I Marines sulla portaerei Cavour

Contingenti dell’US Marine Corps opereranno a partire dal mese di settembre sulla portaerei italiana Cavour. Insieme ai soldati e al loro equipaggiamento, l’ammiraglia della Marina Militare ospiterà a bordo anche i convertiplani MV-22 Osprey destinati al loro trasporto; prima però occorrerà verificare la loro compatibilità con le strutture e i sistemi dell’unità italiana, esplorando anche la possibilità di ricoverarli nell’hangar sottocoperta.

Da parte degli Stati Uniti l’esigenza è duplice. La prima (e “più importante”, sottolinea una nota ufficiale dell’US Marine Corps) nasce dalla scarsità di navi anfibie statunitensi nel Mediterraneo, alla quale si ovvierebbe ricorrendo appunto anche a unità delle marine alleate, per esempio in caso di rapide evacuazioni delle ambasciate USA nella regione centro e nord-africana.

La seconda riguarda il rafforzamento dell’interoperabilità degli assetti anfibi della NATO in vista di possibili azioni congiunte in funzione anti-ISIS, o anche (come recita la nota) “per contrastare la minaccia russa”.

A settembre le marine americana, portoghese, spagnola e italiana daranno vita all’esercitazione Trident Juncture con l’impiego di un totale di 25.000 fanti di marina, proprio per creare i presupposti per una effettiva integrazione fra le diverse componenti aeronavali e anfibie, le prime a entrare in azione in caso di missioni congiunte sulle sponde meridionali del Mediterraneo. Contingenti dei Marines americani prenderanno posto sia sulla Cavour che sull’unità anfibia britannica Ocean.

L’interoperabiltà e una sempre maggiore integrazione fra gli assetti della Marina Militare italiana e quelli dell’US Marine Corps rientrano fra gli obiettivi della cosiddetta Allied Maritime Basing Initiative, ma sono ormai un fatto acquisito da tempo, con scambi di visite di velivoli STOVL Harrier sulle rispettive unità navali e l’addestramento del personale del Battaglione San Marco presso le unità dei Marines (in aprile due ufficiali dei Marò – uno dei quali donna – hanno concluso felicemente oltre Atlantico il Basic Officer Course).

Interoperabilità e integrazione potrebbero presto veder operare dalla Cavour anche gli aerei da attacco stealth e STOVL F-35B dell’USMC, come accadrà già sulla nuova portaerei Queen Elizabeth, in attesa che tanto la nostra quanto la futura ammiraglia britannica ricevano i loro primi JSF, non prima di tre-quattro anni.

Considerando le nuove minacce che gravitano sui mari di casa, una effettiva e fattiva integrazione di forze alleate è nell’ordine delle cose. Altra faccenda però è rendere disponibile la nostra maggiore unità navale agli Stati Uniti per missioni che riguardino esclusivamente i loro interessi nazionali, come la (pur necessaria) salvaguadia del proprio personale diplomatico oltremare.

Foto: Marina Militare, US.DoD, Lockheed Martin

Silvio Lora LamiaVedi tutti gli articoli

Nato a Mlano nel 1951, è giornalista professionista dal 1986. Dal 1973 al 1982 ha curato presso la Fabbri Editori la redazione di opere enciclopediche a carattere storico-militare (Storia dell'Aviazione, Storia della Marina, Stororia dei mezzi corazzati, La Seconda Guerra Mondiale di Enzo Biagi). Varie collaborazioni con riviste specializzate. Dal 1983 al 2010 ha lavorato al mensile Volare, che ha anche diretto per qualche tempo. Pubblicati "Monografie Aeree, Aermacchi MB.326" (Intergest) e con altri autori "Il respiro del cielo" (Aero Club d'Italia). Continua a occuparsi di Aviazione e Difesa.

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