di Alberto Cossu – Vision & Global Trends. Progetto Società Italiana di Geopolitica
L’ultimo numero della rivista di politica internazionali, GEOPOLITICA Vol XIII n. 2/2024 – curato da Tiberio Graziani e Filippo Romeo – costituisce un’importante fonte di riflessione sulle sfide e le opportunità che l’Unione Europea deve affrontare nel contesto di un nuovo ordine globale. Questo numero, intitolato “L’EUROPA E IL SUO FUTURO NEL NUOVO ORDINE GLOBALE – EUROPE AND ITS FUTURE IN THE NEW GLOBAL ORDER”, raccoglie articoli di vari autori che offrono analisi approfondite su temi cruciali per la geopolitica contemporanea, contribuendo a qualificare il dibattito accademico e pubblico.
L’Unione Europea si trova di fronte alla necessità di dare una risposta strategica al cambiamento dell’ordine mondiale, caratterizzato dall’emergere dei BRICS e da una pluralità di poteri, tra cui spiccano Cina e India. Questi paesi stanno erodendo l’attuale assetto globale, disegnando un futuro che, sebbene non perfettamente delineato, appare sfumato e incerto. In questo contesto, la leadership americana, alla luce dei recenti esiti elettorali, si presenta piuttosto assertiva, mettendo in discussione gli assetti strategici ed economici che hanno governato finora i rapporti transatlantici. Questa assertività è spinta dalla necessità urgente di riequilibrare le dinamiche geopolitiche ed economiche a livello globale.
Il conflitto tra Russia e Ucraina, insieme alle sanzioni imposte contro Mosca, sta indebolendo la competitività europea. Le risorse finanziarie significative destinate a sostenere l’Ucraina stanno creando pressioni sulle economie europee. In questa situazione, l’Europa rischia di essere fortemente penalizzata dalle attuali dinamiche internazionali se non riuscirà a sviluppare una chiara capacità strategica e a sganciarsi da dipendenze obsolete che condizionano le sue scelte.
In sintesi, l’Unione Europea deve affrontare una sfida cruciale: adattarsi a un nuovo ordine mondiale in cui i BRICS e altre potenze emergenti giocano un ruolo sempre più rilevante, mentre cerca di mantenere la sua coesione interna e la sua competitività globale.
In questo contesto il numero di Geopolitica si propone di esplorare come l’Unione Europea possa navigare le complessità del panorama geopolitico attuale, caratterizzato da tensioni internazionali, crisi economiche e sfide ambientali. Gli autori analizzano il ruolo dell’Europa in un mondo sempre più multipolare, dove le tradizionali alleanze e le strutture di potere sono in evoluzione. L’obiettivo del volume è quello di stimolare una discussione critica sulle strategie europee necessarie per garantire la sicurezza e la prosperità del continente.
L’Europa si trova a un bivio: deve decidere se rimanere un attore passivo in questo nuovo ordine mondiale o se riconquistare un ruolo da protagonista. L’accordo con il Mercosur, anche se fortemente contrastato all’interno dell’Unione, in un momento di forte debolezza politica appare però come un segno di iniziativa rivolta a posizionare l’Europa in una prospettiva di competizione positiva nei confronti degli altri player Cina e Usa. Si apre, infatti, un libero mercato di 700 milioni di persone che potrebbe compensare alcune quote di export che venissero meno in altre parti del mondo. Il conflitto in Ucraina e le crescenti tensioni internazionali hanno messo a nudo le fragilità del Continente, evidenziando la necessità di una maggiore autonomia strategica e di una coesione interna più forte.
Le pagine della rivista Geopolitica offrono spunti di riflessione preziosi per chi è interessato a comprendere le dinamiche globali e a immaginare un futuro più luminoso per l’Europa. È un invito a guardare oltre le divisioni e a lavorare insieme per costruire un continente più forte, più unito e più resiliente.
Un contributo significativo (“Towards a Mediterranean Arms-control Regime”) in tema di sicurezza è quello di Mohamed Bialy Alolaimy, che propone l’istituzione di un regime di controllo degli armamenti nel Mediterraneo. L’Autore sottolinea come le recenti crisi geopolitiche, tra cui la guerra
russo-ucraina e i conflitti nel Vicino Oriente, abbiano messo in evidenza la necessità per l’Unione Europea di sviluppare una strategia di sicurezza più proattiva. Alolaimy argomenta che, mentre gli Stati Uniti hanno storicamente fornito una rete di sicurezza attraverso la NATO, l’Europa deve ora prendere in mano le redini della propria difesa, specialmente alla luce di un possibile ritiro dell’impegno statunitense, proteggendo meglio il fronte mediterraneo dal quale provengono nuove minacce.
Sacha Mauro De Giovanni (“The European space and the African perspective”) offre invece una prospettiva interessante sul rapporto tra Europa e Africa, evidenziando la necessità per l’Europa di promuove lo sviluppo socio-economico degli stati africani. L’Autore suggerisce che l’Europa deve lavorare per emanciparsi dall’influenza statunitense e sostenere l’Africa attraverso politiche di cooperazione che affrontino le sfide comuni come migrazioni e sicurezza. Il piano Mattei concepito dall’Italia si muove proprio nella direzione di promuovere lo sviluppo dell’Africa basato su presupposti di collaborazione e cooperazione.
Raimondo Fabbri (“Submarine cables, the Mediterranean Sea, the European Union: a strategic challenge”) discute l’importanza delle infrastrutture strategiche, in particolare i cavi sottomarini nel Mediterraneo. Con l’aumento della dipendenza dalle comunicazioni digitali, Fabbri sostiene che l’Unione Europea deve sviluppare una nuova strategia per rafforzare le proprie reti di telecomunicazione. Questo approccio non solo migliorerà la sicurezza delle comunicazioni europee ma contribuirà anche a garantire la resilienza economica del Continente. Avanzano infatti progetti da parte di importanti aziende mondiali, come Meta, che intendono creare nuove reti, saltano il Mediterraneo facendo passare cavi dal Capo di Buona Speranza in considerazione anche dei problemi di sicurezza presenti nel Mar Rosso.
A significare l’importanza dell’Africa per il futuro dell’Europa A. Roberta La Fortezza ed Emanuele Oddi (“La Politique de Sécurité et de Défense Commune en Afrique subsaharienne : limites et leçons”) analizzano il ruolo della Politica di Sicurezza e Difesa Comune dell’Unione Europea in Africa subsahariana. Il loro studio mette in luce le missioni europee in corso e le sfide affrontate nell’ambito della gestione dei conflitti e della prevenzione delle crisi. Sottolineano che, nonostante i progressi compiuti, ci sono ancora significative limitazioni nelle capacità europee di intervenire efficacemente in contesti complessi come le recenti vicende dimostrano. Il caso di un paese membro dell’Unione Europea come la Francia, che dopo aver ritirato i propri militari dal Mali, Burkina Faso e Niger è costretto a farlo anche in Ciad, costituisce un esempio emblematico di quanto l’Europa si stia indebolendo in Africa.
Hicheme Lehmici (“The Sovereignty of European States in the Face of American Domination: Challenges and Prospects in the 21st Century”) esamina come l’influenza americana stia erodendo la sovranità europea nei settori militare ed economico. L’Autore traccia un quadro storico dell’interazione tra Stati Uniti ed Europa, evidenziando come la dipendenza militare dall’America abbia limitato l’autonomia strategica europea. Lehmici invita a riflettere sulle conseguenze delle sanzioni contro la Russia e sulla crisi energetica per il futuro dell’Europa.
Claudio Mancini (“Thirty years after The Clash of Civilizations. Europe in the New World Order”)
propone una riflessione sul trentesimo anniversario del libro “Lo scontro delle civiltà” di Samuel Huntington. Mancini discute la rilevanza contemporanea delle teorie di Huntington riguardo all’identità culturale europea nel contesto delle relazioni internazionali odierne. L’Autore confronta le idee di Huntington con quelle di Fukuyama e Kissinger, esaminando come le identità culturali influenzino ancora oggi la geopolitica europea.
Alfredo Musto (“Europe in the Imbalances of the Multipolar Transition”) affronta il problema geopolitico dell’Europa nella transizione verso una configurazione multipolare. L’Autore utilizza un approccio
relazionale per analizzare le dinamiche interne ed esterne che influenzano l’Unione Europea, sottolineando la necessità di un asse continentale che favorisca l’indipendenza strategica dell’Europa.
L’articolo di Alberto Cossu (“The European Union as a Regulatory Power”) sostiene che l’Unione Europea (UE) ha assunto un ruolo sempre più significativo come potenza normativa globale, influenzando non solo i cittadini europei ma anche aziende e governi in tutto il mondo. Con un mercato unico di oltre 450 milioni di abitanti, le imprese globali devono spesso conformarsi alle normative europee per accedervi. Tra le principali regolazioni che hanno avuto impatto globale ci sono il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR), la Direttiva sui rifiuti elettronici (WEEE) e l’Accordo di Parigi sul clima. L’UE è anche leader nella transizione energetica, stabilendo obiettivi ambiziosi per la riduzione delle emissioni di gas serra e lo sviluppo delle energie rinnovabili. Questa capacità normativa permette all’UE di promuovere i propri valori e interessi, contribuendo a un ordine globale più sostenibile ed equo.
Una tematica ricorrente che attraversa tutto il volume è la necessità per l’Unione Europea di sviluppare un approccio coerente alle questioni di sicurezza e difesa. Con il panorama geopolitico in rapido cambiamento, è fondamentale che gli stati membri collaborino per creare strategie comuni che affrontino le minacce emergenti. Questo richiede non solo un aumento della spesa per la difesa ma anche una maggiore integrazione delle politiche estere tra i paesi europei.
Inoltre, gli autori sottolineano l’importanza della sostenibilità economica e ambientale nelle politiche europee. Mentre l’Europa cerca di affermarsi come leader nella lotta contro i cambiamenti climatici, è essenziale integrare queste considerazioni nelle strategie geopolitiche. La transizione verso un’economia verde non solo migliorerà la resilienza economica ma contribuirà anche a stabilizzare le relazioni con i paesi africani attraverso politiche commerciali più giuste.
Infine, il riconoscimento della diversità culturale all’interno dell’Europa è cruciale per costruire una società coesa capace di affrontare le sfide globali. La gestione dei flussi migratori e l’integrazione delle diverse culture devono essere al centro delle politiche europee future. Solo attraverso un approccio inclusivo sarà possibile garantire stabilità sociale ed economica.
Conclusioni
In sintesi, questo numero della rivista Geopolitica rappresenta un’importante risorsa per comprendere le dinamiche attuali che influenzano il futuro dell’Unione Europea nel nuovo ordine globale. Gli articoli offrono spunti preziosi su come affrontare le sfide emergenti attraverso cooperazione internazionale, innovazione tecnologica e sviluppo sostenibile. Si evince dal volume che con una visione chiara e strategie ben definite, l’Europa ha l’opportunità non solo di sopravvivere ma anche di prosperare in un mondo sempre più complesso e interconnesso. La prospettiva di creazione di un’area di libero scambio con il Mecosur, sebbene contrastata, può costituire un momento decisionale coraggioso proprio quando il mondo sembra avviarsi verso una strada differente caratterizzata dalla creazione di barriere al commercio estero. L’Europa sceglie il libero commercio sebbene regolato in modo stringente in aderenza al modello di Regulatory power.
Scheda
GEOPOLITICA Vol XIII n. 2/2024 – L’EUROPA E IL SUO FUTURO NEL NUOVO ORDINE GLOBALE – EUROPE AND ITS FUTURE IN THE NEW GLOBAL ORDER – ISSN 2009-9193 – ISBN 9791281485136 – pp. 472 – Callive Edizioni – 2024
Il presente numero di GEOPOLITICA – curato da Tiberio Graziani e Filippo Romeo – raccoglie articoli e saggi utili al progresso degli studi di geopolitica nell’ambito della discussione intorno all’Unione Europea e al suo destino, contribuendo a qualificare il dibattito in corso.
Autori/Contributors: Mohamed Bialy Alolaimy, Jan Campbell, Marco Centaro, Alberto Cossu, Sacha Mauro De Giovanni, Raimondo Fabbri, Giuseppe Gagliano, Regina Iakusheva, A. Roberta La Fortezza, Gino Lanzara, Hicheme Lehmici, Claudio Mancini, Fabio Mini, Berik Mirmanov, Jorge Olver Mondelo Tamayo, Alfredo Musto, Michele Lippiello, Giuliano Luongo, Emanuele Oddi, Giuseppe Romeo, Erika Isabella Scuderi, Ksenia Tabarintseva-Romanova, Francesco Valacchi, Francesco Zecca
Questo numero di GEOPOLITICA gode del patrocinio di:
Società Italiana di Geopolitica – progetto di Vision & Global Trends
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Autore: T. Col. Davide Tortora
Giovedì 12 dicembre 2024, presso l’Auditorium “A. Visconti” di Palazzo Aeronautica, si è tenuto il Convegno “Spazio al futuro. L’Aeronautica Militare oltre la linea di Karman”, organizzato dal Centro Studi Militari Aerospaziali dell’Associazione Arma Aeronautica, in collaborazione con l’Aeronautica Militare.
L’evento, moderato dal giornalista Rai Giorgio Pacifici, Vice Capo Redattore Scienze del TG2, è stato presieduto dal Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, Generale di Squadra Aerea Luca Goretti, ed ha visto la partecipazione di diversi autorevoli relatori ed esperti del settore, sia della Forza Armata sia del mondo civile.
“L’Aeronautica Militare ha da sempre guardato allo spazio e all’aerospazio con grande interesse”, ha dichiarato il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, Generale di Squadra Aerea Luca Goretti, nel suo intervento, sottolineando come “lo Spazio nasce in Italia grazie al Generale ingegnere Luigi Broglio, anche scienziato di chiara fama internazionale che attraverso il programma San Marco, basato su una forte collaborazione tra AM e CNR, ha aperto all’Italia la via dello Spazio. Dal progetto San Marco sono derivate le competenze spaziali dell’Italia in termini di capacità di lancio di satelliti e di ricerca spaziale”.
Sempre il Generale Goretti, nel suo intervento, ha voluto evidenziare che “L’Aeronautica Militare ha come compito istituzionale quello della protezione e difesa dello spazio aereo e deve, quindi, essere in grado di esprimere il potere aerospaziale in linea con gli indirizzi politici del Vertice nazionale e del Dicastero Difesa, promuovendo e perseguendo sinergie con il mondo dell’industria nazionale e della ricerca, sia scientifica che tecnologica. L’Aeronautica Militare si occupa di monitorare, sorvegliare e caratterizzare gli oggetti spaziali e il loro ambiente operativo allo scopo di supportare attività spaziali sicure, stabili e sostenibili, identificando i rischi e le minacce nello spazio, dallo spazio e verso lo spazio e proponendo le opportune misure di mitigazione.
L’accesso alle risorse aerospaziali è una condizione essenziale per garantire la sicurezza del Paese e per condurre operazioni militari e lo sviluppo della cosiddetta space economy è un’opportunità strategica per chiunque voglia investire in ricerca e sviluppo nel settore aerospaziale con importanti ricadute a favore della comunità e del Paese”.
In apertura del convegno, il Gen. S.A. (r) Giovanni Fantuzzi, Presidente del CESMA, nel sottolinearne l’importanza e le finalità, ha evidenziato come “questo congresso vuole confermare il ruolo di eccellenza dell’Aeronautica Militare e di riferimento nel dominio spaziale e di service provider spazio in ambito Difesa. Tutti cercano un ‘Supporting Space’, cioè i servizi spaziali a disposizione delle applicazioni militari, civili e dual-use. Ma una volta che riempiamo lo spazio con assetti satellitari di alto valore, è necessario qualcuno che supporti questi assetti (manutenzione in condizioni operative, upgrade, protezione fisica, ecc…). L’Aeronautica Militare si occupa anche del ‘Supported Space’, cioè di gestirne la regia”.
A seguire è intervenuto il Gen. Isp. Capo (r) Lucio ing. Bianchi, Consulente Spazio per il CESMA, che ha evidenziato, tra l’altro, come “nell’ambito dei velivoli di sesta generazione, l’evoluzione delle piattaforme d’arma renderà il servizio spaziale militare non più semplice enabler, ma precondizione per operare, con evidenti conseguenze sulla necessità di garantire sicurezza e protezione degli assetti spaziali. I caccia di sesta generazione, ad esempio, saranno perciò ancora più dipendenti da una piena integrazione tra il dominio aereo e quello spaziale”.
Il primo dei due panel sui quali è stato strutturato il Convegno ha visto il coinvolgimento di relatori di assoluto rilievo quali il Dott. Augusto Cramarossa, Responsabile dell’Ufficio Coordinamento Strategico dell’Agenzia Spaziale Italiana, l’Ing. Marco Brancati, in rappresentanza del Gruppo Leonardo, e il Colonnello Pilota Valerio Anastasi, Capo Ufficio Generale dello Spazio dello Stato Maggiore dell’Aeronautica. Tanti i temi trattati, tra cui quello relativo alla strategia nazionale a protezione degli assetti spaziali e alla capacità dell’Aeronautica Militare di “fare sistema” con tutte le componenti che operano nel settore spaziale in ottica di sistema Paese.
Il Prof. Teofilatto, Decano della Facoltà di Ingegneria Aerospaziale dell’Università Sapienza di Roma, ha ricordato in particolare il 60° anniversario del lancio del satellite San Marco, avvenuto il 15 dicembre 1964, che ha dato inizio alla storia aerospaziale italiana quando un gruppo di giovani, tra scienziati e ingegneri, capitanato dal Generale dell’Aeronautica Militare Luigi Broglio, padre dell’astronautica italiana, mise in orbita il San Marco 1, il primo satellite italiano. L’Italia diventava così il terzo paese al mondo, dopo URSS e Usa, a costruire, lanciare e controllare un satellite con proprio personale. Il convegno ha potuto, così, evidenziare i contributi che la scienza e la tecnologia applicata allo Spazio hanno apportano alla qualità della vita sulla Terra in termini di crescita e benessere.
Nel secondo panel si è voluto evidenziare il ruolo dell’Aeronautica Militare nel settore spazio e di come l’Arma Azzurra ha dato negli ultimi anni un importante impulso alle attività spaziali anche con la costituzione di specifiche articolazioni.
In particolare:
Dopo il secondo panel ci sono stati due video-collegamenti, il primo con l’Ing. Massimo Comparini, Managing Director della Space Business Unit di Leonardo, che ha sottolineato l’importanza della sinergia delle tante e varie istituzioni interessate allo Spazio e della necessità di fare sistema. Il secondo collegamento ha visto l’intervento dell’astronauta e colonnello dell’Aeronautica Militare Walter Villadei che ha sottolineato come “ricordare i 60 anni dello spazio italiano significa ricordare cosa l’Italia ha fatto, a partire da quanto fatto dal generale e professore Luigi Broglio, creatore di un modello di collaborazione che l’Aeronautica Militare ha voluto riproporre con Axiom 3, mettendo insieme industria e mondo della scienza”.
Ha poi aggiunto, rivolgendosi alla nutrita rappresentanza di giovani studenti presenti in sala: “Lo studio presso le accademie militari è fondamentale. Lo studio diventa poi progetto quando incontra le istituzioni. La formazione che l’Aeronautica Militare ci dà è un assetto fondamentale. Il punto fondamentale è che le competenze dell’Aeronautica sono a disposizione di una strategia per fare sistema paese“.
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BAE Systems (UK), Leonardo (Italia) e Japan Aircraft Industrial Enhancement Co Ltd (JAIEC) hanno raggiunto l’accordo per la costituzione di una nuova società – una business joint venture che sarà soggetta alle approvazioni normative – per lo sviluppo del Global Combat Air Programme (GCAP).
L’accordo si basa su una solida collaborazione trilaterale già avviata in ambito GCAP fin dal dicembre 2022 tra i governi e le industrie della difesa di Italia, Regno Unito e Giappone.
La nuova joint venture sarà responsabile della progettazione, dello sviluppo e della consegna del caccia di nuova generazione e manterrà il ruolo di autorità di progettazione del GCAP per tutto il ciclo di vita del velivolo stesso, anche oltre il 2070.
Nella joint venture, BAE Systems, Leonardo e JAIEC deterranno una quota del 33,3% ciascuna, unendo le capacità e le competenze dei tre player principali del settore a vantaggio dello sviluppo – a livello internazionale – dell’industria dell’aerospazio e della difesa.
Roberto Cingolani, Amministratore delegato e direttore generale di Leonardo, ha dichiarato: “L’accordo di oggi è il risultato di un intenso percorso reso possibile dalla condivisione delle nostre esperienze reciproche. Oltre a migliorare le nostre capacità tecnologiche, questa partnership rafforza anche il nostro impegno per la sicurezza globale e l’innovazione.”
“Oggi, stiamo tracciando la rotta verso una nuova era nel campo dei sistemi aeronautici e degli scenari multidominio, promuovendo una crescita sostenibile a lungo termine per le economie dei Paesi coinvolti.”
Charles Woodburn, Amministratore delegato di BAE Systems, ha dichiarato: “L’accordo odierno rappresenta il culmine di mesi di collaborazione con i nostri partner industriali e testimonia il grande impegno di tutti coloro che hanno preso parte a questo programma di importanza strategica.”
“La nuova azienda unirà i notevoli punti di forza e le eccellenti competenze delle aziende coinvolte per creare un’organizzazione innovativa che guiderà lo sviluppo di un sistema di combattimento aereo di nuova generazione, creando occupazione qualificata, di elevato valore e a lungo termine, per i decenni a venire in tutti i Paesi partner”.
Kimito Nakae, Presidente di JAIEC, ha dichiarato: “Mentre ci accingiamo a intraprendere questo viaggio emozionante e importante verso il successo del programma GCAP, riconosco che il percorso potrebbe non essere sempre lineare e semplice.”
“Tuttavia, credo, che perseverando nello spirito di solida cooperazione e collaborazione trilaterale che abbiamo finora sviluppato, oltre a completare il programma GCAP nei tempi previsti lo condurremo ad un livello superiore a tutte le nostre aspettative.”
La joint venture si avvarrà di attività e team congiunti in ciascuno dei Paesi partner. La sua direzione avrà sede nel Regno Unito, per garantire il massimo grado di allineamento e collaborazione con l’Organizzazione Governativa Internazionale Governativa GCAP (GIGO), anch’essa con sede centrale nel Regno Unito. Entrambi gli enti collaboreranno per supportare il completamento efficace del programma in termini di costi e tempi, compresa l’entrata in servizio del velivolo nel 2035.
Il programma GCAP riveste un’estrema importanza per la sicurezza e la prosperità economica di ciascun Paese. Il programma, attraverso un trasferimento efficace di conoscenze e tecnologie, è in grado di sviluppare la capacità di combattimento aereo e di garantire la sovranità tecnologica di ogni nazione a beneficio delle future generazioni.
Si prevede che la Joint Venture verrà costituita entro la metà del 2025 e il primo CEO della Joint Venture sarà espressione del partner italiano.
La joint venture si occuperà della progettazione e dello sviluppo del velivolo GCAP. La produzione e l’assemblaggio finale saranno affidati a BAE Systems, Leonardo e Mitsubishi Heavy Industries, nonché a una filiera di fornitura più ampia.
Fonte: comunicato Leonardo
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Threat Discovery è uno spazio editoriale di Telsy e TS-WAY dedicato all’approfondimento in ambito cyber threat intelligence a livello globale. Le informazioni riportate sono l’esito del lavoro di raccolta e analisi svolto dagli specialisti di TS-WAY per la piattaforma TS-Intelligence.
In questo articolo viene presentata una rassegna di alcune delle più significative campagne state-sponsored del 2024, associate a Russia, Cina, Corea del Nord e Iran. Nel complesso, ognuna di queste potenze geopolitiche ha messo a punto una strategia cyber specifica e caratterizzante.
La Russia ha promosso attività di spionaggio su vasta scala, operazioni di influenza, offensive DDoS, campagne mirate a fini distruttivi. Il tutto, inserito in un sistema ibrido nel quale operano forze strutturate insieme a collettivi hacktivisti e formazioni crime di supporto esterno.
La Cina – della quale sono state recentemente messe a fuoco vaste porzioni di un complesso e dinamico ecosistema composto da APT, front company e centri di formazione e ricerca – sembra aver concentrato la propria attenzione sul settore delle telecomunicazioni per molte delle attività di spionaggio.
La Corea del Nord prosegue sul tradizionale doppio passo dello spionaggio e dell’autofinanziamento, introducendo progressive variazioni nel proprio modus operandi. L’Iran ha messo a punto una strategia multiforme basata su spionaggio e controspionaggio, attacchi dimostrativi contro infrastrutture critiche, offensive Hack-and-Leak e InfoOps.
Per ognuna di esse forniremo solo casi esemplificativi e parziali che, tuttavia, possono contribuire a fornire un’immagine del ruolo che hanno avuto nelle dinamiche globali nel corso del 2024.
La Russia contro Big Tech e realtà politico-governative
A gennaio 2024, Microsoft ha rilevato un attacco contro i propri sistemi aziendali. Avviato almeno a maggio dell’anno precedente, l’attacco ha mirato agli account e-mail aziendali nel tentativo, presumibilmente andato a buon fine, di rubare accessi ai sistemi e segreti di vario tipo. La ricostruzione del caso è avvenuta nei mesi successivi e si è arricchita di nuovi elementi. Nel complesso, APT29 ha preso di mira altre organizzazioni, fra le quali le Big Tech Hewlett Packard Enterprise (HPE) e TeamViewer.
Sofacy la cui infrastruttura di attacco Moobot è stata smantellata a febbraio di quest’anno, ha continuato comunque ad operare su scala globale. In particolare, alla vigilia delle elezioni per il Parlamento Europeo di giugno, sono stati denunciati attacchi contro i partiti tedeschi dei cristiano-democratici (CDU) e dei socialdemocratici (SPD). A settembre, inoltre, la società statale tedesca responsabile del controllo del traffico aereo, Deutsche Flugsicherung, ha subito un’offensiva ricondotta da alcuni media a questo avversario.
Nel frattempo, l’Estonia ha ufficialmente accusato la Russia di essere la responsabile degli attacchi subiti dal Paese nel 2020. Le autorità hanno individuato i responsabili in tre ufficiali della Unit 29155 del GRU che recentemente si è dedicata anche ad attacchi informatici. Secondo le agenzie investigative di USA, UK, Ucraina, Australia, Canada e altri Paesi europei, l’APT moscovita Cadet Blizzard (Lorec53) sarebbe parte di Unit 29155.
L’ecosistema state-sponsored cinese e il focus sulle telecomunicazioni
A febbraio 2024 un utente della piattaforma GitHub ha rilasciato file appartenenti ad I-Soon (Anxun), una compagnia di cybersicurezza e servizi tecnologici che risulta essere un importante appaltatore di varie agenzie governative cinesi, come il Ministero della Pubblica Sicurezza, il Ministero della Sicurezza dello Stato e l’Esercito popolare di liberazione.
I-Soon, alla quale è stata ricollegata la galassia di APT Axiom, avrebbe supportato attività di spionaggio in tutti gli ambiti di interesse strategico di Pechino colpendo molteplici target a Taiwan e Hong Kong, presso le minoranze etniche tibetana e uigura e nei settori governativi di Paesi europei, asiatici e africani.
Le informazioni desunte dal leak hanno confermato ed ampliato le analisi condotte negli ultimi anni dal portale Intrusion Truth, il quale aveva dettagliato minuziosamente nomi di front company, sedi, nomi dei presunti operatori, nomi dei presunti APT coinvolti.
Inoltre, a novembre 2024, ha cominciato a delinearsi una vasta e prolungata campagna di spionaggio – associabile all’APT Salt Typhoon (GhostEmperor) – che ha preso di mira le Telco americane Verizon, AT&T, Lumen Technologies e T-Mobile.
Le prime segnalazioni delle agenzie di intelligence statunitensi riferivano che l’avversario era riuscito ad accedere all’infrastruttura di rete utilizzata dal Governo federale americano per cooperare con le richieste di intercettazioni di rete autorizzate dal tribunale. Inoltre, avrebbe avuto accesso anche ad altre tranche di traffico internet più generico.
Successivamente, autorevoli fonti di stampa hanno svelato che Salt Typhoon aveva mirato anche alle presidenziali USA, nel tentativo di estrapolare informazioni dalle comunicazioni telefoniche di Donald Trump e di alcuni suoi familiari, del vicepresidente eletto J.D. Vance, nonché dei membri dello staff della campagna dell’ex vicepresidente Kamala Harris. In particolare, avrebbe intercettato il telefono di Todd Blanche, uno dei principali avvocati di Trump, senza però riuscire a captare nulla di riconducibile alla campagna elettorale.
Parallelamente, un’agenzia di stampa statunitense ha rivelato la violazione ai danni di Singtel, operatore di telefonia mobile di Singapore, da parte di un altro APT cinese, individuato come Volt Typhoon. L’attacco, risalente a giugno di quest’anno, sarebbe parte di una campagna più vasta che avrebbe impattato società di telecomunicazioni e altri operatori di infrastrutture critiche in tutto il mondo. Gli analisti hanno ipotizzato che l’avversario stesse effettuando test di una nuova capacità di hacking o che avesse intenzione di creare un punto di accesso strategico per offensive future.
La seconda ipotesi sembra in linea con le ricostruzioni di precedenti campagne di Volt Typhoon. Questo APT, infatti, è noto per un’altra campagna, segnalata a maggio 2023, mirata contro il settore delle telecomunicazioni. Allora i target sono stati gli USA e la strategica isola di Guam, un territorio statunitense situato in Micronesia, che ospita diverse basi militari. In quel caso gli analisti hanno ipotizzato che l’intera operazione fosse finalizzata a sviluppare nuove competenze utili ad effettuare attacchi distruttivi sull’infrastruttura di comunicazione che Stati Uniti ed entità localizzate in Asia potrebbero utilizzare durante futuri scenari di crisi.
La Corea del Nord fra cyberspionaggio e autofinanziamento
Il Governo di PyongYang sta gestendo due progetti strategici di portata globale con finalità di spionaggio e autofinanziamento: Operation Dream Job e la cosiddetta “laptop farm”.
Operation Dream Job è una campagna di spionaggio basata su sofisticate tecniche di social engineering che l’APT Lazarus Group sta gestendo da almeno un paio di anni.
L’avversario ha iniziato mirando ad aziende legate al settore delle criptovalute, per poi rivolgersi contro società IT e della Difesa in Europa, America Latina, Corea del Sud e Africa. Per accedere alle informazioni delle compagnie target, gli operatori di Lazarus si fingono referenti di società di recruitment e contattano i dipendenti di tali aziende. Nel corso dei colloqui, li inducono a scaricare minacce come RAT e infostealer.
Le “laptop farm”, invece, costituiscono parte di un’operazione che ha mirato a collocare, da remoto, ingegneri e impiegati nordcoreani in centinaia di aziende di tutto il mondo.
La Repubblica Popolare Democratica di Corea ha creato per i propri infiltrati identità personali e professionali fake e ha poi sfruttato complici nei Paesi di destinazione. Gli stipendi di queste persone sarebbero gestiti direttamente da Pyongyang.
L’Iran sfrutta nuove strategie e una formazione ben rodata
L’Iran sta sfruttando Emennet Pasargad, una realtà controllata dal Corpo delle Guardie Rivoluzionarie (i pasdaran), dedita a campagne di influenza e Hack-and-Leak e dotata di rilevanti capacità intrusive e mimetiche. Inoltre, Teheran sembra interessata a sperimentare sofisticate tecniche di depistaggio.
Sul versante del cyberspionaggio, è stata rilevata un’operazione dell’avversario TA455 (Tortoiseshell) orchestrata per apparire del tutto simile proprio ad Operation Dream Job dei nordcoreani. Target della campagna sono state industrie aerospaziali, dell’aviazione e della Difesa del Medio Oriente, in particolare in Israele e negli Emirati, oltre che probabilmente in Turchia, Albania (dove si trova il quartier generale degli oppositori Mojahedin) e India.
Per eludere il rilevamento, TA455 ha impiegato numerose soluzioni. In particolare, ha imitato nei minimi dettagli le TTP (tecniche, tattiche e procedure) di Lazarus Group, sfruttando esche simili e perfino file malevoli che si sovrappongono a quelli utilizzati dall’avversario nordcoreano. Al momento, non è possibile stabilire con certezza se l’Operation Dream Job iraniana sia stata una campagna “false flag” e resta valida anche l’ipotesi di una effettiva collaborazione fra i due Paesi.
Inoltre, sono state tracciate intense attività di Emennet Pasargard, impegnata in operazioni di manipolazione dell’informazione che sfociano sovente anche in PsyOp.
La front company tecnologica utilizzata in queste campagne da Emennet – Aria Sepehr Ayandehsazan (ASA) – si sarebbe procurata lo spazio server da fornitori con sede in Lituania, Regno Unito e in Moldavia e avrebbe sfruttato rivenditori di copertura per fornire assistenza tecnica a individui con sede in Libano. Si ipotizza che ASA abbia dato supporto anche per l’hosting di siti web affiliati ad Hamas.
Dopo l’attacco del 7 ottobre contro Israele, ASA ha avviato l’operazione Contact-HSTG, nel corso della quale vari personaggi di copertura hanno cercato di contattare i familiari degli ostaggi israeliani, probabilmente nel tentativo di provocare ulteriori effetti psicologici traumatici. Parallelamente, avrebbe enumerato numerose telecamere IP in Israele, dalle quali avrebbe ottenuto contenuti. A metà 2024 ha lanciato campagne diffamatorie in occasione delle Olimpiadi di Parigi.
Nell’ultimo biennio, ASA avrebbe promosso le attività di diversi presunti gruppi hacktivisti che protestano contro il conflitto tra Israele e Hamas a Gaza, utilizzando personaggi online fittizi.
Telsy e TS-WAY
TS-WAY è un’azienda che sviluppa tecnologie e servizi per organizzazioni di medie e grandi dimensioni, con un’expertise in cyber threat intelligence unica nel panorama italiano. Nata nel 2010, dal 2023 TS-WAY è entrata a far parte di Telsy.
TS-WAY si configura come una effettiva estensione dell’organizzazione cliente, a supporto del team in-house, per le attività informative e di investigazione, per la risposta ad incidenti informatici e per le attività di verifica della sicurezza dei sistemi.
L’esperienza di TS-WAY è riconosciuta in consessi internazionali ed è avvalorata da grandi organizzazioni private nei comparti finanza, assicurazioni, difesa, energia, telecomunicazioni, trasporti, tecnologia e da organizzazioni governative e militari che nel tempo hanno utilizzato i servizi di questa società italiana.
I servizi di TS-WAY
TS-WAY è un’azienda che sviluppa tecnologie e servizi per organizzazioni di medie e grandi dimensioni, con un’expertise in cyber threat intelligence unica nel panorama italiano. Nata nel 2010, dal 2023 TS-WAY è entrata a far parte di Telsy.
TS-WAY si configura come una effettiva estensione dell’organizzazione cliente, a supporto del team in-house, per le attività informative e di investigazione, per la risposta ad incidenti informatici e per le attività di verifica della sicurezza dei sistemi.
L’esperienza di TS-WAY è riconosciuta in consessi internazionali ed è avvalorata da grandi organizzazioni private nei comparti finanza, assicurazioni, difesa, energia, telecomunicazioni, trasporti, tecnologia e da organizzazioni governative e militari che nel tempo hanno utilizzato i servizi di questa società italiana.
TS-Intelligence
TS-Intelligence è una soluzione proprietaria, flessibile e personalizzabile, che fornisce alle organizzazioni un panorama di rischio dettagliato.
Si presenta come una piattaforma fruibile via web e full-API che può essere azionata all’interno dei sistemi e delle infrastrutture difensive dell’organizzazione, con l’obiettivo di rafforzare la protezione nei confronti delle minacce cibernetiche complesse.
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Secondo alcuni media nazionali il Governo indiano di Narendra Modi intende riaprire al più presto la gara d’appalto multifornitore per 114 aerei da combattimento con l’obiettivo di colmare le lacune presenti nella flotta dell’Aeronautica Militare indiana (IAF).
Se quest’operazione fosse confermata si tratterebbe in un certo senso di un’operazione di riesumazione della famigerata gara “Medium Multi-Role Combat Aircraft” (MMRCA o MRCA), che giungerebbe così dopo oltre un decennio dal suo lancio alla versione 3.0.
Una gara già passata alla storia come la più lunga, complicata e scandalosa per la fornitura di 126 jet da combattimento di “quarta generazione” per l’IAF.
Nel 2017 la Francia vinse la gara ma a livello parziale con un contratto per la fornitura di soli 36 caccia Rafale tramite un accordo diretto tra governi. D’altra parte l’accordo stesso risultò controverso con i partiti di opposizione che denunciarono la corruzione nel processo di appalto e con il contratto che fu persino impugnato presso la Corte Suprema del Paese.
Secondo i media indiani, la gara è tornata in una nuova iterazione. Il Governo indiano ha accettato la necessità di acquistare 114 caccia multiruolo come richiesto dall’IAF e starebbe prendendo in considerazione una gara d’appalto trasparente in cui la produzione locale degli aerei sarà una condizione fondamentale nell’ambito del programma “Make in India”. In questo modo si creeranno più posti di lavoro e si ridurrà la dipendenza dalle forniture estere.
La carenza di moderni caccia di “generazione 4,5” sta seriamente compromettendo le capacità di combattimento della Forza Aerea di Nuova Delhi e l’accordo previsto dovrebbe, almeno nelle intenzioni, migliorare la situazione.
I principali contendenti nella nuova gara sarebbero: Lockheed Martin F-16V Block 70/72, F/A-18E/F e F-15EX della Boeing, Dassault Rafale, Eurofighter Typhoon, MiG-35, Sukhoi Su-35 e non sarebbe da escludere, infine, anche la partecipazione del Su-57
Secondo le fonti vicine al Ministero della Difesa indiana tuttavia un ulteriore acquisto di caccia Rafale è improbabile: il produttore ha un programma di ordini molto fitto e un nuovo lotto potrebbe essere consegnato solo dopo 10 anni.
Sullo sfondo dell’imminente dismissione dei caccia Jaguar, Mirage-2000, MiG-29 e degli ancor più obsoleti MiG-21 Bison, la situazione sta diventando critica e le autorità promettono di considerare tutte le opzioni possibili nel prossimo futuro.
La stessa agenzia di stampa ANI ha riferito citando fonti, che il Governo è a conoscenza della crisi dell’IAF in merito alla carenza di velivoli di generazione 4.5. L’IAF sta vivendo difatti un declino nella forza dei suoi squadroni da combattimento, lievemente tamponato da un programma di modernizzazione di una parte dei Sukhoi Su-30MKI.
Secondo il nuovo capo dell’IAF, il Marshal Air Amar Preet Singh, la necessità di nuovi velivoli è urgente, addirittura un requisito – «…che avrebbe dovuto essere soddisfatto ieri.»
L’imminente accordo sul nuovo programma denominato Multi-Role Fighter Aircraft (MRFA) mirerebbe – se portato questa volta a compimento – a soddisfare tali urgenti esigenze operative.
Foto: Indian Air Force e UAC
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Bruxelles, 12 dicembre 2024. L’Italian Defence Industry Day è stato organizzato dall’Italian Trade Agency in collaborazione con il Ministero della Difesa e la Rappresentanza Permanente d’Italia presso la NATO, a Bruxelles, nell’arco di due giornate. Obiettivo dell’evento è stato quello di offrire all’industria nazionale del settore Difesa e Sicurezza l’opportunità di promuovere e far conoscere il portafoglio di prodotti e soluzioni alla NATO, ai Paesi alleati e partner, e alle istituzioni dell’UE. Il tema di quest’anno è “Building the Defence of the future: Istitutional, Industrial and Technological Cooperation in Europe”.
Nella prima giornata, aperta dai saluti istituzionali del Direttore Generale dell’Agenzia del Commercio Italia, Lorenzo Galanti, dell’ambasciatrice italiana, S.E. Federica Favi e del Sottosegretario di Stato alla Difesa, On. Matteo Perego di Cremnago, si sono svolti quattro panel di discussione in plenaria con focus su istituzioni, grandi imprese, PMI, iniziative per l’innovazione e ruolo del capitale privato per lo sviluppo della Difesa.
In particolare, nell’ultimo panel della giornata è intervenuta la dott.ssa Luisa Riccardi, Segretario Generale della Difesa e Direttore Nazionale degli Armamenti vicario, che ha sottolineato le molteplici iniziative che la NATO ha intrapreso per il rilancio delle capacità produttive delle industrie della Difesa dell’Alleanza, attraverso un maggiore coinvolgimento e relazioni con le agenzie NSPA (NATO Support and Procurement Agency) e NCIA (NATO Communications and Information Agency), con il NIAG (NATO Industrial Advisory Group) e DIANA (NATO Defense Innovation Acceleretor).
Inoltre, ha evidenziato come l’Italia abbia risposto all’urgenza di affrontare i temi della capacità produttiva e dell’innovazione proprio con la realizzazione dell’evento, che può essere inquadrato in un’ottica di coinvolgimento del comparto industriale nazionale verso le esigenze collettive della NATO e dell’Unione Europea.
Si è poi tenuta una sessione di presentazione del potenziale delle aziende italiane e, a seguire, un evento di matchmaking per offrire ai partecipanti l’occasione di stabilire connessioni con esperti della NATO, dei Paesi alleati e partner, delle Agenzie per la difesa e istituzioni dell’UE. I lavori della giornata si sono conclusi con l’intervento di Andrius Kubilius, Commissario per la Difesa e lo Spazio della Commissione Europea.
Il secondo giorno è stato dedicato principalmente all’incontro tra le aziende partecipanti e i rappresentanti dei Paesi dell’Alleanza Atlantica, presso il Comando della NATO. Le aziende italiane hanno avuto modo di presentare le loro capacità a tutti i partecipanti all’evento, con sessioni dedicate a temi verticali specifici e presentazioni aziendali.
La giornata è stata aperta dai saluti istituzionali dell’Ambasciatore Marco Peronaci, Rappresentante Permanente presso la NATO, del Direttore dell’Ufficio di Bruxelles dell’Agenzia del Commercio Italia, Tindaro Paganini, del General Manager della NCI Agency, Ludwig Decamps, e della dott.ssa Riccardi che ha ringraziato le autorità, le aziende intervenute, gli organizzatori, il personale delle Rappresentanze permanenti e la NATO, in particolare, per l’ospitalità che ha voluto riservare all’Italia, in questa circostanza e soprattutto in questo momento storico in cui lo scenario mondiale è in continua evoluzione e sempre più complesso.
All’Ammiraglio di Squadra Dario Giacomin, Rappresentante Militare presso la NATO, le conclusioni finali sulle due giornate dell’Italian Defence Industry Day, caratterizzate da incontri importanti tra le istituzioni europee, NATO e aziende italiane, nelle quali si sono aperti nuovi rapporti e altri si sono consolidati, all’insegna di una crescente e sempre più proficua sinergia con l’industria della Difesa.
Fonte: comunicato Segrtedifesa
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