La FREMM Fasan abbatte un altro drone Houthi ma la flotta UE è già a corto di navi

 

La fregata multi-missione (FREMM) Fasan, della Marina militare italiana, impegnata nella missione europea Aspides, mentre forniva protezione ravvicinata alla MV nel Golfo di Aden, ha respinto il 6 maggio con successo attacchi di UAV (droni) provenienti dai territori controllati dagli Houthi nello Yemen. Lo ha riferito la stessa missione europea Aspides, per la protezione del traffico marittimo sul Mar Rosso.

Durante questa operazione, la fregata Fasan (nella foto sopra) ha abbattuto un velivolo senza pilota. Questa mattina, il Comando Centrale (US CENTCOM) ha confermato che le forze militari statunitensi hanno distrutto un “sistema aereo senza equipaggio” lanciato dal gruppo yemenita Houthi sul Mar Rosso. Ieri la stessa fonte ha reso noto che dei 3 droni lanciati dallo Yemen uno è stato abbattuto da una nave della coalizione, il secondo è stato intercettato da forze statunitensi e l’ultimo si è schiantato nel Golfo di Aden.

La fregata (FREMM) Virginio Fasan ha rilevato lo scorso 24 aprile nel ruolo di nave ammiraglia (flagship) dell’Operazione Aspides il cacciatorpediniere Caio Duilio che in 80 giorni di  operazioni nel Mar Rosso ha scortato 39 mercantili di interesse nazionale e dell’Unione Europea. L’Italia detiene il comando delle forze dell’Operazione Aspides sotto la guida del contrammiraglio Stefano Costantino.

Dopo il ritiro della fregata tedesca Hessen, la missione Eunavfor Aspides potrebbe registrare difficoltà secondo quanto riporta il settimanale tedesco “Spiegel” poiché nei prossimi mesi saranno disponibili solo tre fregate Fasan, la greca Hydra e una FREMM francese (a questo link il video di TF1 girato a bordo): numero modesto tenuto conto delle esigenze operative e della disponibilità di navi di questo tipo presso le flotte delle nazioni della UE che hanno aderito all’operazione.

L’allarme è stato lanciato dal comandante operativo di Aspides, il commodoro greco Vasileios Gryparis, che ha avvertito in una riunione riservata a Bruxelles con i rappresentanti diplomatici che sotto la soglia delle quattro fregate non sarebbe più in grado di adempiere pienamente alla missione di proteggere le navi dagli attacchi.

Secondo le dichiarazioni attribuite a Gryparis dal settimanale tedesco, la missione ora sarebbe in grado di scortare solo un massimo di quattro navi mercantili al giorno attraverso lo stretto di Bab el Mandeb, al largo della costa yemenita. Secondo il contrammiraglio, tuttavia, servirebbero almeno dieci navi da guerra e il supporto aereo di un drone o di un aereo da ricognizione.

Berlino ha ritirato la fregata Hessen (nella foto sotto) dalla missione Ue lo scorso 20 aprile ma il suo rimpiazzo, la fregata Hamburg, non arriverà nel Mar Rosso prima di agosto.

Durante l’incontro il comandante greco Gryparis ha fatto il punto sulla missione. Da metà febbraio, Aspides ha scortato 96 navi mercantili nel Mar Rosso, neutralizzando 12 droni lanciati dagli Houthi e un missile. Tuttavia, il pericolo rappresentato dai ribelli yemeniti rimane alto e il 29 aprile gli Houthi sono riusciti per la prima volta a superare le difese aeree della missione con uno sciame di droni danneggiando un mercantile. Secondo le informazioni dello “Spiegel”, i diplomatici hanno anche discusso di estendere il mandato della missione Ue.

La Germania avrebbe suggerito che le navi da guerra dell’Ue nel Mar Rosso dovrebbero essere utilizzate in futuro anche per frenare il traffico di armi destinate alle milizie Houthi, opzione che rafforzerebbe l’efficacia della missione Aspides.

In realtà una simile estensione dei compiti da un lato richiederebbe un numero di navi decisamente più elevato e dall’altro accentuerebbe le tensioni con l’Iran, da dove giungono i rifornimenti militari alle milizie Houthi.

 

Gli obiettivi di Ansar Allah

Ieri il portavoce militare del gruppo Ansar Allah, Yahya Saree, ha annunciato l’inizio della quarta fase delle operazioni contro le navi dirette ai porti israeliani.

Il 2 maggio Abdul Malik al Houthi, leader del gruppo sciita, aveva dichiarato che “il ritiro di 10 navi da guerra statunitensi e 8 europee dal Mar Rosso è dovuto a un senso di disperazione e al fallimento nel prevenire o limitare le nostre operazioni” con un riferimento alle navi del gruppo operativo della portaerei Eisenhower che con altre navi europee hanno lasciato nelle ultime settimane l’area di operazioni intorno allo Stretto di Bab el Mandeb. La portaerei Dwight D Eisenhower è però rientrata ieri nel Mar Rosso con le unità di scorta dopo una sosta a Souda Bay, base statunitense a Creta.

In un discorso televisivo, Al Houthi ha aggiunto che da novembre scorso sono state prese di mira 107 navi legate al nemico israeliano e statunitense con l’impiego di 606 missili e droni, oltre al bombardamento di “obiettivi nemici nella Palestina occupata con 111 missili e droni”. Secondo i dati forniti ad al-Jazira da un funzionario statunitense gli attacchi ai mercantili sono stati almeno 140 nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden dal 19 novembre.

Il leader del gruppo yemenita ha inoltre sottolineato che nell’ultima settimana sono state effettuate “otto operazioni nel Golfo di Aden, nel Mar Arabico, nell’Oceano Indiano e nel sud della Palestina” con 33 missili e droni. “Abbiamo preso di mira sei navi associate al nemico israeliano, statunitense e britannico” e “un drone statunitense MQ9 è stato abbattuto nello spazio aereo di Saada (nel nord-ovest dello Yemen), il terzo in questo periodo”, ha spiegato Al Houthi citando anche le perdite subite: “gli attacchi statunitensi-britannici contro il nostro Paese sono stati 452 raid aerei e bombardamenti navali, con 40 martiri e 35 feriti”.

 

L’impatto economico

Circa l’impatto economico delle operazioni nel Mar Rosso il 6 maggio il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha riferito che “nel Mar Rosso sono in corso due guerre, quella delle navi militari europee che cercano di abbattere i droni ed i missili degli Houthi” e la guerra economica, “con il Canale di Suez che ha perso il 50% del traffico commerciale e questo sta creando una distorsione del mercato dei trasporti marittimi. Le grandi aziende sono in difficoltà con i concorrenti cinesi (le navi di Pechino non vengono attaccate dagli Houthi) che stanno avendo i vantaggi da questa situazione. Pensate a cosa succederà se lasceremo il monopolio del trasporto di merci da quella rotta alla Cina”.

Il 3 maggio il Drewry World Container Index, che monitora i prezzi del trasporto marittimo globale, è salito dell’1% arrivando a 2.725 dollari per container da 40 piedi ed è aumentato del 55% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Le tariffe da Shanghai a Genova sono cresciute la scorsa settimana di 102 dollari a 3.717 dollari per container da 40 piedi, rimanendo comunque sotto del 41,6% rispetto al massimo di 6.365 dollari toccato il 25 gennaio scorso, in seguito alle difficoltà legate al transito lungo il Mar Rosso a causa dei bombardamenti degli Houthi contro le navi occidentali.

Il 2 maggio il colosso danese dei trasporti marittimi Maersk ha annunciato un forte calo dell’utile netto nel primo trimestre del 2024 a causa della crisi nel Mar Rosso. Nei primi tre mesi dell’anno Maersk ha registrato un utile netto in calo a 177 milioni di dollari (165 milioni di euro), e ha realizzato un fatturato di 12,35 miliardi di dollari, in flessione del 13%.

Il primo trimestre “è andato esattamente come ci aspettavamo”, ha dichiarato l’amministratore delegato del gruppo, Vincent Clerc. I volumi di carico sono aumentati del 7,5% rispetto all’anno precedente, grazie all’incremento della domanda soprattutto sulla rotta Asia-Europa, in Nord America e in Europa. Tuttavia, il nolo medio è diminuito del 18% su base annua, ma è aumentato del 23% rispetto al quarto trimestre del 2023, a causa della situazione nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden. Da dicembre, gli attacchi dei ribelli Houthi nel Mar Rosso hanno causato un forte aumento dei noli.

(con fonti Difesa.it, US CENTCOM, Italpress, AGI e Agenzia Nova)

Foto: Eunavfor Aspides. Luca Gabella, Ansar Allah e Marina Militare italiana

 

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