciato nel 2014 all’epoca dei fatti del Maidan) nel corso di un’audizione al Senato si disse “molto soddisfatta, e credo lo sia anche l’amministrazione, di sapere che il Nord Stream 2 è adesso un rottame metallico in fondo al mare».

Oltre agli Stati Uniti, da sempre dichiaratamente ostili ai Nord Stream, anche Polonia e Norvegia hanno importanti ragioni economiche e finanziarie (oltre che strategiche) per gioire dell’esplosione.

Non solo perché (casualmente) i gasdotti russi del Baltico sono stati distrutti lo stesso giorno in cui si inaugurava il gasdotto sottomarino che porta il gas norvegese in Polonia, ma anche perché la Norvegia è l’unica nazione europea (ma non fa parte della Ue) ad aver guadagnato enormi cifre di denaro dal caro-energia e dalla progressiva cessazione delle forniture di gas russo all’Europa.

Le indagini in atto sembrano non portare troppo lontano da quanto rivelato da Seymour Hersh, il giornalista d’inchiesta statunitense le cui fonti avevano rivelato nei mesi scorsi le responsabilità degli Stati Uniti e della Norvegia negli attentati ai gasdotti del Baltico.

I media negli USA per la gran parte ignorarono le rivelazioni di Hersh, che molti anche in Italia accusarono di “filo-putinismo” e del resto gran parte di media e opinionisti non esitarono subito dopo le esplosioni ad attribuirle ai russi inaugurando una serie di interpretazioni di eventi in cui i russi non avrebbero esitato a “bombardarsi da soli”, cioè a colpire o distruggere le infrastrutture di loro proprietà o sotto il loro controllo: i gasdotti Nord Stream, il ponte di Crimea, la centrale atonica di Energodar, la prigione in cui detenevano i combattenti del Reggimento Azov e, più recentemente, la Diga di Nova Khakovka.

Oggi nessuno attribuisce più a Mosca la distruzione dei gasdotti del Baltico, neppure i più invasati tra gli opinionisti italiani che presidiano in forze i salotti televisivi e le prime pagine dei quotidiani e che subito dopo l’esplosione si arrampicavano sugli specchi per convincerci di quanti interessi avessero i russi nel fare esplodere i propri gasdotti.

Del resto, impossibile dimenticare che a poche ore dalle esplosioni sotto la superficie del Mar Baltico, Radek Sikorski, eurodeputato presidente della delegazione parlamentare Europa-USA ed ex ministro degli Esteri polacco, ha scritto su Twitter “Grazie Stati Uniti, ora 20 miliardi di dollari di ferraglia giacciono in fondo al mare, un altro costo per la Russia della sua decisione criminale di invadere l’Ucraina. Qualcuno ha fatto un’operazione di manutenzione speciale”.

Anche se poi ha cancellato il tweet, il filo-americano Sikorski sembrava essere ben convinto che i russi non si fossero “bombardati da soli”. Del resto le massime autorità politiche e istituzionali di Varsavia hanno più volte “benedetto” la distruzione dei Nord Stream senza che da Berlino e da altre capitali europee giungessero reazioni degne di nota.

 

La battaglia navale dei gasdotti

La “battaglia navale” dei gasdotti apertasi con gli attacchi ai Nord Stream nel Baltico continua anche oggi nel Mar Nero e potrebbe svilupparsi anche nel Mediterraneo.

Nei giorni scorsi la nave d’intelligence russa Priazovie è stata attaccata senza successo da 6 droni di superficie ucraini (ma forniti da USA o Gran Bretagna) mentre navigava nel Mar Nero Orientale a protezione dei gasdotti russo-turchi TurkStream e Blue Stream.

Un attacco simile e con esito fallimentare era stato registrato due settimane prima contro la nave intelligence russa Khurs (nella foto sotto) che operava nella stessa area a protezione dei gasdotti.

In entrambe le circostanze i russi hanno segnalato la presenza in volo sul Mar Nero di un UAS della Marina americana RQ-4B Global Hawk decollato dalla base siciliana di Sigonella.

“In questo periodo, come nel corso di precedenti attacchi simili, il veicolo aereo da ricognizione strategica senza pilota RQ-4B Global Hawk statunitense ha condotto ricognizioni nello spazio aereo della parte centrale del Mar Nero”, ha sottolineato il ministero della Difesa russo.

Se oggi ucraini e alcuni alleati occidentali puntano a far esplodere i gasdotti russi anche nel Mar Nero (con un attacco diretto alla sicurezza energetica della Turchia) vale la pena ricordare che attacchi simili potrebbero venire portati domani, anche per rappresaglia, ai gasdotti che riforniscono di gas un’Europa che si appresta ad affrontare un secondo inverno di prezzi alle stelle e rifornimenti incerti senza il gas russo.

Considerando i gasdotti subacquei esistenti o in corso di realizzazione nel Mediterraneo (inclusi quelli che arrivano in Italia) la minaccia non può venire sottovalutata almeno dalle nazioni che affidano ai tubi il loro import – export di energia.

@GianandreaGaian

Foto:  Ministero Difesa Svedese, Ministero Difesa Danese, Ministero Difesa Ucraino e Ministero Difesa Russo

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Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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