Le Filippine rafforzano i rapporti militari con USA e Giappone

 

Manila dialoga con Pechino ma si addestra in mare con la flotta statunitense e punta a una maggiore cooperazione strategica col Giappone. Le grandi esercitazioni annuali congiunte tra filippini e statunitensi Balikatan, in corso dal 22 aprile e che si prolungheranno fino al 10 maggio, hanno un particolare interesse considerate le tensioni mai sopite intorno a Taiwan e il braccio di ferro tra Washington e Pechino per il presunto supporto militare cinese a Mosca.

Alle manovre sono presenti osservatori di 14 nazioni, tra cui il Giappone, l’India e membri dell’Unione Europea e per la prima volta alla Balikatan partecipano una fregata della marina francese (la F734 Vendémiaire, della classe Floreal – nella foto soitto) e forze australiane che opereranno al fianco delle navi statunitensi e filippine nelle acque di esclusivo interesse economico filippino che sono in parte reclamate (e in alcune aree di fatto già annesse) dalla Repubblica Popolare Cinese.

L’area marittima al centro delle manovre militari è quella della Zona Economica Esclusiva (ZEE) filippina contesa nel Mar Cinese Meridionale e in particolare dell’isola di Palawan (più esposta alle pressioni cinesi), quella in direzione di Taiwan con la simulazione di operazioni anfibie per riconquistare isole invase da forze nemiche.

il rafforzamento delle relazioni militari con USA e Giappone, definito una “scelta sovrana” dal ministro degli Esteri filippino, Enrique Manalo, è in linea con il netto riavvicinamento strategico con Washington avviato dal presidente Ferdinando Marcos Jr in contrasto con le posizioni meno ostili a Pechino del suo predecessore Rodrigo Duterte.

La Cina – ha sottolineato ancora Manalo – dovrebbe riflettere sule proprie azioni nel Mar cinese meridionale”. L’esercitazione Balikatan (spalla a spalla) coinvolge 16.700 militari e per la prima volta 6 navi della Guardia Costiera filippina, sempre più coinvolta in scontri con quella cinese e prevede simulazioni di difesa aerea, operazioni anfibie, difesa informatica, antiterrorismo, l’assistenza umanitaria e risposta a catastrofi naturali.

Le Filippine dovrebbero essere “abbastanza sobrie da rendersi conto che i tentativi di far intervenire forze esterne per salvaguardare la sua cosiddetta sicurezza porteranno soltanto a una maggiore insicurezza”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri cinese Lin Jian. Nonostante i più stretti rapporti militari con gli Stati Uniti, le Filippine mantengono importanti relazioni commerciali con la Cina rafforzate l’anno scorso in occasione della visita di Marcos Jr. a Pechino in cui sono stati firmati 14 accordi commerciali ed economici.

Probabilmente proprio per questa ragione il 15 aprile il presidente Marcos Jr. ha escluso di concedere accesso forze statunitensi ad ulteriori basi militari oltre a quelle previste dall’accordo sottoscritto dai due Paesi lo scorso anno.

“Le Filippine non pianificano di aprire o stabilire altre basi nell’ambito dell’Accordo di cooperazione alla difesa rafforzato (EDCA)”, ha affermato il capo dello Stato riferendosi all’accordo difensivo sottoscritto dai due Paesi nel 2014 e aggiornato l’anno scorso con l’inclusione di altre quattro basi in territorio filippino (la base navale Camilo Osias a Santa Ana, Cagayan; il Campo Melchor Dela Cruz a Gamu, Isabela; Isola di Balabac a Palawan; l’aeroporto di Lal-lo a Cagayan) che si aggiungono alle 5 assegnate nell’accordo del 2014 e sulle quali il Pentagono ha investito oltre 100 milioni di dollari per interventi strutturali.

Si tratta in realtà di basi non regolarmente presidiate da forze statunitensi ma strutturate per ospitare forze consistenti in caso di crisi mas a conferma che le esercitazioni Balikatan costituiscono un salto di qualità nel braccio di ferro in atto nel Mar Cinese Meridionale, lo US Army ha schierato nelle Filippine alcuni elementi di una batteria del nuovo sistema missilistico Typhon, con capacità superficie-superficie (missili da  crociera Tomahawk) e miste di difesa aerea a lungo raggio/superficie-superficie (missili Standard SM-6).

Secondo Collin Koh, della S. Rajaratnam School of International Studies di Singapore (citato da Agenzia Nova), la decisione degli Usa di schierare la prima batteria Typhoon della regione nelle Filippine, anziché in altri Paesi alleati della regione, a cominciare dal Giappone, è “sorprendete” e rappresenta un balzo nel livello del confronto strategico con la Cina. Il nuovo sistema schierato a Luzon “equalizza” sul piano qualitativo il rapporto di forza locale tra i due Paesi, che era sbilanciato in favore delle forze missilistiche di Pechino. Secondo quanto riferito dal Comando Usa dell’Indo-Pacifico, il sistema Typhon è stato installato nella parte settentrionale dell’isola di Luzon, nel nord delle Filippine, a soli 320 chilometri da Taiwan.

La retorica e le azioni della Cina nella regione asiatica sono sempre più aggressive, ha affermato il comandante del Comando Usa dell’Indo-Pacifico, ammiraglio John Aquilino, nel corso di una conferenza stampa tenuta il 23 aprile a Tokyo. “Dobbiamo tutti comprendere che (la situazione) evolve molto rapidamente”, ha affermato l’ufficiale, secondo cui la natura sempre più provocatoria delle azioni cinesi nel Mar Cinese Meridionale “potrebbe comportare la necessità di attivare il trattato di difesa collettiva” tra Stati Uniti e Filippine.

Aquilino ha sostenuto inoltre che Pechino stia lavorando per dotarsi delle capacità necessarie a invadere Taiwan “entro il 2027”. “A dispetto di un’economia in difficoltà, c’è una cosciente decisione (da parte della Cina) di finanziare le capacità militari”, ha sostenuto l’ammiraglio, secondo cui la prima potenza asiatica continuerà ad aumentare le risorse destinate alla difesa a prescindere dall’andamento della sua economia. L’ammiraglio ha criticato la Cina anche per la fornitura alla Russia di semiconduttori e prodotti con potenziali applicazioni militari.

Foto US Army e Ambasciata USA nelle Filippine

 

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