Il cacciatorpediniere Caio Duilio abbatte altri due droni Houthi

 

Con uno stringato comunicato lo Stato Maggiore Difesa ha reso noto questa mattina che, nell’ambito dell’operazione dell’Unione Europea Aspides, il cacciatorpediniere lanciamissili Caio Duilio ha abbattuto, in attuazione del principio di autodifesa, due droni aerei, lanciati dalle milizie Houthi dal territorio dello Yemen. Al momento non è stato reso noto se si idroni fossero diretti contro la nave militare italiana o verso mercantili, né con quali armi di bordo siano stati abbattuti.

Per il ministro della Difesa, Guido Crosetto, c’è una continua evoluzione delle modalità d’attacco adottate dagli Houthi. “Non posso entrare nei particolari per motivi di sicurezza ma questa notte gli attacchi sono stati condotti in modo diverso rispetto alle altre volte. Sono stati bravi gli uomini e le donne del Duilio ad abbattere due droni ma è una sfida che si evolve di settimana in settimana. La zona é diventata pericolosa.

Gli attacchi Houthi sono passati nelle ultime settimane dalle navi mercantili direttamente alle navi militari, che sono presenti esclusivamente per garantire il passaggio di quelle mercantili”, ha osservato il ministro della Difesa.

Salgono quindi a tre i droni lanciati dagli Houthi abbattuti dalla nave militare italiana. Il 9 marzo il portavoce del movimento e presidente dell’agenzia di stampa Saba, Nasr al-Din Amer, ha negato all’Adnkronos che sia stato preso di mira il Duilio. “Non è vero, non abbiamo attaccato alcuna nave italiana. Sarebbe meglio evitare informazioni sospette e imprecise. Non vogliamo prendere di mira l’Italia o altri Paesi. Il nostro obiettivo sono le navi americane, britanniche e israeliane e quelle dirette verso l’entità sionista”, ha precisato Amer.

Alla domanda se l’Italia è o sarà un obiettivo delle operazioni militari degli Houthi, Amer ha risposto: “Vediamo gli sviluppi e poi decideremo”. Amer aveva messo in guardia dall’abbattere altri droni lanciati dagli Houthi. “Se l’Italia fermasse di nuovo un nostro attacco significherebbe un suo maggiore coinvolgimento nella guerra contro di noi”.

Resta da chiarire il motivo per cui l’Italia non abbia cercato di negoziare con gli Houthi un passaggio sicuro per le navi nazionali e di altre nazioni europee. Eppure Roma aveva tutte le carte in regola per dialogare con gli Houthi considerato che nelle ultime fasi della guerra civile yemenita fu proprio il governo italiano, e in particolare il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, a bloccare i contratti di fornitura di armi, equipaggiamenti e bombe d’aereo a Emirati Arabi Uniti ed Arabia Saudita che colpivano i territori yemeniti controllati dagli Houthi.

Un blocco che determinò dure reazioni diplomatiche ed economiche da parte delle due nazioni arabe ma che oggi dovrebbe garantire all’Italia qualche carta da giocare con il movimento Houthi Ansar Allah, anche a nome dell’intera UE considerato che Luigi Di Maio ricopre oggi proprio l’incarico di inviato dell’Unione Europea per il Golfo Persico.

Un incarico certo non condiviso dall’attuale governo italiano e considerato da molti una ricompensa per aver fornito nel 2019 alla Commissione von der Leyen quei 14 voti del M5S senza i quali non si sarebbe potuta insediare.

Ciò detto oggi quell’incarico e quella figura politica potrebbero tornare utili per tentare di scongiurare una crisi che si preannuncia disastrosa sul piano economico e forse anche militare se il prolungamento delle operazioni nel Mar Rosso meridionale mettesse in crisi le limitate scorte di munizioni, soprattutto missilistiche, delle forze navali europee.

 

Le ultime operazioni

Il 9 marzo una fregata FREMM della Marina francese e velivoli da combattimento francesi decollati da Gibuti avevano abbattuto nel Golfo di Aden 4 droni lanciati dallo Yemen con una “azione difensiva” che “ha contribuito direttamente alla protezione del cargo True Confidence, colpito il 6 marzo e in fase di rimorchio e altri mercantili in transito nell’area”, come ha comunicato la Difesa di Parigi.

La notte precedente la fregata britannica HMS Richmond ha usato i suoi missili Sea Ceptor (al loro battesimo del fuoco) per abbattere due droni “respingendo con successo un altro attacco illegale degli Houthi sostenuti dall’Iran” ha scritto su X il ministro della Difesa di Londra, Grant Shapps.

Nelle ultime ore gli Houthi anno lanciato due missili contro una nave mercantile nel Mar Rosso, segnando il secondo attacco contro una nave di proprietà di Singapore in meno di una settimana. Lo riporta Argus Media. Gli Houthi hanno affermato di aver lanciato “una serie di missili antinave” verso la nave chiamata Pinocchio e che “il colpo è stato accurato”.

L’agenzia per le operazioni commerciali marittime del Regno Unito (UKMTO) ha rilevato che la Pinocchio è stata oggetto di un attacco missilistico che ha causato un’esplosione nelle vicinanze dell’imbarcazione senza provocare alcun danno. Il portavoce militare degli Houthi, generale Yahya Saree, ha rivendicato l’attacco tramite un comunicato diffuso stamattina, sostenendo che la nave sia di proprietà statunitense.

Lo US Central Command (CENTCOM) ha affermato di aver effettuato sei attacchi di autodifesa, distruggendo un drone subacqueo e 18 missili antinave nelle aree dello Yemen controllate dagli Houthi. Il 9 marzo la milizia yemenita aveva lanciato due missili balistici antinave nel Golfo di Aden contro la Propel Fortune, una nave battente bandiera di Singapore senza provocare comunque danni o feriti. “A sostegno della popolazione della Striscia di Gaza, le operazioni si intensificheranno durante il mese di Ramadan”, iniziato ieri, hanno dichiarato gli Houthi in un comunicato diffuso la notte scorsa.

A complicare il quadro strategico, sono in corso in questi giorni esercitazioni congiunte tra le marine cinese, russa e iraniana nel Golfo di Oman. Si tratta di esercitazioni programmate e di routine (le ultime si erano tenute lo scorso anno in marzo) con l’obiettivo di “mantenere congiuntamente la sicurezza marittima regionale”, come recita il comunicato del Ministero della Difesa cinese.

Pechino ha inviato il cacciatorpediniere lanciamissili Urumqi, la fregata missilistica Linyi e la nave da rifornimento Dongpinghu che si aggiungono a un distaccamento di navi della Flotta russa del Pacifico, guidato dall’incrociatore Varyag e arrivato nel porto iraniano di Chabahar, come hanno riferito i media russi.

 

L’impatto economico

Nel Mar Rosso si concentra il 12% del commercio marittimo mondiale e il 40% del commercio dell’Asia con l’Europa, nonché il 30% del traffico globale di container. Gli attacchi Houthi hanno ridotto il commercio globale dell’1,3% imponendo al 90 per cento delle navi portacontainer sulla rotta Asia-Europa di circumnavigare l’Africa con tempi di percorrenza più lunghi di 15-20 giorni per i container diretti nella regione mediterranea.

La crisi del Mar Rosso sta causando pesanti extra-costi alle compagnie di trasporto marittimo, “che solo per l’aumento delle polizze assicurative incide per 400mila euro per singolo passaggio di una nave media” ha sottolineato oggi a Verona, in apertura della fiera LetExpo, il presidente di Alis, Guido Grimaldi.

I soli scambi Italia-Cina, ha ricordato, corrispondono a 154 miliardi di euro, ovvero il 40% del totale dell’import-export che passa per il canale di Suez.. “La scelta di circumnavigare l’Africa, giungendo allo stretto di Gibilterra e quindi lontani dai porti italiani – ha spiegato Grimaldi – si sta traducendo in un aumento di 10/15 giorni di navigazione ed un aumento dei noli marittimi contenitori del 200% rispetto al 2023”.

Grimaldi ha colto l’occasione per ringraziare “l‘impegno delle fregate della Marina Militare Fasan, Martinengo e Caio Duilio in difesa delle nostre navi e dei nostri marittimi. A loro ed a tutta la Difesa rivolgiamo un grande ringraziamento”.

@GianandreaGaian

Immagini: Marina Militare, Luca Gabella e US DoD

 

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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