La “resurrezione” del generale Surovikin

 

(aggiornato alle ore 6,30)

E’ uno degli alti ufficiali russi più stimati, nel novembre 2022 ha pianificato e gestito il complesso ritiro delle truppe russe dall’area settentrionale della regione di Kherson dalla riva destra del fiume Dnepr), nello stesso anno ha messo a punto la campagna di attacchi con missili e droni contro centrali e impianti di distribuzione elettrica ucraini mentre la triplice linea di difesa che da oltre tre mesi sta bloccando con alte perdite di truppe e mezzi la controffensiva ucraina porta il suo nome.

Il generale Sergei Surovikin era scomparso dalle scene dopo il fallimento dell’insurrezione-farsa dei contractors della compagnia militare privata Wagner e sembrava caduto in disgrazia, almeno secondo quanto riportato dall’intelligence (e dalle operazioni psicologiche) ucraine e occidentali, perché sospettato di  complicità di Yevgheny Prighozin, che certo aveva riservato al generale ampi attestati di stima contrapponendone il valore all’incapacità attribuita ai vertici politici e militari della Difesa di Mosca, il ministro Sergei Shoigu e il capo di stato maggiore generale Valery Gerasimov.

Noto come “generale Armageddon” e soprannominato dai suoi avversari “il macellaio di Aleppo” per il suo efficace comando in Siria, dove il contingente russo ha combattuto al fianco delle truppe di Damasco contro le milizie jihadiste, Surovikin aveva avuto il comando delle operazioni in Ucraina dall’ottobre 2022 al gennaio 2023.

Rimosso dal vertice delle Forze Aerospaziali (VKS) il 23 agosto, poche ore prima che Prigozhin venisse dato per morto nello schianto del suo aereo, le fonti ucraine e occidentali ampiamente riprese da molti organi di stampa affermarono che Surovikin era stato incarcerato.

Ipotesi nata dalla rimozione dall’incarico alla testa della VKS ma forse sostenuta più dall’esigenza di mostrare crepe nella struttura del vertice politico-militare russo che dall’accesso a informazioni  oggettive in proposito, tenuto conto che il generale aveva pubblicamente condannato l’insurrezione di Prigozhin e aveva cercato di indurre il fondatore e proprietario della PMC Wagner a desistere dalla sua iniziativa eversiva.

Difficile sapere se e quanto le pressioni di Surovikin abbiano influito nella decisione di Prigozhin di rinunciare alla rivolta appena 24 ore dopo averla scatenata ma certo l’ipotesi dell’arresto del generale era stata smentita il 4 settembre dalla giornalista russa Xsenia Sobchak, che ha diffuso una sua foto mentre passeggiava in abiti borghesi con la moglie a Mosca.

 

Dopo la sua scomparsa dalla scena pubblica, il 10 settembre la piattaforma russa filogovernativa EurAsia Daily ha rivelato che Surovikin non solo non si trova in carcere o agli arresti domiciliari ma è stato nominato capo del Comitato di coordinamento della Difesa aerea della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI), organizzazione che riunisce la Russia e altre otto ex repubbliche sovietiche i cui ministri della Difesa ne hanno approvato la nomina.

Surovikin sarebbe quindi stato solo “demansionato”, forse temporaneamente e forse più per iniziativa di Shoigu o Gerasimov che del Cremlino, allontanato da ruoli diretti nel conflitto in Ucraina ma non rimosso da ruoli istituzionali né posto agli arresti, soluzione che avrebbe probabilmente influito negativamente sul morale delle forze armate russe.

Nelle ultime ore il generale Surovikin è riapparso in Algeria (nelle foto qui sopra in visita a una moschea a Orano) insieme ad una delegazione del ministero della Difesa, come scrive il quotidiano russo Kommersant: una visita che potrebbe avere a che fare con la riorganizzazione e potenziamento della difesa aerea algerina e con future forniture aeree e missilistiche ad Algeri, alleato di Mosca e da decenni grande acquirente di sistemi d’arma russi.

@GianandreaGaian

Foto Telegram e Ministero Difesa Russo

 

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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