Vecchi e insicuri: il Belgio nega gli F-16 all’Ucraina  

 

Il Belgio ha reso noto di non poter cedere gli F-16 promessi all’Ucraina a causa delle pessime condizioni in cui versano i velivoli che hanno quasi 40 di attività operativa alle spalle e sono in pessime condizioni di manutenzione.

“Non è che non vogliamo (consegnarli), ma quando i nostri aerei vengono messi fuori servizio, si logorano. Questi aerei hanno già volato così tante ore da essersi usurati. Non puoi inviare in Ucraina aerei che tu non useresti”, ha dichiarato il capo del dipartimento di supporto e materiali delle forze armate belghe, il tenente generale Frederic Getink, in un’intervista a De Standaard ripresa dall’agenzia di stampa ucraina UNIAN.

Di fatto le cellule dei caccia belgi avrebbero già esaurito le ore di volo e il loro ulteriore impiego metterebbe a repentaglio la vita dei piloti. Getnik ha sottolineato che in Belgio questi aerei stanno già “andando in pensione”, poiché hanno volato così tante ore che la loro struttura si è semplicemente usurata. Il Belgio ha già inviato all’Ucraina armi automatiche, veicoli blindati, camion, munizioni, carburante e medicinali.

Nelle scorse settimane il Belgio aveva confermato la propria disponibilità ad addestrare i piloti e o tecnici delle forze aeree ucraine a operare sugli F-16, ma aveva escluso la fornitura di aerei e del resto già negli anni scorsi problemi di usura e manutenzione avevano compromesso l’operatività della flotta belga di F-16.

Il Belgio dispone oggi di 44 F-16 A/B ammodernati allo standard MLU (non tutti operativi), quanto resta dei 160 caccia di questo tipo acquisiti negli anni ‘80 e ha iniziato a ritirarli dal servizio quest’anno radiando i velivoli più vecchi, entrati in servizio nel 1985 e con circa 8.000 ore di volo in vista della sostituzione con 34 F-35A.  Al momento solo Danimarca e Olanda hanno annunciato che metteranno a disposizione dell’Ucraina un numero imprecisato di F-16 dopo che il personale aeronautico di Kiev sarà stato addestrato.

Per quanto concerne le più recenti forniture militari gli Stati Uniti hanno accettato di fornire proiettili all’uranio impoverito (DU) da 120 mm per i cannoni dei carri armati di produzione statunitense M1A1 Abrams di prossima consegna in 31 esemplari. Finora solo la Gran Bretagna ha fornito munizioni al DU per i cannoni dei 14 carri Challenger 2 ceduti all’Ucraina: parte di queste munizioni sarebbero andate distrutte nel bombardamento russo di un deposito nelle retrovie.

La fornitura di proiettili perforanti di questi tipo ha suscitato polemiche in Russia ma anche in diverse nazioni europee ma sembra rispondere soprattutto all’esigenza di rifornire l’esercito ucraino di munizioni per i carri armati senza ridurre eccessivamente le riserve di proiettili da 120mm convenzionali nei depositi dell’US Army e del British Army.

Munizioni in arrivo anche dalla Germania che ha consegnato proiettili da 35 mm per i cannoni a tiro rapido dei semoventi antiaerei Gepard radiati dall’esercito tedesco nel 2012. Lo ha reso noto il 5 settembre il ministero della Difesa tedesco, che ha riferito di un primo lotto di una fornitura da decine di migliaia di proiettili.

Gli aiuti militari australiani sono finiti il 6 settembre nel mirino di Mosca che ha accusato l’Ucraina di aver usato dei droni di fabbricazione australiana per attaccare obiettivi in territorio russo.

La portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova (nella foto sopra), ha accusato poi il governo di Canberra di “contribuire entusiasticamente alla campagna anti-russa diretta da Washington” pur nascondendo alla propria opinione pubblica di essere “sempre più coinvolto nel conflitto ucraino”.

“Il ministro della Difesa australiano Richard Marles, con la tipica ipocrisia dell’élite politica australiana, ha detto che questi droni sarebbero stati usati per ricognizioni aeree”, e invece “risulta che i droni australiani sono in realtà usati per attacchi su territorio russo”, ha affermato la portavoce citata dall’agenzia Tass.

Foto: Aeronautica Belga e TASS

 

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